Di Mario Liberto
Antonio Giuliano, tecnologo alimentare in aziende Food&Wine è nato a Palermo dove ha conse9guito la laurea triennale presso l’Università degli Studi di Palermo in Scienze e Tecnologie Agroalimentari; ha completato i suoi studi con la laurea magistrale a Parma in Food Safety and Food Risk Management (Sicurezza alimentare e gestione dei rischi). Ha al suo attivo diversi master: Management dell’industria alimentare a Baveno, Gestione della sicurezza alimentare presso la CSQA, Vino dealcolato.
Nella foto: il tecnologo Antonio Giuliano
Perché produrre vino dealcolato?
La produzione di vino senza alcol o dealcolato rappresenta una promettente opportunità di mercato nel settore enogastronomico, specialmente in paesi con una forte tradizione vinicola come l’Italia. Questa tendenza risponde a un mercato in crescita, che include consumatori alla ricerca di opzioni più salutari e alternative al vino tradizionale per vari motivi, tra cui: scelte di vita salutistiche, necessità religiose, preferenze personali o restrizioni mediche. Il crescente interesse per la salute e il benessere sta spingendo sempre più consumatori a ridurre o eliminare l’assunzione di alcolici. Il vino senza alcol, in questo senso, offre un’opzione che permette di mantenere il piacere del vino, marchio di eccellenza della nostra tradizione, senza però gli effetti avversi dell’alcol.
Quali vantaggi può apportare al mercato del vino?
Questo segmento di mercato è in rapida espansione a livello globale, con una domanda crescente soprattutto nei mercati occidentali. L’Italia, rinomata per la sua tradizione vinicola, può sfruttare questa tendenza sia per il consumo interno che per l’esportazione, ampliando il proprio pubblico e le occasioni di consumo. Relativamente al target di consumatori nel mercato enologico, possiamo facilmente indicare varie categorie: consumatori attenti alla salute; persone che seguono uno stile di vita attivo e sano, e che preferiscono evitare le calorie extra e gli effetti negativi dell’alcol. Sempre più cantine, sia grandi che piccole, si stanno cimentando nella produzione di vino senza alcol, ampliando l’offerta sul mercato. Accanto ai vini dealcolati classici, stanno nascendo nuove tipologie di prodotto, come spumanti, vini rosati e dolci senza alcol, in grado di soddisfare le diverse esigenze dei consumatori.
A chi può interessare il consumo del vino dealcolato?
Gli interessati possono essere tantissimi. Ad esempio professionisti durante i turni di lavoro: il vino senza alcol è una scelta appropriata anche per pranzi o cene di lavoro o eventi aziendali, dove si preferisce mantenere la lucidità mentale; persone con restrizioni mediche, cioè coloro che non possono consumare alcolici per motivi di salute o a causa di terapie mediche, donne in gravidanza e allattamento, donne che evitano l’alcol per motivi di salute ma che desiderano comunque godere del piacere del vino. Non dimentichiamo i giovani o minorenni: offrire vini senza alcol ai giovani adulti e minorenni come modo per educarli al gusto del vino senza esporli agli effetti negativi dell’alcol. E ancora, consumatori per motivi religiosi o culturali: alcune culture e religioni impongono restrizioni sul consumo di alcolici. Il vino senza alcol permette di rispettare queste restrizioni senza rinunciare al piacere del vino.
Quali tecnologie vengono utilizzate?
Per quanto concerne la produzione, il vino dealcolato richiede sicuramente conoscenza, attenzione e tecnologie all’avanguardia per garantire che il prodotto finale mantenga il profilo aromatico e il gusto del vino tradizionale. A oggi esistono varie tecnologie per potere ottenere il corretto risultato: tra queste conosciamo la Distillazione a Bassa Temperatura, che utilizza il calore per rimuovere l’alcol dal vino a temperature sufficientemente basse da non compromettere i sapori e gli aromi delicati del vino. Tecniche come la distillazione sottovuoto sono particolarmente efficaci in tal senso. Un’altra tecnica è quella dell’osmosi inversa, che permette di utilizzare una membrana semipermeabile per separare l’alcol e l’acqua dagli altri componenti del vino, che vengono poi ricombinati per mantenere il profilo aromatico originale. Una ulteriore tecnica, lo Stripping a Colonna, assicura che il vino venga fatto passare attraverso una colonna di stripping dove l’alcol viene rimosso grazie a un flusso di vapore, mantenendo gli aromi volatili. Infine, con la Distillazione per Filtrazione, è possibile, con l’utilizzo di filtri speciali, rimuovere l’alcol mantenendo intatti gli altri componenti del vino.
