Conferite alla Cantina di Santadi sei Anfore d’Oro di Epulae e una d’Argento.

Conferite alla Cantina di Santadi (SU) Sardegna, sei Anfore d’Oro di Epulae e una d’Argento.


La commissione degli esperti degustatori di Epulae dei “Pezzi da 90 dell’Enologia Italiana”, presieduta da Angelo Concas e composta dai giudici, Maria Adelaide Trupo, Mario Liberto, Mario Giliberto Ammirati, Maria Chiara Concas, Antonino Concas, Isabella Fiori, ha valutato alla cieca alcune batterie di vini preparate da Giampiero Concas, Segretario Nazionale di Epulae. In queste batterie erano presenti anche i vini inviatici dalla Cantina Santadi (SU), in quanto ritenuti dalla dirigenza essere potenzialmente dei “Pezzi da 90 dell’Enologia Italiana”. I loro vini hanno trasmesso alla commissione d’assaggio delle emozioni gustative e sono stati pertanto premiati dai giudici con sei Anfore d’Oro di Epulae e una d’Argento.
Di seguito le nostre descrizioni e valutazioni dei vini degustati e premiati alla Cantina Santadi.

VILLA DI CHIESA 2018 VALLI DI PORTO PINO IGT BIANCO 14% VOL – VOTO 97/100 ANFORA D’ORO.

Villa di Chiesa si presenta con un bel colore giallo oro tenue e con sfumature che virano al verde brillante del peridoto (preziosa pietra dura brasiliana). Al naso, l’impatto del corredo olfattivo è complesso e di grande intensità, ricca di note balsamiche, con richiami di resina di pino. Una leggera ossigenazione del vino nel calice regala fragranze di legno di cedro, scorze di agrumi essiccate al camino, sentori di fiori di campo appassiti, con richiami decisi di camomilla e di elicriso, nonché di fieno secco e salvia disidratata. Villa di Chiesa continua a regalare emozioni olfattive con una grande esplosione di frutta a polpa gialla matura: ananas, banana, mango, papaya, melone retato e albicocca, seguite da note di vaniglia e di burro di malga. In bocca, il sorso entra potente, pieno e generosamente caldo, ma la nota alcolica è subito sopraffatta da una grande spalla acida che regala freschezza, sapidità, mineralità e una notevole e piacevole salinità che offre una piacevole e copiosa salivazione. L’analisi gusto-olfattiva riconferma appieno tutte le fragranze percepite al naso, ma arricchite da un aroma di pesca percoca sciroppata. Villa di Chiesa chiude con un fin di bocca decisamente elegante, lungo e di grande persistenza aromatica.

Note: Villa di Chiesa è prodotto con il 60% di uve Vermentino e il 40% di uve Chardonnay ottenute da vitigni allevati a controspalliera su terreni di medio impasto e sabbiosi, nelle colline che dal basso Sulcis si affacciano sul mare. La vendemmia delle uve Vermentino, in annate regolari, inizia i primi di settembre e termina i primi di ottobre, viene preceduta solamente dalla vendemmia dello Chardonnay, che avviene nella terza decade di agosto. La vinificazione prevede la separazione del mosto dalle vinacce per mezzo di una pressa “soffice”, per poi farlo fermentare in barrique. Al termine della fermentazione alcolica, l’affinamento prosegue mantenendo in sospensione le scorte di lievito per mezzo dei bâtonnage. Quest’operazione data la dimensione e la natura dei contenitori conferisce maggiore complessità al vino.


ARAJA 2018 VALLI DI PORTO PINO IGT ROSSO 14,5% VOL – VOTO 92/100 ANFORA D’ARGENTO.

