8 Marzo: Festa delle donne è festa dell’agricoltura

La storia dell’agricoltura siciliana e mondiale ha visto da sempre protagonista la donna. Lo era e lo è quando procrea, quando consiglia le scelte al proprio marito, quando decide nel silenzio e nell’indecisione sempre del marito. Insomma, mamme, imprenditrici, consigliere, coadiutrici, in ogni momento della vita la donna recita un ruolo spesso incompreso, silenzioso ma fondamentale per tenere in piedi famiglia e azienda. Nella nuova agricoltura a marca “multifunzionale” le donne hanno portato, oltre al gusto, anche la raffinatezza, il decisionismo e l’innovazione, hanno infuso anche coraggio e lungimiranza, naturalmente offrendo anche le loro instancabili braccia. Sempre nell’ambito della multifunzionalità un riconoscimento va dato alla donna della famiglia contadina, lo dice bene Franco Poggianti nel suo libro “Capre & cavoli” (AGRA editore): “È lei che, di fatto, ha inventato il primo embrione dell’industria alimentare: panificatrice, confezionatrice di conserve, di marmellate, è lei che badava a preparare sott’oli e sottaceti. A essiccare e mettere sotto sale i pomodori, a far seccare legumi (fagioli, ceci e fave), frutta (fichi, prugne ecc.), funghi. A tramutare il prodotto primario della terra in una merce che si poteva trasformare per consumarla in un secondo tempo, per scambiarla con altre merci. In sostanza, per dirla col linguaggio di oggi, chiudeva la filiera. E alla donna era poi affidata, tradizionalmente, l’ospitalità. Tutti compiti, tutte funzioni connesse alla pratica dell’agricoltura, i contadini dell’intero territorio nazionale, si sono fatti carico nel corso dei secoli, senza trarne alcun profitto: gratis et amore Dei”. L’agriturismo è servito anche per riportare le donne in campagna con il risultato d’avere migliorato la qualità, il gusto e l’accoglienza, fenomeno che ha interessato tutte le aziende d’Italia. Sono entrate a pieno titolo nell’azienda agricola con l’offerta di servizi sociali, culturali, educativi, assistenziali, formativi e occupazionali a vantaggio dei soggetti deboli del vasto mondo del terzo settore. Protagonista indiscussa nel ruolo di conduttrice delle fattorie o aziende didattiche, instancabile nella consueta offerta di degustazione, svolge anche il ruolo di coach per le attività di sport all’aria aperta e di coordinatrice di corsi didattici per scolaresche. E’ anche protagonista nella conduzione dei bed & breakfast, attività ricettiva a conduzione familiare in cui viene utilizzata parte della propria abitazione a servizio dell’ospitalità. Ma dove ha garantito il successo dell’attività è stata la vendita diretta quando ha assunto il ruolo di comunicatrice aziendale, oltre a consigliare il consumo e la qualità dei prodotti, suggerisce il modo di cucinarli. La presenza negli stand delle donne ha contribuito a migliorare i rapporti con i consumatori, creando la cosiddetta fidelizzazione. Le donne, forti di una maggiore cultura persuasiva, riescono a trasformare il rapporto commerciale spesso in una consolidata amicizia. La cultura dell’interscambio di prodotti (lievito, pane, ortaggi, ecc.), presente nelle comunità rurali, che ha una tradizione antica, e di cui le donne sono custodi, è servita per affrontare il mercato favorendo l’avvicinamento tra due soggetti che avevano dimenticato questo modo di interfacciarsi. Dove le donne e gli uomini trovavano una sinergia era nella lavorazione dell’intreccio. Agli uomini era relegato il lavoro di raccolta e di preparazione dei vegetali, come canne, palme, verghe di olmo, salice, olivastro, asfodelo, giunco, mentre alle donne il compito di intrecciare e realizzare così contenitori e recipienti di uso quotidiano, panieri e cestini, naturalmente da vendere, in ricordo dell’antica arte rurale. Le donne hanno salvato anche la cucina contadina e territoriale, fatta di piatti e ricette che caratterizzano la tradizione alimentare delle nostre campagne. Una cucina che da secoli si tramanda solo esclusivamente attraverso la tradizione orale, e solo di recente, è stata codificata con ricette e ingredienti. Comunque sia, la cucina contadina o rurale, con le sue regole elementari, con l’uso di alimenti locali a chilometri zero, spesso prodotti nella medesima azienda, cucinati con amore, ha promosso una cultura gastronomica d’eccellenza che per le sue più intime qualità e caratteristiche è stata battezzata come “cucina territoriale” punto di forza del nuovo segmento turistico enogastronomico. Piatti perfetti, equilibrati nei sapori, realizzati senza fretta, pieni di profumi, sempre nella loro semplicità ed essenzialità, pietanze che si fregiano di essere ambasciatori delle aree rurali. Piatti che possono essere gustati nelle migliaia di aziende sparse su tutto il territorio nazionale, oppure ospiti privilegiati di qualche famiglia contadina disposta a servire un pranzo con l’arte e l’alchimia di un tempo passato. Per quanto evidenziato e per quanto altro ci sarebbe da dire, sembra scontato che in questa giornata così particolare si possa gridare con forza che: La festa delle donne è festa dell’agricoltura.