La Costa d’Amalfi raccontata in video da Andrea Ferraioli dell’Azienda Marisa Cuomo

Di Luca Matarazzo

Ogni volta che si ha la fortuna di poter ascoltare Andrea Ferraioli, marito di Marisa Cuomo, equivale ad immergersi letteralmente in una lectio magistrali. Sia ben chiaro, l’emozione era già fortissima nel trovarsi di fronte a degli autentici campioni di razza, come il Fiorduva ed il Furore Rosso Riserva.

Ma qui si travalicano i confini, slegandosi dalla Costiera verso lidi internazionali. Il tutto in giusto 40 anni di attività, dagli esordi primordiali avvenuti poco prima del tremendo terremoto irpino.

Così, nel 1983 nasce ufficialmente il progetto Marisa Cuomo, radunando in un’unica realtà tutti gli appezzamenti coltivati da parenti diretti ed acquisiti, alcuni davvero microscopici per dimensioni e produzione, che non avrebbero mai potuto competere su mercati in larga scala.

Andrea, fresco di ritorno dal servizio di leva, con grande sacrificio economico e fisico riesce a puntare i paletti in un territorio ove prima dominavano incontrastati grandi marchi commerciali forestieri, che difendevano poco o nulla la cultura storica enologica.

Dunque il Fiorduva, nato da una simpatica crasi dedicata alle uve principi locali ed al fiordo di Furore; molte varietà clonali in pochi ettari, se ne contano addirittura 42 tra 28 a bacca bianca e 14 a bacca rossa.

La fillossera qui non è pervenuta per una semplice motivazione: la tipologia di terreni, dolomitici, granulometrici e ricchi di pomici derivanti dalle antiche eruzioni flegree. L’agricoltura di queste zone, a 600 metri sul livello del mare, è davvero eroica, non consentendo utilizzo di macchinari nel passaggio tra i filari praticamente a strapiombo sul mare; motivazione per la quale di operai si fa fatica a reperirne, anche in tempi di Covid e con emolumenti consistenti.

Gli ettari complessivi sono 31 ormai: 14 gestiti direttamente dalla famiglia Cuomo/Ferraioli e 17 da altre 66 teste. La consulenza enologica viene eseguita dal prof. Luigi Moio, un autentico luminare, che grazie agli studi effettuati in Francia sa utilizzare con saggezza e parsimonia le potenzialità del legno di rovere.

E veniamo ora agli assaggi commentati nel video dalla squadra della testata giornalistica di Vinodabere., che ha organizzato la videodegustazione.

Partiamo dai bianchi:

RAVELLO 2019 – Costa d’Amalfi DOC – floreale all’ennesima potenza, dal limonaro al gelsomino fino a margherita, talco e lime. Gusto agrumato di cedro, bergamotto e lieve sbuffo di erbe officinali (timo e dragoncello). Divertente come il sound di una vecchia pubblicità che recitava “aperitivo o’yes”.

FURORE 2019 – Costa d’Amalfi DOC – maggior spessore, il fiore si trasforma in ginestra, zagara e boccioli di camomilla. La frutta è a pasta bianca, da mela golden e tropicale da ananas acerbo. Rosmarino e pepe bianco in finem. Sorso tonico, gastronomico con scorzette d’arancia semi candite. Il “golden boy” del vino.

FURORE BIANCO “FIORDUVA” 2018 – Costa d’Amalfi DOC – ci siamo: la “Maestà della montagna”. Ginestre, zagare, albicocche mature, frutto della passione e l’immancabile cedro amalfitano. Talco e vaniglia in baccello di sottofondo. Bocca che entra pian piano allargandosi a rombo su susine mature e cardamomo e stringe nel finale verso una lama tagliente minerale lunghissima. Molto più delicato di altre annate potenti come la 2015 o la 2012 e più pronto senza opulenza di gioventù. Darà grandi soddisfazioni.

E terminiamo con i rossi:

FURORE ROSSO 2019 – Costa d’Amalfi DOC – il vino per tutte le stagioni; senza leggere la retroetichetta che ne declamava i sentori, quello immediatamente ravvisabile è la liquirizia, seguita da petali di rosa rossa, amarena e chiodi di garofano. Al palato freschissimo, esprime ribes e mirtilli rossi, pompelmo rosa ed un déjavù floreale molto gradevole per un entry level.

FURORE ROSSO 2019 – Costa d’Amalfi DOC – il vino per tutte le stagioni; senza leggere la retroetichetta che ne declamava i sentori, quello immediatamente ravvisabile è la liquirizia, seguita da petali di rosa rossa, amarena e chiodi di garofano. Al palato freschissimo, esprime ribes e mirtilli rossi, pompelmo rosa ed un déjavù floreale molto gradevole per un entry level.

FURORE ROSSO RISERVA 2016 – Costa d’Amalfi DOC – “al sole caldo che vorrei” recitava la cover dei Dik Dik di California Dreamin’. Le sensazioni piacione di frutta scura matura sono intense e raccontano di more, amarene e visciole. Un lieve tocco di grafite giunto a cannella e polvere di caffè per non farci mancare nulla. Alla beva l’arancia sanguinella la fa da padrona, assieme alla mitica pesca melba ricetta di Auguste Escoffier. Tannino elegantissimo per un 50 e 50 tra Aglianico e Piedirosso.

RAVELLO ROSSO RISERVA 2016 – Costa d’Amalfi DOC – più timido, maggiormente fresco fin dalle prime battute rispetto al precedente. Il bosco impera, con aromi di fragoline, lamponi e speziatura da pepe verde in grani. Chiosa su tabacco kentucky e cioccolato fondente. Bocca tesa, dark e balsamica di macchia mediterranea. qui la percentuale di Piedirosso aumenta al 70%. “L’inatteso”.

Credits foto: Vinodabere.it e Sabrina Signoretti