Di Angelo Concas e Mario Liberto
La raccolta degli ultimi rossi del mese di ottobre ha chiuso la vendemmia dell’anno 2020 delle Tenute Duca di Salaparuta. Un’annata che si è confermata di livello qualitativo molto buono sia delle uve autoctone che alloctone, con alcune speciali punte di eccellenza, sia per i bianchi che per i rossi. Abbiamo però atteso, prima di pubblicare questo lungo racconto, di ricevere il report della vendemmia 2020 (vedasi file allegato) stilato dalla Dott.ssa Barbara Tamburini, alla sua prima vendemmia in terra di Sicilia, in veste di consulente enologo delle Cantine Duca di Salaparuta.
Il Gruppo Duca di Salaparuta riunisce tre brand storici che rappresentano la Sicilia e l’Italia nel mondo: Corvo e Duca di Salaparuta, nati nel 1824, e Florio nato nel 1833.
Testimoni del buon livello produttivo e organizzativo sono stati alcuni giornalisti e operatori del settore, ospiti della cantina nel corso di un educational, quale coda della manifestazione nazionale Bio in Sicily: Angelo Concas, giornalista enogastronomo Presidente Nazionale di Epulae Accademia Enogastronomica Internazionale e direttore responsabile del giornale Epulae News, Mario Liberto agronomo e scrittore, vicedirettore della testata Sicilia Agricoltura, Michele Balistreri vice direttore del giornale All Food Sicily, Adalberto Catanzaro fiduciario della condotta Slow Food di Bagheria e Rossella Scannavìno, Food e Wine Event Manager; inoltre, è intervenuto Luigi Salvo, giornalista enogastronomico e membro dell’Associazione Stampa Agroalimentare Italiana, e Delegato A.I.S. di Palermo.
Per le tenute Duca di Salaparuta erano presenti il Direttore degli stabilimenti di Duca di Salaparuta, Roberto Magnisi, l’enologo Francesco Miceli, la Wine Ambassador Sicilia Irene Taormina, Mariafranca Todaro della ospitality Duca di Salaparuta e per le Cantine Florio di Marsala l’enologo Tommaso Maggio.
Dopo una visita alla storica cantina Duca di Salaparuta, il gruppo di esperti si è trattenuto nella sala di degustazione.
Sono sfilati sul tavolo d’assaggio ben 11 vini.
Abbiamo iniziato con la degustazione del Duca Nero Annata 2019, un vino spumantizzato con il Metodo Charmat lungo, un Extra Brut, con 12,5% di volume alcolico.
Duca Nero è ottenuto dalla vinificazione in bianco delle uve Pinot Nero dell’omonimo vitigno posto a dimora e coltivato nella Tenuta di Vajasindi alle pendici dell’Etna. Uno spumante che ci ha colpito per il suo colore paglierino tenue ricco di riflessi verdolini, per la sua lucentezza, per la sua corona di spuma compatta e durevole e per il suo perlage fine e persistente. Al naso, si è concesso con profumi di fiori bianchi e con qualche nota citrina arricchita da una piacevole presenza di crosta di pane. In bocca, la grande freschezza e la spiccata sapidità sono state accompagnate da una gradevolissima mineralità e da una risposta retrolfattiva che rispecchiava in pieno tutte le note dei profumi percepiti in precedenza. Uno spumante Charmat lungo, decisamente ben strutturato ed elegante, e con una persistenza aromatica intensa e lunga.
Il secondo vino degustato è stato Sentiero del Vento, un Vermentino IGT Terre Siciliane – Annata 2019 – 13% di volume alcolico.
Sentiero del Vento è ottenuto in purezza da uve a bacca bianca di Vermentino dell’omonimo vitigno, coltivato a 300 metri s.l.m. nella Tenuta di Suor Marchesa nel Comune di Butera. La scelta aziendale è stata quella di ottenere basse rese d’uva per raggiungere livelli qualitativi tali da produrre un vino Vermentino ricco di carattere.
