Nuove prospettive per il vitigno che ha fatto la storia del comparto nell’Oristanese
Il progetto nasce per volontà dell’azienda di Baratili in collaborazione con l’Ateneo cagliaritano, l’impresa agricola Mario Perra e la LM Consulting di Sassari
Cagliari, 09. 07. 2024. Il Vernaccia vince ma non vende. Senza un’azione mirata questo vitigno autoctono che ha fatto la storia del comparto vinicolo oristanese rischia di scomparire. Con l’intento di garantire nuove prospettive alla coltivazione di questa varietà pregiata e unica nel 2021 ha preso il via Prinveor, un progetto di ricerca ambizioso e innovativo dal quale è venuto fuori il blend “Kusidura”, il primo capace di “cucire” i più importanti rossi dell’isola assieme alla vernaccia, che è un bianco ossidativo, offrendole un valore aggiunto e una spinta per sopravvivere alle nuove esigenze di mercato.
L’iniziativa nasce per volontà dell’azienda Silvio Carta di Baratili San Pietro (capofila) in collaborazione con l’Università degli studi di Cagliari, l’impresa agricola Mario Perra e la LM Consulting di Sassari, che stamani hanno presentato i dettagli del progetto (finanziato con i fondi Psr 2014-2020 – sottomisura 16.2) in conferenza stampa alla Cittadella universitaria di Monserrato.
Il vino. “Kusidura” è un blend a base di un Vernaccia raffinatissimo e strutturato con vent’anni di invecchiamento in botti di castagno, assemblato con rossi sardi altrettanto importanti, Cannonau, Carignano e Cagnulari, al fine di percepire con equilibrio quel sentore caratteristico di mandorla amara che ne rende sublime il gusto. Insomma, un mix che può sembrare avveniristico ma che nella sua complessità risulta ben bilanciato e armonico e, a giudicare dai primi test, sta dando ottimi risultati in termini di apprezzamento.
Un ruolo fondamentale nello sviluppo del prodotto lo ha avuto il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari. Come ha spiegato Alberto Angioni, docente di Chimica degli alimenti e responsabile del progetto di ricerca, «sono state investigate le caratteristiche chimiche, microbiologiche e organolettiche delle uve e dei vini vernaccia per ottenere il miglior blend con i rossi che portassero a un prodotto unico di elevata qualità. Gli studi hanno permesso di evidenziare le caratteristiche di salubrità e le aromaticità peculiari e uniche del vino “Kusidura”».
Nella foto da sx: Nino Mason, Alberto Mason, Antonio Lorenzoni, Elio Carta, Severino Zara e Alberto Angioni
Il Vernaccia. Già medaglia d’oro in Canada, Germania, Inghilterra e Giappone, e primo vino della Sardegna a fregiarsi della Denominazione di Origine Controllata nel 1971, quest’anno il Vernaccia di Oristano Doc Riserva 2004 Silvio Carta ha vinto il premio come miglior bianco @5starwines con il punteggio di 96/100 al Vinitaly. Ma sono lontani i tempi in cui i bar in Sardegna richiedevano dai trecento ai cinquecento litri in media a settimana. «I nuovi mercati prediligono vini freschi e leggeri – ha precisato il docente di Microbiologia Agraria, Severino Zara –. L’invecchiamento in un legno neutro come il castagno provoca un’importante evaporazione, aumentandone la gradazione fino a 19° e mezzo. Ciò che in altri tempi sarebbe stato un pregio ulteriore, ai fini del consumo oggi può essere un ulteriore ostacolo. Oltretutto la vernaccia è tanto resistente come prodotto finito quanto delicato come vitigno».
Nella foto da sx: Antonio Lorenzoni, Elio Carta, Severino Zara
Tutto questo spinge i produttori a optare per la coltivazione di varietà più resistenti e remunerative. Numeri alla mano, dai 1500 ettari lavorati tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento si è passati ai 435 del 2002 e, nel 2021 gli ettari totali dichiarati tra produzioni Doc e Igt sono stati solo 67, seguendo un passo che, senza interventi di alcun genere, potrebbe portare in pochi anni la coltivazione della vernaccia a essere solo un ricordo.
Nuova collocazione. «Il nostro tentativo è quello di offrirle una nuova collocazione, proponendo il nostro blend come vino da tavola per il segmento Premium», ha affermato Elio Carta, CEO dell’azienda di Baratili e figlio del fondatore. La ditta, che oggi produce oltre ottanta etichette (tra vini, liquori e distillati), non vuole rinunciare a tutelare il prodotto che l’ha vista decollare nel 1951 e che nell’Oristanese ha fatto la storia dell’intero comparto. «Non possiamo abbandonare la nostra storia – ha proseguito Elio Carta – dobbiamo salvare questo vitigno che magari fra venti o trent’anni, se non prima, potrebbe tornare a vendere in modo sorprendente».
Test di mercato. “Kusidura” è stato sottoposto a un’indagine di mercato a cura della LM Consulting che, come ha illustrato il CEO Antonio Lorenzoni, ha coinvolto esperti e consumatori attraverso focus group per degustazione e confronto con prestigiosi vini internazionali, nazionali e regionali di fascia super premium. Nonostante l’ardua comparazione, il riscontro è stato decisamente positivo. Anche l’indagine svolta al Vinitaly ha mostrato ottimi risultati di gradimento sensoriale. «”Kusidura” ha le carte in regola per trovare una giusta collocazione nel segmento di mercato Premium Price – ha evidenziato Lorenzoni –. La cosa ci fa ben sperare perché, nonostante la crisi dei vini rossi tradizionali, i prodotti premium e luxury continuano a crescere, ma occorre investire in comunicazione e in storytelling, perché raccontare il territorio, la sua storia, la sua cultura attraverso il vino è un modo potente per creare valore e differenziarsi».
Nella relazione illustrata dagli export manager della Silvio Carta, Alberto Mason e Nino Mason, la Germania è stato il primo paese estero sottoposto a indagine di mercato su un pubblico internazionale, con esiti che fanno ben sperare. Nelle prossime settimane si farà un piccolo tour europeo che interesserà diverse nazioni, e sarà fondamentale per sondare i mercati ricevendo feedback da operatori del settore e consumatori di cultura, gusti e abitudini differenti. «Internazionalizzare i vini sardi vuol dire non solo divulgare i prodotti, le vicende e la filosofia di un’azienda – ha concluso Elio Carta – ma anche tutto ciò che è Sardegna con la sua cultura e la sua storia millenaria».
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