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Etna a Parigi: i vini di Pietradolce al Bulgari Hotel con Manuel D’Ercoli e Michele Faro

Nella foto: da sx Michele Faro, Francesco Piccat e Manuel Ercoli

Articolo di Francesco Piccat della redazione di Epulae News

Ci sono serate in cui il vino non attraversa solo i confini, li ricuce: l’Europa resta unita da quello che beviamo, dai territori che raccontano la loro voce. Lunedì sera, nel cuore di Parigi, al Bulgari Hotel e nella cornice elegante de Il Ristorante – Niko Romito, ho partecipato a una cena-degustazione dedicata ai vini dell’Etna, grazie all’invito dello chef sommelier Manuel D’Ercoli e alla presenza di Michele Faro, anima e voce della cantina Pietradolce di Solicchiata.

Tra Parigi e l’Etna

Sotto le luci dorate della sala, l’eleganza parigina si è fusa con l’energia minerale della montagna siciliana. Il menu firmato Niko Romito — dalla ventresca di tonno con zucca e arancia ai ravioli glassati con funghi e pepe nero, fino al maialino croccante all’arancia — ha dialogato con i vini di Faro come in una partitura precisa e misurata, giocata tra purezza e profondità.

L’apertura con l’Etna Bianco “Archineri” 2023 ha rivelato la trasparenza del carricante: naso riservato, poi una lama salina che si distende su note di cedro e mandorla amara.Subito dopo, l’Etna Rosso 2023, da nerello mascalese giovane ma già teso, ha espresso la linearità di un’annata nitida: frutto rosso puro, acidità verticale, nessuna concessione alla morbidezza — grazie anche a un’intuizione di Federico Quercia, che ha saputo leggere la cifra più autentica del territorio etneo e trasformarla in precisione espressiva pronta da apprezzare.Con il Feudo di Mezzo 2020, la degustazione si è spostata verso la profondità: maturità del frutto e tensione lavica si incontrano in un vino che coniuga calore e rigore.Infine, Vigna Barbagalli 2019, maestoso e introverso, proveniente da vecchie vigne in altitudine: concentrazione naturale, trama tannica cesellata, il passo lento di chi sa parlare più a lungo del tempo stesso. Il dessert — castagne, amarene e whisky — ha chiuso la serata come un’eco di fuoco vulcanico trasformato in dolcezza.

L’Etna oggi: un fenomeno solido

Negli ultimi anni l’Etna DOC è passata da nicchia a riferimento internazionale. Secondo i dati del Consorzio Etna DOC (Gambero Rosso International), la denominazione riunisce oggi circa 220 aziende, con una produzione media di 6 milioni di bottiglie e una quota export superiore al 60 %.L’espansione è misurata: solo 50 ettari l’anno di nuovi impianti sono autorizzati, a tutela dell’equilibrio tra paesaggio e qualità. Le richieste di mercato — dagli Stati Uniti al Regno Unito, passando per Canada e Svizzera — crescono costantemente, e le stime parlano di un trend di aumento stabile dei volumi e del valore medio a bottiglia.L’Etna, insomma, non è più solo un territorio “di moda”: è diventato un laboratorio di viticoltura moderna e identitaria, dove piccole dimensioni e altissima riconoscibilità convivono.

Un dialogo tra eleganza e origine

Quella del Bulgari non è stata una semplice cena, ma una dimostrazione di dialogo. L’anima verticale del vino etneo ha incontrato la misura assoluta della cucina di Romito, orchestrata con finezza da Manuel D’Ercoli. Parigi, città di luce e di equilibrio, ha accolto così l’Etna come un suo pari: non come un esotismo, ma come una voce culturale coerente.E forse è proprio questo, oggi, il senso più autentico del vino europeo: un linguaggio comune che attraversa i territori e restituisce, in ogni calice, la forma più civile della bellezza.