Poco dopo iniziata la degustazione del Vermentino Sentiero del Vento, a giudizio unanime, i giornalisti e gli operatori del settore ospiti della cantina, hanno proposto ad Angelo Concas, in quanto nominato al Ministero Italiano delle Politiche Agricole come massimo esperto dei vini Vermentino dall’organizzazione del 1°Concorso Internazionale del Vermentino, di non prendere solo appunti, ma di esporre a tutti le sue sensazioni su Sentiero del Vento. Concas lascia tutti col fiato sospeso, e quindi dice: “Mi complimento tantissimo per questo vostro Vermentino! Si presenta alla vista, con un bellissimo colore topazio citrino brillante, ricco di nuance verdoline. Ha una complessità olfattiva che spazia dai fiori gialli alla frutta a polpa gialla, accompagnati da piacevoli note leggermente agrumate e da sentori di macchia mediterranea. In bocca, lo trovo decisamente molto ben strutturato, l’ingresso è caldo, sapido, elegante, morbido e vellutato, ma la cosa che mi piace molto e che possiede una grande spalla acida e una piacevolissima piccantezza che avvolge tutta la cavità orale. In retrolfattiva, i profumi percepiti prima, si sono indubbiamente amplificati e si sono anche arricchiti di piacevoli note aromatiche che si accompagnano sino al fin di bocca, innegabilmente lungo e persistente che, lascia anche al degustatore una bocca fresca e pulita”. Concas, ha poi detto: “Posso dirvi con certezza che, se questo Vermentino avesse partecipato al 1° Concorso Internazionale del Vermentino, avrebbe vinto sicuramente una Gran Medaglia d’Oro”. Ha inoltre, aggiunto: “Questo Vermentino è assolutamente molto simile ai Vermentino della Sardegna e precisamente alla denominazione dei Vermentino di Sardegna DOC prodotti nella subregione del Sulcis-Iglesiante, zona sud-occidentale della Sardegna e in particolar modo a quello prodotto dalla cantina di Santadi”. A questo punto, il Direttore degli stabilimenti Duca di Salaparuta, Roberto Magnisi, affermava che le affinità riscontrate da Concas erano proprio vere; infatti, l’impianto delle viti di Vermentino poste a dimora diciotto anni fa, furono consigliate dal loro consulente enologo, il compianto Giacomo Tachis, che sin dalla prima metà degli anni ottanta era appunto consulente anche della Cantina Santadi. Egli, avendo avuto modo di conoscere la qualità del Vermentino e conoscendo affondo il potenziale del terreno e del clima della Tenuta di Suor Marchesa nel Comune di Butera, scelse proprio di far impiantare lì le barbatelle di Vermentino certificate in Sardegna.
Il terzo vino degustato è stato Kados IGT Terre Siciliane – Annata 2019 – 13% di volume alcolico.
Kados è prodotto dalle uve a bacca bianca del vitigno Grillo. Nasce da una attenta selezione delle uve che avviene già durante la raccolta dei grappoli di Grillo. Da questa selezione si ricava circa il 55% di mosto fiore che viene fatto poi fermentare lentamente in piccoli fusti di rovere nuovo per circa 40 giorni. Segue quindi, un’evoluzione a temperatura controllata sui propri lieviti sino a primavera. Il vino si avvale inoltre, di un minimo di tre mesi di affinamento in bottiglia prima di essere messo in commercio. Alla degustazione si è presentato limpido, con un bel colore giallo paglierino intenso e con piacevoli sfaccettature verdoline. Al naso, ha regalato profumi intensi di fiori gialli, profumi e aroma tipici della Mela Annurca incorniciati dalle tenue e piacevoli note vanigliate che gli sono state conferite dall’utilizzo dei piccoli fusti di rovere nuovo, dove ha appunto fermentato il mosto del Kados.
Alla degustazione si è presentato, limpido, con un bel colore giallo paglierino intenso e con piacevoli sfaccettature verdoline. Al naso, ha regalato profumi intensi di fiori gialli, profumi e aroma tipici della Mela Annurca, incorniciati dalle tenue e piacevoli note vanigliate che gli sono state conferite dall’utilizzo dei piccoli fusti di rovere nuovo, dove ha appunto fermentato il mosto del Kados. In bocca, il sorso entra ampio ed elegante, sapido, vellutato, ricco di una struttura setosa, un vino che conferma al retrogusto tutte le sensazioni precedentemente percepite e che permangono a lungo in bocca.
Il quarto vino degustato è stato il Bianca di Valguarnera IGT Terre Siciliane -Annata 2015 – 13,5% di volume alcolico.
Bianca di Valguarnera è ottenuto da uve a bacca bianca del vitigno Insolia, allevato ad alberello, con una resa massima di 1,2 Kg per pianta. È un vino bianco di grande tradizione, curato nei minimi particolari. Esso fermenta e matura in barrique di rovere per un minimo di otto mesi e per altri dodici mesi, affina in bottiglia coricate nella cantina a temperatura controllata, per acquisire eleganza e sviluppo dei profumi. Bianca di Valguarnera si distingue per il suo bel colore giallo dorato, che nonostante i cinque anni di vita, manifesta ancora delle belle nuance verdoline che, fanno comprendere quanto questo vino sia proiettato verso una vita sicuramente molto longeva. Al naso, si distingue per i profumi di fiori gialli essiccati, per i sentori di frutta matura a polpa gialla, per le interessanti ed eleganti note vanigliate non coprenti e per i profumi di frutta secca: albicocche, mandorle e nocciole. La maggior parte dei sentori percepiti sono in gran parte conferitigli dal sapiente uso della barrique. All’analisi gustativa, si concede con grande eleganza, pieno, caldo, morbido, la trama è particolarmente setosa, la sapidità e la mineralità anche in questo vino sono esaltate da una piacevole nota piccante che rende il sorso fresco al palato e fa concludere la degustazione con un fin di bocca elegante e persistente.
