Bandol ovvero la macchia mediterranea in un grande vino rosso.

La Provenza è conosciuta soprattutto per i suoi vini rosati, ottimi per accompagnare le nostre cene d’estate. Chi cerca un po’ più a fondo però, troverà delle grandi sorprese nella sua produzione di vini bianchi e rossi. E, soprattutto, nell’uso di vitigni poco comuni altrove.

Ieri sera mi trovavo a dover scegliere il vino con cui accompagnare un piatto di carne rossa marinato per molto tempo in una salsa al rosmarino. Un qualunque vino abbastanza tannico e strutturato avrebbe fatto l’affare, ma per un abbinamento ancora più riuscito mi è venuto in mente il Bandol rosso.

Bandol è un paesino di pescatori a meno di un’ora di macchina da Marsiglia che si nasconde tra dolci insenature mediterranee ed è circondato da un’odorosissima macchia mediterranea. Da un secolo la cittadina è un’apprezzatissima stazione balneare, ma sulle colline che sovrastano il suo centro i viticoltori hanno trovato un ottimo microclima per coltivare le loro viti.

Il Domaine Tempier è la tenuta che produce i vini più apprezzati da pubblico e critica, ma cercando bene si riescono a trovare alternative più economiche e allo stesso tempo qualitative. Il vitigno bianco faro della cittadina è il Clairette, mentre per il rosso il segno distintivo di Bandol è il Mourvèdre. Vitigno con origini spagnole, il Mourvèdre ha bisogno di moltissimo sole per arrivare a maturazione e per questo è poco piantato altrove. Produce vini molto tannici e alcolici, ed è spesso usato in assemblaggi con il Syrah e il Grenache per dare struttura e intensità aromatica.

La sua grande caratteristica, amata e ricercata dai sommelier, è rappresentata dalle note di macchia mediterranea e di selvaggina che riesce a sprigionare. Con piatti di carne rossa conditi con erbe mediterranee, proprio come il rosmarino, questa nota aromatica del vino si unirà alla perfezione a quella del piatto.

Il vino che ho assaggiato ieri sera è stato prodotto dal Domaine de la Bastide Blanche nel 2019, con una netta predominanza del Mourvèdre (76%) sul resto dell’assemblaggio (Grenache, Cinsault, Syrah e Carignan).

Parliamo di un vino che sprigiona davvero delle note animalesche e quindi forse non incontra la soddisfazione della maggioranza del pubblico. Tuttavia, questi aromi ricordano a tutti che il vino è essenzialmente un prodotto agricolo con un forte legame con il suo territorio e con la natura in generale. Promosso a pieni voti.