ARAJA si offre alla vista di un bel colore rosso rubino intenso, con riflessi che sfumano al viola vivido. Al naso, si propone con dei profumi intensi di piccoli frutti rossi e neri, tra cui spiccano la ciliegia marasca e la mora di gelso rossa, a cui fan seguito le note di fiori rossi freschi. In bocca, si concede con una beva facile e piacevole, dove i richiami caldi e generosi non nascondono la sua notevole freschezza e una buona sapidità che fa cogliere al secondo sorso una nota minerale , accompagnata da una struttura succosa e da una componente tannica, distesa ed elegante, che permette di regalare note vellutate e armoniche. La corrispondenza gusto-olfattiva è netta, ma regala in più una nota balsamica che accompagna nel fin di bocca lungo, asciutto e pulito, anche una notevole persistenza aromatica.


Note: ARAJA viene prodotto con un 85% di uve a bacca rossa tipiche del territorio e con un 15% di uve rosse Sangiovese, da vitigni ad alberello di media età, posti a dimora in terreni rossi e in terreni sabbiosi dall’ottimo drenaggio, tipici della costa e del litorale sulcitano. La vendemmia delle uve, in annate regolari, avviene nella seconda metà di settembre e termina nella prima metà di ottobre. Le uve ben mature e sane vengono fatte fermentare e lasciate a macerare, per una decina di giorni, in serbatoi termocondizionati di acciaio inox alla temperatura di 26-28 °C. Segue poi la svinatura, una precoce fermentazione malolattica e la successiva evoluzione, che avviene in vasche di cemento al fine di preservarne le caratteristiche organolettiche.

SHARDANA 2013 VALLI DI PORTO PINO IGT ROSSO 14,5% VOL – VOTO 98/100 ANFORA D’ORO.

Shardana 2013 colpisce per il suo colore rosso rubino intenso, quasi impenetrabile e per le nettissime sfumature di colore purpureo vivido. Al naso, si offre con una gamma di profumi intensi “completi e complessi,” ricchi di una balsamicità inchiostrata e di gradevoli sentori che ricordano i bricchetti di carbone, la grafite e il pepe nero. Con l’ossigenazione nel calice, Shardana regala profumi di frutti rossi e neri, sia freschi che in confettura, con la netta percezione di ciliegie marasche mature che si uniscono alle nobili fragranze di un bouquet di fiori rossi leggermente appassiti. In bocca, si concede corposo, fiero e ricco di estratti che, regalano un sorso succoso, pieno, avvolgente, sapido e decisamente minerale. All’esame gusto-olfattivo, piena riconferma di tutte le sensazioni percepite al naso, ma ancor più arricchite da un profumo di rosa nera che inebria l’olfatto e da delicate note vanigliate. Dire che Shardana “chiude” la degustazione con un fin di bocca lungo è quasi un eufemismo, poiché regala una lunghezza gustativa quasi estrema, che colpisce per la sua grande freschezza, nonostante abbia già sette anni di vita, per la sua eleganza e per la persistenza aromatica lunghissima; caratteristiche che fanno presagire che questo vino ha ancora tantissime belle sensazioni da raccontare negli anni a venire.


Note: Shardana è prodotto con una selezione di uve Carignano allevate ad alberello e con una modesta parte di uve Syrah allevate a controspalliera, provenienti da vigne poste a dimora nel basso Sulcis, su terreni tendenzialmente sciolti e di medio impasto, sabbiosi e calcarei. La raccolta manuale delle uve inizia a fine settembre e termina tra la prima e la seconda decade di ottobre. La vinificazione prevede la fermentazione alcolica a temperatura controllata in serbatoi di acciaio inox, con la macerazione delle bucce per circa 14 giorni. La fermentazione malolattica è sempre puntuale e viene svolta senza problemi. Il vino una volta pronto, viene travasato in barrique nei mesi di dicembre-gennaio successivi alla vendemmia. Il passaggio in barrique semi-nuove di rovere francese a grana fine per un periodo di circa dodici mesi, permette al vino di maturare e di affinarsi, acquisendo così tutte le doti di longevità e di eleganza.