Dopo quattro vini bianchi, siamo passati a degustare i vini rossi.
Il quinto vino in degustazione è stato il Lavico IGT Terre Siciliane – Annata 2017 13,5% di volume alcolico.
Lavico è ottenuto da uve Nerello Mascalese in purezza. Le vigne di Nerello Mascalese sono poste a dimora nella Tenuta di Vajasindi sulle pendici dell’Etna e, come ci ha spiegato l’enologo Francesco Miceli, è lì che da sempre, grazie a un habitat ideale dato dall’altitudine, dalla luminosità, dalla temperatura elevata ma, mitigata dalle forti escursioni termiche, dalla ricchezza minerale del terreno in cui la componente lavica è preponderante e in costante evoluzione per via dell’attività del vulcano, che si ottengono tutte le condizioni ottimali per l’allevamento di vitigni a bacca rossa capaci di donare uve che, giunte a giusta maturazione, acquisiscono un’espressione aromatica unica. Lavico matura per 12 mesi in barrique di rovere selezionato. Alla vista si è presentato di color rosso rubino di buona intensità e con lievi nuance di colore granata. Al naso, sono emerse note di fiori a petalo rosso, di piccoli frutti rossi, toni speziati con qualche nota balsamica d’inchiostro di china e una bella nota vanigliata ben incorporata nel corredo olfattivo. In bocca, si è subito manifestato di grande struttura, caldo, sapido, elegante, morbido e ricco di estratti, la trama dei tannini “dolci” era austera, equilibrata e setosa. Tanta la corrispondenza retrolfattiva, accompagnata da una persistenza gustativa decisamente lunga ed elegante.
Il sesto vino in degustazione è stato Passo delle Mule IGT Terre Siciliane – Annata 2018 – 13,5% di volume alcolico.
Passo delle Mule è prodotto in purezza con uve di Nero d’Avola maturate pienamente al sole di fine Settembre sulle sinuose e ventilate colline della Tenuta di Suor Marchesa. Passo delle Mule (150.000 le bottiglie prodotte) è un riuscito assemblaggio di vini Nero d’Avola, che maturano per almeno dieci mesi in legno di quercia a grana molto fine, e di altri Nero d’Avola che maturano in vasche di cemento vetrificate; inoltre, affina in bottiglia per ulteriori 6-8 mesi, per acquisire, ancor più durante il periodo di evoluzione, carattere, eleganza e maggior ricchezza di profumi.
Passo delle Mule si presenta alla vista con un bel color rosso rubino molto intenso e con ricche nuance di colore viola purpureo. Al naso, emergono subito sentori di frutta matura: ciliegie della varietà Marasca, susine rosse, more di gelso nero selvatico e lamponi. Le note floreali richiamano in maniera molto tenue i fiori di geranio. Emergono inoltre, note speziate di piante officinali, d’inchiostro di china e di vaniglia che ingentilisce l’intero corredo olfattivo. In bocca, la sua struttura è subito avvolgente, calda, sapida, vellutata. I tannini presenti sono ben integrati ed eleganti. Ottima la corrispondenza olfattiva con la retrolfattiva. La degustazione si chiude con un’intensa persistenza aromatica e con un fin di bocca pulito e asciutto.
Il settimo vino è stato Duca Enrico IGP Terre Siciliane. Abbiamo degustato in anteprima l’annata 2015, con un volume alcolico di 14°.
Duca Enrico è stato prodotto per la prima volta nel 1984. È sicuramente uno dei vini simbolo dell’enologia italiana e internazionale ed è stato il primo vino a essere prodotto in purezza con le uve di Nero d’Avola, nella storia dei vini siciliani. Nasce solo dalle uve prodotte da alcune selezionatissime vigne allevate ad alberello (con una produzione massima per ceppo di un 1,2 Kg), poste a dimora nella Tenuta di Suor Marchesa, sulle colline di Riesi, in un terreno ricco di calcare, dove il clima mediterraneo, asciutto e ventilato offre un ecosistema in perfetto equilibrio. Le uve raccolte a giusta maturazione determinano la struttura piena di questo vino e gli conferiscono una grande longevità. Duca Enrico matura e si eleva per almeno 18 mesi in fusti di rovere francese che gli permettono di acquisire complessità e stile. L’affinamento in bottiglia di altri 18 mesi a temperatura controllat ne completa le sue caratteristiche organolettiche che lo rendono un vino innegabilmente elegante, sia al gusto, sia nel suo ricco corredo olfattivo. È decisamente un vino dal fascino aristocratico e dallo stile inconfondibile. Duca Enrico è nato dal desiderio dell’azienda Duca di Salaparuta di produrre un grande rosso, capace di affiancarsi alle più alte espressioni qualitative in campo enologico internazionale.
