Bio in Tour : due chiacchiere con il presidente Andrea Campurra

di Fulvio Falbo

Nell’Italia che cambia, tra campagne, citta, degustazioni e seminari, c’è un camper che gira il Paese con una missione precisa: far capire quanto il biologico non sia solo una scelta alimentare, ma una visione del mondo.

Andrea Campurra, presidente del Distretto Biologico Regionale Sardegna Bio e della Rete Nazionale dei Distretti Biologici d’Italia, accompagnato e coadiuvato da Aldo Buiani, direttore del Distretto Sardegna Bio, sta portando avanti un progetto ambizioso e concreto, con un’energia contagiosa che mescola passione e pragmatismo. Il suo nome è legato a Bio in Tour, un’iniziativa che attraversa dieci regioni italiane con l’obiettivo di far conoscere, promuovere e rafforzare il valore dell’agricoltura biologica. Ma non è solo una questione di promozione: è un vero e proprio movimento itinerante che crea connessioni tra territori, produttori, istituzioni e cittadini.

Nella foto, Andrea Campurra

Campurra si definisce un presidente “con le scarpe sporche”, perché vive il suo ruolo camminando in mezzo ai campi, parlando con i contadini, assaggiando i prodotti, affrontando bandi e burocrazia per semplificare il passaggio al biologico per centinaia di aziende. E il Bio in Tour è l’emblema di questo approccio. Ogni tappa è un microcosmo di attività: si parte con un momento seminariale, dove si parla di buone pratiche agricole, opportunità del biologico e sviluppo dei distretti locali. Poi si entra nel vivo con il villaggio biologico, dove i produttori possono far degustare i loro prodotti e raccontare le loro storie, a diretto contatto con i consumatori. Infine, una parte forse meno visibile ma fondamentale: tavoli consulenziali gratuiti per chi vuole iniziare a convertire la propria azienda al biologico o semplicemente capirne di più. Non si tratta solo di parole, ma di strumenti, supporti tecnici, esperti sul campo, tutti coordinati dal team di Campurra.

Il progetto, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole tramite un bando specifico per le associazioni dei produttori biologici, ha già toccato diverse regioni: Marche, Sardegna, Calabria, Lazio, Molise, Abruzzo e Toscana. A breve arriveranno anche Sicilia, Liguria e Piemonte. In ogni luogo, il biologico diventa protagonista, con un focus particolare sulla dimensione locale e sulla possibilità di costruire economie sostenibili che partano dai territori. L’idea non è solo quella di promuovere un’etichetta “bio”, ma di creare una cultura diffusa che abbracci tutto: dalla produzione alla trasformazione, dalla distribuzione fino al consumo consapevole.

Ma chi c’è dietro tutto questo fermento? Il Distretto Sardegna Bio è un gigante che però si muove come un artigiano. Conta ormai oltre mille aziende, dalle più piccole realtà familiari fino alla più grande cooperativa lattiero-casearia d’Europa, Arborea. Ha chiuso la prima filiera biologica della carne in Sardegna, un traguardo importante che mostra quanto il lavoro del distretto sia anche profondamente operativo e strategico. Campurra non parla solo di sogni: lavora per filiere chiuse, per mercati trasparenti, per un biologico che non sia un lusso ma un diritto accessibile. E lo fa con una rete di relazioni ampia, che non esclude nessuno: Coldiretti, Confcommercio, CIA, Agrocepi. L’importante è collaborare, creare sinergie, condividere un obiettivo comune.

L’idea che sta alla base dei distretti del bio è semplice ma potente: mettere insieme aziende che condividono una visione sostenibile dell’agricoltura e accompagnarle nella crescita. Non è un’associazione calata dall’alto, ma un’organizzazione che nasce dal basso, ascolta le esigenze del territorio e si adatta. Da qui l’idea di costruire anche un marketplace dedicato, dove i prodotti dei distretti possano essere acquistati direttamente online. Perché il contatto diretto con il consumatore è fondamentale, ma serve anche stare al passo con i tempi e con le tecnologie.