ROCCA RUBIA CARIGNANO DEL SULCIS DOC RISERVA 2018 14,5% VOL – VOTO 97/100 Anfora d’Oro.

Rocca Rubia si presenta alla vista con una veste di un bel colore rosso rubino intenso, quasi impenetrabile e ricco di nuance purpuree vivide. Al naso, si offre con un corredo olfattivo complesso che spazia dagli efflussi freschi e balsamici di inchiostro di china, di note iodate, alle fragranze di frutti rossi e neri, dove le ciliegie marasche, succose e croccanti, salgono sul podio più alto e fanno emergere la loro autorità regalando anche le loro soavi note, in veste di confettura e sotto spirito. Si susseguono importanti sentori di fiori rossi appassiti, di legnetto di liquirizia, di tabacco biondo trinciato, di cuoio conciato, di chicchi di caffè appena tostato, di cioccolato extra fondente e di vaniglia. All’analisi gustativa, il sorso si concede pieno, succoso, vellutato, elegante e con una struttura quasi masticabile, arricchita da una tessitura di tannini nobili e da una nota piacevolmente piccante, accompagnata da freschezza, sapidità e mineralità. All’analisi gusto-olfattiva, piena corrispondenza di tutte le fragranze percepite precedentemente al naso, che si arricchiscono però di sentori di piante spontanee della macchia mediterranea, in cui sono riconoscibili le fragranze degli arbusti di cisto, di lentischio e di mirto. Rocca Rubia ha un finale di bocca decisamente lungo, elegante e di grande persistenza aromatica.

Note: Rocca Rubia è prodotto con solo uve selezionate di Carignano, donate da vigneti ad alberello a piede franco (vigna latina), posti a dimora sulla costa del basso Sulcis in terreni sabbiosi e argillosi, poveri di sostanze organiche. La raccolta manuale delle uve avviene a fine settembre e termina al massimo alla seconda decade di ottobre. L’uva, una volta diraspata e ammostata, viene fatta fermentare e macerare per circa quattordici giorni in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata, intorno ai 25-28 °C. Durante tale periodo, i frequenti rimontaggi favoriscono il passaggio nel mosto dei nobili tannini di cui il Carignano ad alberello è particolarmente dotato. Terminata la fermentazione malolattica, il vino viene messo a maturare e ad affinare in barrique di rovere francese di primo e di secondo passaggio a grana fine per un periodo di dieci/dodici mesi, per poi essere imbottigliato e lasciato affinare in posizione orizzontale ancora per alcuni mesi prima di essere proposto al consumatore.

TERRE BRUNE 2016 DOC CARIGNANO DEL SULCIS SUPERIORE 15 % VOL – Voto 98/100 Anfora d’Oro.

Terre Brune si presenta alla vista con un bel colore rosso rubino intenso, ricco di nuance purpuree. Al naso, l’annata 2016 si differenzia dalle precedenti annate che si proponevano con profumi più opulenti; infatti, si concede subito con dei profumi fini, eleganti e armonici. Solo dopo una leggera ossigenazione del vino nel calice, Terre Brune regala note balsamiche e speziate che richiamano sentori di inchiostro di china, di the nero e di erbe officinali, che ben si accompagnano a fragranze di frutti rossi e neri maturi che virano quasi alla confettura, di fiori rossi leggermente appassiti, che ricordano le violette e le rose selvatiche, di alloro, rosmarino, ginepro, eucalipto limonero, tabacco biondo per sigarette, cioccolato fondente al 50% e di piacevoli note vanigliate. In bocca, si offre subito vellutato e con dei tannini setosi; emerge poi una nota generosamente calda, ma supportata subito da un’importante spalla acida che va a mitigare la componente alcolica, regalando a questa annata che a noi è tanto piaciuta, un sorso più fresco, sapido, minerale e con un tocco di salinità. All’analisi gusto-olfattiva, grande riconferma di tutte le fragranze percepite al naso che omaggiano il fin di bocca con una notevole nota di soavità e di sublime persistenza aromatica.