Duca Enrico all’analisi organolettica si concede con un bel colore rosso rubino intenso e con delle tenue sfumature tendenti al color granata. I suoi profumi eleganti e penetranti sono ricchi di note speziate, vanigliate, balsamiche (riconducibili all’inchiostro di china) e di frutta rossa matura; tra queste spiccano la ciliegia marasca, la prugna e la confettura di ribes nero. I sentori floreali presenti riportano alla memoria i bouquet di fiori a petalo rosso appassiti. L’ingresso in bocca è potente, caldo, sapido, vellutato, armonioso. Un vino talmente ricco di estratti che regala a tutta la cavità orale un’elegante sensazione tattile donata dai tannini ben fusi e levigati dal lungo affinamento e una gradevolissima piccantezza. Il sorso di vino, una volta deglutito, lascia una lunga persistenza aromatica e un fin di bocca che conferma appieno tutte le sensazioni in precedenza percepite.
Finita la degustazione della Top Selection di Duca di Salaparuta, siamo passati a degustare i gioielli enologici da meditazione delle Cantine Florio di Marsala.
Abbiamo iniziato con TERRE ARSE, un Marsala Riserva Vergine Secco DOC Annata 2003 – grado alcolico 19,0% in vol – Tipologia vino liquoroso.
I vigneti con i vitigni di Grillo a grappolo spargolo si affacciano sul mare a ridosso delle spiagge della fascia costiera a nord di Marsala e sono siti nel territorio delle Contrade di Birgi e Spagnola.
Le uve Grillo vengono vendemmiate manualmente nell’ultima settimana di settembre, a maturazione avanzata. La pressatura di queste uve, a elevato tenore zuccherino, passerà al mosto le preziose sostanze contenute nelle bucce. La fermentazione avviene a temperatura controllata. Si aggiunge poi, al vino ottenuto, solo il distillato di vino come concia, e secondo la tradizione del Marsala Vergine.
La tipologia Vergine è l’espressione più raffinata del Marsala. Nasce dal connubio di tre elementi: uve Grillo, ottimo distillato di vino e almeno dieci anni di affinamento in botti di rovere. L’aggiunta di minime percentuali di alcool permette di conservare le caratteristiche di ogni singola vendemmia, grazie a condizioni di maturazione durature, offrendo così l’opportunità di assaporarne le peculiarità e i tratti distintivi anche a distanza di decenni.
TERRE ARSE si presenta alla vista con un bellissimo colore oro carico leggermente ramato e con riflessi lucenti. Al naso, gli eleganti profumi ricordano i sentori di mallo di noce, di miele di corbezzolo e di mandorle e nocciole non eccessivamente tostate. Al gusto, si concede molto caldo, pieno, secco, sapido, armonico e con un fondo di spezie da cucina secche e di legnetto di liquirizia. La persistenza aromatica è piacevolmente lunga e arricchita da una nota retrolfattiva leggermente vanigliata.
Il secondo vino da meditazione che abbiamo degustato è stato il TARGA, un Marsala Superiore Riserva Semisecco DOC Annata 2006 – grado alcolico 19,0% in vol. Tipologia vino liquoroso.
Territorio di origine della provenienza delle uve Grillo: fascia costiera dei comuni di Marsala, Petrosino ed entroterra della provincia di Trapani. I Vigneti sono allevati ad alberello marsalese a circa 50 metri sopra il livello del mare. La vendemmia manuale avviene a maturazione avanzata delle uve nella seconda e terza settimana di settembre. La vinificazione ha inizio con la pressatura di uve a elevato tenore zuccherino per passare al mosto le preziose sostanze contenute nelle bucce. Segue la fermentazione a temperatura controllata e la preparazione della concia con l’aggiunta, al vino ottenuto, di mistella, mosto cotto e distillato di vino. Il TARGA matura per almeno 7 anni in botti di rovere di capacità pari a 1.800 litri, a cui segue un ulteriore affinamento di oltre un anno in antichi carati da 300 litri.
Il TARGA alla vista ci ha regalato un bel colore ambrato brillante, con leggere sfumature di colore topazio giallo. Al naso, si è concesso con grande intensità ed eleganza. Ampia la complessità dei profumi di frutta disidratata: albicocche, fichi prugne e datteri, a cui si sono aggiunti toni di frutta secca tostata e di tabacco Kentucky. In bocca, il gusto era pieno, elegante, generoso, sapido e vellutato. Nella retrolfattiva, tutti i profumi si sono amplificati e arricchiti di una piacevole nota di fiori essiccati di camomilla.