Strategie di marketing mirate possono aiutare a raggiungere i diversi target di consumatori?
Per avere successo quindi, è fondamentale educare il pubblico sui benefici del vino dealcolato e promuovere la qualità del prodotto. Strategie di marketing mirate possono aiutare a raggiungere i diversi target di consumatori. Collaborare con ristoranti, bar e rivenditori può inoltre aiutare fortemente a diffondere il prodotto e renderlo disponibile in più punti vendita. Infine, continuare a migliorare le tecniche di dealcolizzazione è essenziale per mantenere alta la qualità del vino senza alcol, assicurandosi che il sapore e gli aromi siano comparabili a quelli dei vini tradizionali.
Il vino senza alcol può rappresentare una nuova opportunità per il mercato internazionale, soprattutto per la Sicilia?
Sì! Il vino senza alcol rappresenta una promettente opportunità di mercato che risponde a una domanda sempre più crescente di alternative salutari e inclusive. Con le giuste tecnologie e strategie di marketing, i produttori di vino siciliani e italiani possono sfruttare questa tendenza per soddisfare una nuova domanda e diversificare la loro offerta, promuovendo al contempo l’innovazione nel settore vinicolo siciliano e italiano. Il futuro del vino senza alcol appare promettente. Le innovazioni tecnologiche, l’aumento della domanda da parte dei consumatori e la crescente attenzione al benessere sono fattori che contribuiranno alla sua crescita e diffusione. Con un maggiore impegno nella comunicazione e nella sensibilizzazione del pubblico, il vino senza alcol potrà ritagliarsi un ruolo sempre più importante nel panorama vinicolo, conquistando anche i palati più esigenti.
Torneresti in Sicilia a lavorare per qualche prestigiosa cantina?
Assolutamente sì! La Sicilia ha tanto vino invenduto, il vino dealcolato potrebbe essere un’ottima opportunità, tra l’altro la nostra terra produce già dell’ottimo vino. Entrambi prodotti possono coesistere sul mercato e l’uno non compromette la presenza dell’altro. Si tornerei volentieri in Sicilia, magari in una cantina che già opera sul mercato nazionale e internazionale.
Agronomo, storico dell’enogastronomia mediterranea, scrittore e giornalista. E’ stato presidente regionale dell’ARGA, Associazione Regionale dei Giornalisti esperti in agricoltura, ambiente, agroalimentare, turismo rurale, pesca e territorio, organo di specializzazione della Federazione Nazionale della Stampa, scrive per diverse testate giornalistiche nazionali. E’ presidente regionale e vicepresidente nazionale dell’Accademia Internazionale Epulae, segretario generale della Federazione Internazionale dei Giornalisti e Scrittori di Turismo (Flai – Fijet). Ha insegnato Enogastronomia, Vitivinicoltura, Agroalimentare e Turismo Rurale (Terza area) presso gli Istituti Professionali Alberghieri ed Agrari: Paolo Borsellino di Palermo, Ugo Mursia, Sen. G. di Molinari di Sciacca e Calogero Don Vincenti di Bisacquino, nonché in diversi corsi di formazione di Enti Professionali. E’ stato componente come giurato di diverse gare enogastronomiche a carattere nazionale.
Ha al suo attivo diverse pubblicazioni come: I prodotti dell’Isola del sole, Sicilia Rurale, Guida all’Agriturismo siciliano, edizione 2007 e 2008, La Sicilia a cavallo, Sicilia the Excelland, Guida alle agevolazioni contributive e creditizie in agricoltura, per conto della Regione Siciliana; La Riserva Naturale Orientata dei Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio; La Riserva Naturale Orientata di Monte Carcaci; La Riserva Naturale Orientata di Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco, per l’Istituto Poligrafico Europeo; Il Parco dei Monti Sicani, Edizione Sikana Progetti d’Arte; I pani votivi di S. Giuseppe a Chiusa Sclafani e la mostra etnografica di Palermo (1891/92), Ispe Archimede; Atlante del pane di Sicilia, per il Consorzio “Gian Pietro Ballatore”; Cento e più idee per valorizzare le aree rurali, Ed. Ispe Archimede; Cuscus: Storia, cultura e gastronomia, Casa Editrice AGRA Roma; I frutti di Sicilia nell’opera di Gianbecchina con testi di Mario Liberto, Andrea Camilleri, Maria Luisa Spezzani, per il Consorzio Agrario di Palermo; Legumi: gioielli d’Italia, Casa Editrice AGRA Roma; La cucina dei Monsù nel Regno delle Due Sicilie, Ed. Kalòs; Couscous Koinè culturale dei popoli, Ed. Kalòs; Legumi sostenibili: buoni per buongustai, vegetariani e vegani.