Note: Terre Brune viene prodotto con il 95% di selezionatissime uve Carignano e con un 5% di altrettante selezionate uve Bovaleddu, provenienti da antichi vigneti ad alberello a piede franco (vigna latina), posti a dimora nel basso Sulcis, su terreni tendenzialmente sciolti e di medio impasto, rispettivamente sabbiosi e calcarei. Le uve sono raccolte manualmente, tra la fine di settembre e a cavallo della seconda decade di ottobre. La vinificazione prevede la fermentazione alcolica in serbatoi di acciaio inox termocondizionati per un periodo di circa quindici giorni, durante i quali la macerazione delle vinacce consente una completa diffusione delle sostanze polifenoliche contenute nelle bucce nel mosto. Dopo una precoce fermentazione malolattica, avviene già dai primi di dicembre, il passaggio del vino in barrique nuove di rovere francese a grana fine, per la maturazione e l’affinamento, per un periodo massimo di 16-18 mesi, che conferisce al vino, complessità, stile e longevità; dopodiché si imbottiglia il vino e lo si lascia affinare in posizione orizzontale per ulteriori dodici mesi prima d’essere messo in commercio.

LATINIA 2015 VINO PASSITO DA UVE STRAMATURE 14% VOL – VOTO 98/100 ANFORA D’ORO.

Latinia si presenta alla vista di un bellissimo color ambrato intenso e con nuance di colore rame rosso lucido. Al naso, è un’esplosione di eleganti fragranze aromatiche che rammentano la composta di fichi d’india e un caleidoscopio di frutta disidrata: fico moscione, mango, papaya, ananas, albicocca e dattero. Inoltre, note di nocciole e mandorle tostate. In bocca, il sorso entra pieno e potente, dolce e cremoso, ma per niente stucchevole, in quanto supportato da una spalla acida importante che regala tanta sapidità e mineralità. All’analisi gusto-olfattiva si riconfermano tutte le sensazioni percepite al naso, ma arricchite da sentori smaltati, iodati e balsamici che ricordano le caratteristiche del miele di corbezzolo, da note di caffe espresso 100% arabica, di cioccolato gianduia, di vaniglia e di Créme caramel. Latinia, a sorso deglutito, regala un fin di bocca lunghissimo, di estrema eleganza e di una spaziale persistenza aromatica.


Note: Latinia vino bianco dolce passito, viene prodotto con uve Nasco giunte a surmaturazione in pianta, nelle viti allevate ad alberello nel basso Sulcis, su un suolo prevalentemente sciolto e sabbioso. La vendemmia delle uve dipende principalmente dai fattori biotici e abiotici che ne determinano la surmaturazione. Periodo che va dalla fine di settembre alla fine di ottobre. La vendemmia delle uve volutamente tardiva viene effettuata tornando anche più volte sullo stesso vigneto a raccogliere quei grappoli che col tempo hanno raggiunto il livello desiderato di surmaturazione. Il mosto ricco di zuccheri, dopo la separazione dalle bucce, viene fatto fermentare in serbatoi di acciaio inox. La fermentazione alcolica che, a causa dell’alta densità del mosto procede molto lentamente, viene ad un certo punto naturalmente inibita, dopodiché il vino viene messo a maturare e a evolversi per alcuni mesi in barrique di rovere francese di terzo passaggio.

Festa Norìa Vino Liquoroso dolce 17% Vol – Voto 99/100 Anfora d’Oro.