Abbiamo poi proseguito con il DONNA FRANCA, un Marsala Superiore Riserva DOC Semisecco Ambra – grado alcolico 19% vol – Tipologia vino liquoroso.
DONNA FRANCA è ottenuto da un blend di diverse annata di Marsala invecchiate in botti di rovere che, variano dai 15 ai 30 anni. I Marsala maturati separatamente, che hanno fatto parte del blend, sono stati selezionati dopo un’attenta valutazione del processo evolutivo di tutte le annate conservate nelle Cantine Florio.
La raccolta delle uve grillo, vendemmiate manualmente, avviene a maturazione avanzata nella seconda e terza settimana di settembre. Le uve selezionate provengono dalla fascia costiera del Comune di Petrosino, da vitigni di Grillo allevati tipicamente ad alberello marsalese. La vinificazione prevede, come gli altri due Marsala degustati, la pigiatura delle uve a elevato tenore zuccherino ma, con una pressatura decisa del pigiato per poter dare al mosto le preziose sostanze contenute nelle bucce. Dopo una lenta fermentazione, a primavera si prepara la concia, mediante l’aggiunta al vino ottenuto, di mistella, mosto cotto e distillato di vino.
Alla vista, DONNA FRANCA si presenta con una bella veste di colore topazio imperiale arancione molto intenso e con dei netti riflessi ambrati. Al naso ci regala profumi intensi di pesche e di albicocche sciroppate, di datteri caramellati, di miele di Ailanto, di papaya e mango disidratati e di spezie orientali dai toni dolci. Al gusto, si concede generosamente caldo, pieno, vellutato, morbido, sapido ed elegante. Nell’analisi retrolfattiva, conferma tutti i profumi che in precedenza ci avevano affascinato ma, arricchiti da un fondo aromatico vanigliato e da una leggera nota di chicchi di caffè torrefato della varietà arabica. La degustazione si è conclusa con una persistenza aromatica intensa e con un fin di bocca lungo e pulito.
Siamo giunti ormai all’ultimo vino in degustazione e già dispiaciuti di dover lasciare il bel clima di amicizia e di accoglienza che abbiamo vissuto, grazie a tutto lo staff di Duca di Salaparuta che ci ha accolto calorosamente, arriva inaspettata ma, graditissima la telefonata in vivavoce di Barbara Tamburini, new entry delle Tenute Duca di Salaparuta in qualità di consulente enologo che, compiacendosi per la visita, si è dispiaciuta di non poter essere stata presente per impegni presi precedentemente.
L’ultimo vino che abbiamo degustato è stato OLTRE CENTO, un Marsala Superiore Dolce Annata 2017 – grado alcolico 18% vol. Tipologia liquoroso.
OLTRE CENTO è l’ultimo nato tra i Marsala Florio. Affina in botti di rovere per almeno 24 mesi e regala una nuova esperienza di gusto. È ottenuto da uve a bacca bianca di Grillo e Catarrato. Le uve utilizzate, vendemmiate a mano, a maturazione avanzata, sono frutto dei vigneti coltivati ad alberello marsalese, posti a dimora nella fascia costiera del Comune di Marsala e nell’entroterra della provincia di Trapani.
La vinificazione di queste uve a elevato tenore zuccherino procede con una pressatura decisa per integrare al mosto tutte le preziose sostanze contenute nelle bucce. Anche per questo Marsala è prevista la fermentazione a temperatura controllata e la preparazione della concia con l’aggiunta al vino ottenuto di mistella, di mosto cotto e di distillato di vino. Uno dei segreti della produzione di un Marsala di qualità è l’invecchiamento; per questo OLTRE CENTO matura in botti di rovere di diversa capacità per almeno 24 mesi.
OLTRE CENTO si presenta alla vista, di colore ambrato e con cangianti riflessi di oro rosso antico. Al naso, si offre con profumi intensi e penetranti. Le prime note profumate che percepiamo sono di uva passa e di stecca di vaniglia che si vanno poi a unire alle note di spezie dolci: cannella, radice di liquirizia, cardamomo. In bocca, entra pieno, generosamente caldo, rotondo e vellutato, la dolcezza è ben equilibrata e per nulla stucchevole. Tutti i profumi percepiti sono riconfermati nell’analisi retrolfattiva, dove pero’ si aggiungono delle lievi note aromatiche di zafferano, di frutta a polpa gialla candita, di cioccolato fondente e di tabacco biondo. La degustazione si è conclusa, con una persistenza aromatica intensa e con un fin di bocca lungo e pulito.