Festa Norìa si presenta alla vista di colore ambrato scuro, con sfumature che virano al color del rame rosso. Al naso, Festa Noria, che ha fatto un lungo affinamento in botti di rovere, si propone ricco di un corredo aromatico complesso che fa subito scaturire le fragranze dei chicchi di caffe, delle mandorle e delle nocciole appena tostate, seguite da profumi di ciliegie marasche sotto spirito, prugne essiccate, melata di abete, corteccia di china calissaia, scorze di chinotto e di arance amare essiccate al camino e di erbe officinali disidratate. In bocca, il sorso si concede estremamente vellutato, generosamente caldo, armonioso e ricco di sapidità e di mineralità. All’analisi gusto-olfattiva, grande riconferma dei sentori percepiti al naso, ma arricchiti da note di Créme brûlée, tabacco cubano trinciato, cuoio conciato, the nero, legnetto di liquirizia e netta macchia mediterranea della Sardegna, tra cui spiccano le bacche di mirto e di ginepro. Festa Norìa lascia un finale di bocca lunghissimo, elegante, soave e di grandissima persistenza aromatica.

Note: Festa Norìa è prodotto con selezionatissime uve Cannonau, provenienti da vecchi vigneti a piede franco allevati ad alberello (vigna latina), posti a dimora sulla costa del basso Sulcis su terreni prevalentemente sciolti e sabbiosi. La vendemmia manuale delle uve di Cannonau per produrre Festa Norìa inizia a fine settembre e termina tra la prima e la seconda decade di ottobre. Le uve, dopo un lungo periodo di appassimento al sole, vengono vinificate con la classica vinificazione in rosso, partendo da una temperatura di circa 20°C, per arrivare ad un massimo di 28°C. Consumati circa i 2/3 degli zuccheri residui, il vino viene raffreddato per bloccare la fermentazione e si aggiunge alcool vinico, per ottenere così un vino liquoroso, con un residuo zuccherino importante con una gradazione alcolica finale di circa 17% Vol. Festa Norìa poi matura e si affina per diversi anni in piccole botti di rovere di terzo passaggio.

Veduta panoramica delle vigne della Cantina Santadi.


Barricaia della Cantina Santadi.

Adesso un mio sunto sulla storia della Cantina di Santadi.


La Cantina di Santadi nasce nel 1960 per volontà di un gruppo di produttori di uva, coordinati dall’ETFAS, ossia l’Ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna, con l’intento di trasformare le uve in forma associata e vendere il vino ottenuto. Sino alla fine degli anni settanta, l’attività è limitata alla produzione e vendita di vino sfuso, con timide iniziative di vendita di vino imbottigliato, con scarsi risultati. A metà degli anni settanta, con l’arrivo di un nuovo consiglio di amministrazione, capeggiato dall’attuale presidente Antonello Pilloni, avviene la svolta. Il nuovo gruppo dirigente è animato da grande entusiasmo e passione. All’inizio degli anni ottanta viene chiamato, in qualità di consulente, l’enologo di fama internazionale Giacomo Tachis, che prende a cuore le sorti della Cantina Santadi, si affeziona al territorio e, con il suo intervento , i vini della Cantina di Santadi fanno un salto di qualità, tanto da essere immediatamente accettati nei mercati più importanti, con riconoscimenti di grande qualità e forte identità. Da allora ad oggi è stato un continuo crescendo: il marchio dei vini Santadi è sempre più diffuso ed apprezzato in tutto il mondo, il cui successo è sicuramente dovuto alla squadra, ovvero i produttori, gli amministratori, i commerciali, i collaboratori e le maestranze tutte, che rappresentano per il territorio un patrimonio di grandi professionalità.
Nel 1980, con il nuovo gruppo dirigente e la collaborazione con il noto enologo Dr. Giacomo Tachis cambia l’impostazione del lavoro sia in vigna che in cantina. Si punta alla lavorazione di uve e vini di grande qualità. Viene completato il primo ampliamento costituito da una nuova sala vinificazione con serbatoi in acciaio coibentati e refrigerati.
Nasce la prima bottiglia di Terre Brune (annata 1984), primo vino rosso barricato in Sardegna, che viene accolto dal mercato con grande entusiasmo e ancora oggi è il vino simbolo della Cantina Santadi.
Nel 1990, animati da un sano entusiasmo e confortati dai buoni risultati, avvengono grandi trasformazioni ed importanti investimenti sia nelle strutture con nuove opere murarie, che nelle attrezzature innovative. Viene costruita una sala barrique, un locale di imbottigliamento, un magazzino per il confezionato e viene ristrutturato il corpo della Cantina costruito negli anni sessanta.
Nel 2000, si continua a lavorare con grande entusiasmo e professionalità per mantenere e, dove possibile, migliorare la qualità dei vini, per mantenere le posizioni di mercato e acquisirne di nuove. I consumatori in tutto il mondo apprezzano i vini della Cantina Santadi. Si raccolgono i frutti del lavoro svolto e l’azienda raggiunge successi sempre maggiori. L’impegno di lavorare per produrre vini di alto livello qualitativo richiede maggiori spazi. Viene progettato ed eseguito un nuovo ampliamento che comprende una nuova sala vinificazione con contenitori in acciaio refrigerati, una nuova sala barriques (collegata alla precedente) e un locale con una nuova linea di imbottigliamento.
Nel 2010, sempre con l’obiettivo di produrre vini di maggior qualità viene costruito un moderno e funzionale laboratorio per le analisi, vengono implementati il reparto vinificazione, la sala delle barrique, il magazzino per il confezionato e vengono aggiunte una serie di vasche in cemento. Non viene mai dimenticato il rispetto e la tutela dell’ambiente e quest’ultima trance di lavori include un impianto fotovoltaico e un moderno depuratore.