L’indomani la comitiva si è diretta a Marsala per visitare le Cantine Florio, “Monumento di Cultura e Storia della Vitivinicoltura Mediterranea“. In cantina veniamo accolti dall’enologo Tommaso Maggio che ci invita subito a varcare le navate delle cantine storiche della Florio. Appena entrati sentiamo subito i piacevolissimi profumi dei legni delle botti centenarie dove affinano i grandi vini Marsala e veniamo praticamente rapiti dai profumi degli effluvi del Marsala in affinamento. Le cantine dove si affinano i vini (oltre 40.000 mila metri quadrati) sono tre, hanno quattordici tettoie lunghe che si estendono dai 165 ai 214 metri, sotto le quali si allineano le botti su tre file, le une sulle altre, per svariati metri di altezza. La prima entrando è la Garibaldi, la seconda è la Florio e la terza è la Ingham Woodhouse. La struttura delle Cantine Florio è risalente al 1833 e si presenta con una particolarità degli archi costruiti a sesto acuto con conci di tufo; la pavimentazione tradizionale è in battuto di polvere di tufo e tutte le sere la polvere smossa viene ben riposizionata con una scopa costruita con foglie di palma nana, nota con il nome di scopa di Giummara. Nelle cantine abbiamo avuto modo di vedere otto botti giganti costruite a mano nel 1903, con legni di rovere americano. Queste otto botti hanno una capienza che spazia dai circa 54.000 litri, sino a circa 63.000 litri. Le botti in totale presenti nelle cantine sono 2.000, così suddivise: 1400 caratelli e 600 botti (alcune anche di notevoli dimensioni) in rovere scuro di Slavonia (quelle con diversi decenni alle spalle) e in rovere bianco francese quelle più recenti.
La degustazione ha riguardato quattro vini TOP della FLORIO, con piccoli abbinamenti gastronomici. I vini in degustazione sono stati: BAGLIO FLORIO Marsala Vergine Riserva DOC 2002.
DONNA FRANCA Marsala Superiore Riserva Semisecco, che avevamo già degustato alle Cantine Duca di Salaparuta e pertanto, non ve lo racconteremo di nuovo.
MORSI DI LUCE IGT Terre Siciliane. PASSITO DI PANTELLERIA DOC.
Abbiamo dato inizio alle danze dei nostri recettori sensoriali con il BAGLIO FLORIO Marsala Vergine DOC Annata 2002 – grado alcolico 19%vol -Tipologia Liquoroso.
BAGLIO FLORIO nasce da uve Grillo dei vigneti coltivati ad alberello marsalese che si affacciano sul mare a ridosso della fascia costiera a nord di Marsala, nelle Contrade di Birgi e Spagnola. La vendemmia e la vinificazione è praticamente uguale agli altri Marsala da noi già descritti. BAGLIO FLORIO è un selezionatissimo Marsala Vergine, prodotto solo nelle migliori annate e affina per oltre dieci anni in antichi caratelli da trecento litri. La lunga permanenza in legno ha permesso a questo Marsala quello scambio importante d’ossigeno che ne ha favorito la complessità sensoriale e l’evoluzione. BAGLIO FLORIO prima della messa in commercio affina per almeno un altro anno in bottiglia.
Alla vista, si è concesso di un bel colore d’ambra limpida e di tonalità media, con riflessi lucenti di oro rosso antico e con qualche nuance di foglia di tabacco Kentucky non eccessivamente stagionato. Al naso, si è offerto con un spettro olfattivo decisamente complesso di: fiori gialli essiccati, spezie da cucina essiccate, nocciole e mandorle non eccessivamente tostate, legnetto di liquirizia, fungo porcino reale fresco e melata di bosco. In bocca, l’ingresso è stato generosamente caldo, sapido, morbido, setoso e particolarmente elegante e armonioso. Nella retrolfattiva, c’è stata una grande corrispondenza amplificata dei sentori e dei profumi percepiti all’analisi olfattiva che si è però arricchita di suadenti note vanigliate. La persistenza aromatica è stata lunghissima, la chiusura del fin di bocca, decisamente molto elegante.
Passiamo adesso a raccontarvi MORSI DI LUCE IGT Terre Siciliane – grado alcolico 15,5% in vol. Tipologia vino liquoroso.
MORSI DI LUCE è prodotto con uve Zibibbo, più note come Moscato d’Alessandria, provenienti dai vigneti selezionati e coltivati sull’isola di Pantelleria. Questo elegantissimo vino dolce, vinificato nell’isola di Pantelleria, fa un affinamento di almeno 10 mesi nelle barrique di selezionatissimo rovere che sono state prima utilizzate per la fermentazione e l’affinamento del vino Bianca di Val Guarnera di Duca di Salaparuta; affina poi per almeno due mesi in bottiglia. Le uve Zibibbo surmaturate sulle piante, vengono pressate in modo soffice, lasciando le bucce per un breve contatto a una temperatura controllata di 17°-18° C. Raggiunto il tenore alcolico di 5° – 6° si addiziona distillato di vino sino a circa 16° per bloccare il processo fermentativo e preservare così buona parte degli zuccheri del mosto.
Alla vista, MORSI DI LUCE si presenta limpido, con un bellissimo colore giallo oro lucido, con nuance che virano al giallo topazio dalle tonalità verdastre.
Al naso, si offre subito ricco di profumi di frutta a polpa gialla: albicocca, mango, pesca e papaya. Il suo corredo di profumi è cosi complesso che continua a regalare sentori di salvia sclarea, di scorza di agrumi, di miele di cardo e di vaniglia del Madagascar. In bocca, scivola decisamente morbido, vellutato, elegante, dolce, pieno e sapido. La retrolfattiva conferma appieno la parte aromatica dei profumi percepiti in olfattiva. MORSI DI LUCE è un vino dolce non stucchevole che permane a lungo in bocca dopo averlo deglutito.
Concludiamo le nostre degustazioni con il PASSITO DI PANTELLERIA DOC Annata 2014 – grado alcolico 14,5% vol.
Il PASSITO DI PANTELLERIA DOC della Florio viene vinificato nell’isola di Pantelleria con le uve Moscato di Alessandria, meglio conosciute in Sicilia con il nome Zibibbo. I vigneti sono posti a dimora su terreni di origine vulcanica dell’isola di Pantelleri; sono da sempre allevati ad alberello classico adagiato in piccole “coche” che li mettono a riparo dai forti venti africani. Dopo la raccolta, le uve sono messe ad appassire al sole in condizioni climatiche ideali. La passola, l’uva concentrata dal sole nelle sue ricchezze organolettiche, pigiata, origina il mosto che, fermentando lentamente a temperatura controllata, dà vita a un nettare di Zibibbo. Il vino, dopo un affinamento di cinque mesi in vasche di cemento, otto mesi in barrique di rovere già usate e circa 12 mesi in bottiglia darà alla luce il PASSITO DI PANTELLERIA DOC.
Alla vista, si dona con un bel colore giallo oro tendente all’antico, con leggere nuance di ambra dalla tonalità media e di foglie di tabacco cubano stagionate.
All’olfatto, è ampio e ricco, con netti sentori di uva passa, confettura di albicocca, cedro candito, finocchietto selvatico, cotognata, fichi secchi della varietà moscione e note di crème caramel alla vaniglia.
Al gusto, la sua dolcezza è mitigata ed equilibrata da una freschezza, che lo rende elegante e non stucchevole. Il corpo è pieno, la trama ha quasi una consistenza del miele di acacia, il sorso che si ha in bocca, non vuole cedere alla deglutizione in quanto la piacevolezza della sua struttura, la sapidità e la nota calda fan sì che il degustatore si goda appieno questo nettare. Questo vino passito chiude con una persistenza aromatica intensa e con un fin di bocca lungo e pulito.
Siamo giunti alla conclusione di questa nostra avventura con il giudizio unanime dei giornalisti e degli operatori che hanno sottolineato in vari momenti, il garbo, la gentilezza, la professionalità e lo stile di tutto lo staff delle Cantine Duca di Salaparuta e delle Cantine Florio che hanno ospitato in queste due realtà produttive il gruppo di Bio in Sicily.
La visita alle Cantine Duca di Salaparuta e alle Cantine Florio l’abbiamo raccontata, ma viverla è decisamente un’altra cosa. Pertanto, il consiglio che ci sentiamo di dare ai nostri lettori è quello di andarle a visitare, affinché anche loro possano vivere le stesse emozioni che abbiamo provato noi.
Direttore Responsabile
Nell’ottobre del 2006 nasce a Bracciano con sede legale in Roma “ Epulae Accademia Enogastronomica Internazionale” e con essa Epulae News il nostro giornale quotidiano online.
Epulae nel 2009 come previsto per legge sposta la sede legale a Cagliari in quanto viene riconosciuta dalla Repubblica Italiana con DPR 361/2000 e iscritta in data 22 giugno 2009 nel registro delle persone giuridiche negli uffici del Governo della Prefettura di Cagliari.
L’associazione Epulae è stata costituita allo scopo di promuovere i prodotti più veri, diffondere la cultura enogastronomica e difendere così i prodotti più tipici della nostra agricoltura, sempre più a rischio di estinzione, in quanto minacciata dai prodotti massificati, geneticamente modificati e per questo economicamente più vantaggiosi.
Lavorare per la qualità costa fatica e denaro, ma la passione per l’enogastronomia e per la nostra cultura ci sostiene e speriamo sostenga i tanti produttori e chef che hanno scelto questa strada.
E’ proprio in questo mondo sempre più globale che l’attenzione per il “particolare”, il piccolo, il territorio diventa importante, soprattutto per difendere e far conoscere le identità locali, fonti insostituibili di crescita culturale.