Passo adesso a raccontarvi l’importanza della parte commerciale e amministrativa che ha permesso alla Cantina Santadi di essere protagonista nel mondo del vino in tutti i cinque continenti.

Raffaele Cani e Antonello Pilloni


Dal 1974 al 31 agosto 2000, la direzione commerciale e amministrativa della Cantina di Santadi è sempre stata curata da Raffaele Cani, attento conoscitore del territorio e del tessuto sociale. Raffaele Cani, coadiuvato da validi collaboratori, ha avuto il compito di creare la rete commerciale in tutto il mondo. Tale compito è stato agevolato dal fatto di avere a disposizione dei buoni e grandi vini, da spazi operativi e buona autonomia. Le prime vendite in Sardegna generano entusiasmo, poi frequentando le fiere nazionali ed estere l’interesse cresce sia in Italia che in Europa, tanto che in pochi anni si espande in tutto il mondo. Da 31 agosto 2020, Raffaele Cani (Lino per tutti gli amici, ma anche per tutti i clienti della Cantina Santadi sparsi nel mondo) “ha appeso al chiodo” le sue valigie trolley che per una vita ha trascinato in giro per il mondo. Oggi con il suo lavoro e quello del Presidente Antonello Pilloni spessissimo al suo fianco quando andavano in giro per il mondo, per fare visita ai loro importatori o per partecipare alle fiere internazionali, grazie alla loro dedizione e professionalità i vini della Cantina Santadi sono presenti nei cinque continenti, rappresentando l’autentica enologia isolana nei mercati internazionali. Con il pensionamento di Lino il compito di proseguire la direzione commerciale e il coordinamento amministrativo della Cantina di Santadi è immediatamente passato a Massimo Podda, un uomo con grande competenza e tanta passione da trasmettere agli affezionati clienti e ai cultori del buon bere.

Massimo Podda

Per Massimo, che già respirava aria di famiglia nella Cantina di Santadi da ben quattro anni, in quanto Direttore commerciale di Agripunica “Azienda vitivinicola sulcitana controllata dalla Cantina di Santadi”, il compito di portare avanti il successo della Cantina Santadi, vista già la sua professionalità dimostrata in Agripunica, sarà quello di continuare a percorrere la strada ormai tracciata e continuare a far volare sempre più in alto i grandi vini di Santadi.

CANTINA SANTADI
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