Qualcuno potrà pensare che ci siano anche troppe associazioni che operano in questo settore, ma Epulae non è nata per mettersi in competizione con le altre, è più una variante nuova del classico concetto di associazione, è un grande ombrello sotto il quale trovano casa tante sezioni ognuna dedicata ad un settore specifico del grande mondo dell’enogastronomia. Esperti di vino, birra, distillati, acque minerali, miele, olio, salumi, formaggi, caffè, specialisti in scienze dell’alimentazione, chef, pizzaioli, maestri dell’arte bianca, pasticcieri, gelatieri, ecc., hanno all’interno di Epulae il proprio spazio d’incontro e di confronto, uno spazio che si espande e diventa un grande crogiuolo culturale dove le esperienze di ognuno e dei vari gruppi si fondono in un movimento unico di sostegno e di divulgazione della cultura enogastronomica. Epulae è il nome latino che identifica i cibi. E proprio nell’antica Roma, in occasione di feste religiose, ad alcuni cittadini romani veniva riconosciuto il diritto di banchettare pubblicamente in tavole imbandite dei migliori cibi e bevande, sotto la guida di un collegio sacerdotale.
Proprio come allora, anche oggi, nella nostra associazione ci avventuriamo alla scoperta dei cibi e delle bevande della nostra terra, sotto la guida dei maestri di Epulae, per conoscere, imparare e cogliere gli aspetti sensoriali e culturali dei cibi. Anche il simbolo della nostra associazione racchiude, in una visione artistica, i concetti cari ai soci fondatori ed ai nostri membri. L’anfora romana, recipiente per il trasporto delle derrate alimentari e del vino, viaggiava sulle navi per giungere alle tavole dei nobili commensali, portando con loro un carico di novità, cultura ed esotismo dal luogo di produzione alle tavole di Roma. Un modo per scambiare saperi e sapori e per unire sulle tavole i quattro angoli dell’Impero. Ed è sopra l’anfora, per i romani simbolo del corpo contenitore dell’anima, che si disegnano le onde del Mare Nostrum, il Mediterraneo, grande via di comunicazione del mondo antico e che ancora oggi rappresenta il luogo d’incontro di mondi e culture diverse, che sulle sue sponde si affacciano, si confrontano e si fondono. Ed è nelle terre che si affacciano sul Mediterraneo che sono venute a contatto le culture del mondo antico, luoghi di incontro dove sono nate tradizioni enogastronomiche uniche e spettacolari, fusione di gusti e di sapori che sulla tavola raccontano storie di scontri ed incontri tra il nord ed il sud del Mediterraneo.
Percorrendo lo stivale dal sud al nord, si scopre una tradizione enogastronomica ricca di sapori, elaborata ed arricchita nei millenni dai popoli che hanno attraversato l’Italia. Profumi e sapori che si incontrano e si fondono, dagli appennini alle alpi, raccontando storie e sapori di culture diverse. L’associazione è nata quindi con lo scopo di promuovere e diffondere la cultura alimentare, enologica, gastronomica e dell’analisi sensoriale attraverso attività di promozione, formazione, editoriali e turistiche.
L’associazione è presente con delegazioni o referenti nel Lazio, Veneto, Sardegna, Sicilia, Puglia, Calabria, Lombardia, Liguria, Piemonte, Toscana, Umbria e sedi estere negli Stati Uniti, Argentina, Nuova Zelanda Australia, Canada, Svizzera, Danimarca, Francia e Giappone. L’associazione opera suddivisa in sezioni, ognuna delle quali raggruppa uniformemente per competenze gli iscritti. Sommelier-enogastronomi, giornalisti di enogastronomia, analisti sensoriali degli alimenti, esperti degustatori, esperti in scienze dell’alimentazione, esperti in storia dell’alimentazione, chef in progress, rural chef pizzaioli, panettieri, pasticcieri, cioccolatieri, gelatieri e barman, che opereranno nelle proprie sezioni, per fare attività di promozione e formazione, organizzando corsi grazie ai quali i nostri associati potranno contare su opportunità di formazione continua, ampliare il proprio bagaglio di competenze, confrontarsi con i colleghi e acquisire attestati di qualificazione che ne certifichino le competenze teorico-pratiche.
Con questo spirito è nata anche Epulae News “Wine and Food Magazine”, la testata giornalistica online, anche organo d’informazione dell’associazione, attraverso la quale vengono promosse le attività, i corsi di formazione e le iniziative messe in campo dai nostri associati. Il giornale online sarà anche il luogo dove le varie delegazioni potranno promuovere le proprie attività, il territorio ed i prodotti locali. Uno spazio dove i soci potranno parlare delle proprie esperienze, suggerire iniziative e promuovere aspetti particolari della cultura enogastronomica, ma aperto anche ai lettori occasionali che vorranno inviarci il proprio contributo.