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Cantina Beconcini, custodi del Tempranillo di Toscana

(ph. courtesy Pietro Beconcini Winery)

Nel tepore dorato di un pomeriggio settembrino, accompagnato da Claudia Marinelli, fine conoscitrice delle Terre di Pisa, ho percorso l’antica Via Francigena fino a San Miniato, dove sorge la Cantina Beconcini. Un luogo di rara autenticità, in cui la memoria agricola toscana si fonde con una visione enologica sperimentale e colta.

Le origini affondano negli anni Cinquanta, quando Giuseppe Beconcini — allora mezzadro della tenuta Ridolfi — decise di riscattare le terre che per una vita aveva lavorato. Da quel gesto visionario nacque un’azienda poliedrica, ereditata poi dal figlio Pietro, che innalzò il vessillo del Chianti classico in quei fiaschi impagliati che ancora oggi profumano di Toscana antica.

Il cambio di passo avviene negli anni Novanta, con Leonardo Beconcini ed Eva Bellagamba. In un’epoca attratta dai vitigni internazionali, Leonardo scelse l’introspezione: studiare il proprio suolo, leggere la vigna. La microzonazione e la selezione massale divennero strumenti di conoscenza, portandolo all’individuazione di due cloni di Sangiovese dalla vibrante longevità e struttura succulenta.

San Miniato, incastonata fra Arno, Elsa ed Egola, beneficia di un terroir sorprendente: brezza marina, altitudini temperate, suoli marnosi e ricchi di minerali. Un equilibrio pedoclimatico che consente una viticoltura biologica, priva d’irrigazione, nutrita da concimazioni organiche e da un rispetto quasi liturgico dei cicli naturali. In cantina, fermentazioni spontanee in cemento, riposi lenti in botti di Slavonia o in piccoli legni francesi e un tocco umano costante traducono filosofia e territorio in materia liquida.

Nel solco di questa coerenza, la cantina ha riscoperto antichi vitigni come la Malvasia Nera, divenuta testimone tangibile della biodiversità autoctona. Ma è con la scoperta del misterioso “vitigno X”, poi riconosciuto come Tempranillo dopo undici anni di studi genetici, che Beconcini ha scritto una pagina di storia. Forse approdato in Toscana con i pellegrini iberici lungo la Francigena, questo vitigno, allevato su suoli marino-argillosi, offre vini di sorprendente verticalità: tannini cesellati, trama speziata e un’eleganza più setosa della controparte spagnola.

Vite di Tempranillo, centenaria e a piede franco
Grappolo di Tempranillo

Oggi il 30% della superficie vitata è dedicato al Tempranillo, protagonista nelle interpretazioni IXE e Vigna Le Nicchie, affiancato dal Sangiovese del cru Reciso. Beconcini si muove controcorrente, fedele al principio che l’innovazione autentica nasce dall’identità. Il suo percorso dimostra che la Toscana non teme di reinventarsi pur restando fedele al proprio DNA culturale.

Eva è una meravigliosa padrona di casa e in mezzo a mille faccende domestiche, clienti e vendemmia, riesce a trovare del tempo di qualità per condurci in una bella sessione di assaggio dei loro prodotti, percorrendo un itinerario sensoriale che intreccia rigore tecnico e poesia territoriale.

PRS Anno Zero 2024 – Toscana IGT (Malvasia Lunga)
Prima espressione in bianco della cantina. Vino di purezza cristallina, dal profilo olfattivo nitido di biancospino e agrumi. Bocca piena, calibrata da un’elegante vena amaricante e da un finale sapido, di precisione salina.

VEA 2021 – Toscana IGT (Trebbiano)
Macerazione di 40 giorni, fermentazione in cemento e parziale maturazione in tonneaux. Giallo dorato profondo, naso di frutta matura e lieve nota smaltata. Freschezza vibrante, corpo strutturato e chiusura lunga, quasi tannica.

Fresco di Nero 2024 – Toscana IGT Rosé (Tempranillo)
Rosato di tensione e succosità, nato da breve macerazione. Sorso dinamico, minerale, di limpida linearità; perfetto con piatti di tartufo e cucina fusion.

Terrazze 2022 – Toscana IGT
Assemblaggio da nove varietà autoctone e alloctone (tra cui Tempranillo, Canaiolo, Gran Noir, Bonamico, Trebbiano Nero, Colorino, Malvasia Nera) vinificazione sequenziale in base alla maturazione. Esprime profumi balsamici e stratificati, con eco di macchia mediterranea e prugna secca. Vino di territorio e memoria.

Antiche Vie 2024 – Chianti DOCG
Blend di Sangiovese (70%), Colorino (10%), Trebbiano (10%) e Malvasia Nera (10%). Affinamento in cemento, struttura slanciata, acidità precisa e ritorno sapido. Un Chianti di tradizione e modernità.

Chianti Riserva DOCG (2020 – 2010)
Doppia annata a confronto: la 2020 mostra materia e speziatura, tannino setoso e finale tostato; la 2010 offre terziari evoluti, equilibrio e profondità timbrica. Entrambe autentiche interpretazioni di classicità toscana.

Maurleo 2022 – Terre di Pisa Rosso DOC
Sangiovese (60%), Malvasia Nera (40%), Canaiolo (10%).SuperTuscan dal cuore toscano. Malvasia Nera delicatamente boisé, Sangiovese in botte grande. Tannino dolce, frutto maturo e vibrante armonia d’insieme.

Reciso 2020 – Terre di Pisa DOC Sangiovese
Vigna di tre ettari a San Miniato, soggetta a interruzione linfatica pre-vendemmiale, ottenuto da due cloni di Sangiovese la cui età delle viti è rispettivamente è del (30%) 45 anni, (70%) 25 anni. Sorso denso, tannino serrato e stratificazione aromatica di mora, cacao e caffè. Finale incisivo e lungo.

IXE 2022 – Toscana IGT (Tempranillo)
Espressione giovanile e sincera: colore rubino-bluastro, naso salino, con un palato bilanciato da acidità vibrante e tannino di fine grana.

Vigna Le Nicchie (2018 – 2009) – Toscana IGT (Tempranillo)
Selezione iconica da viti ultracentenarie. La 2018 offre complessità e velluto;
la 2009 incarna profondità e materia, con note empireumatiche di tostatura e un finale che vibra a lungo come un ricordo. Un vino di una bellezza d’altri tempi.

Caratello 2010 – Vin Santo del Chianti DOC
È un vino da dessert speciale, prodotto da una miscela di uve bianche e nere Malvasia, Trebbiano e San Colombano, da viti di oltre 40 anni su un vigneto di 0,8 ettari. L’uva cresce su terreni arenari ad alto pH, fossili marini e abbondante argilla, a 100-150 sl.l.m. Con 3500 viti per ettaro e 2 kg per vite, raccolte nei primi dieci giorni di settembre, vengono essiccate per cinque mesi, creando un vino potente con il 17% di alcol e 6,80 g/l di acidità, imbottigliato in bottiglie da 1500 da 75 cl.La vinificazione è tradizionale e unica: dopo l’essiccazione, fermenta in botti completamente sigillate di rovere e castagno, dove matura anche per sei anni. Questo gli conferisce un colore ambrato molto seducente, con una consistenza ricca e densa. Il naso è un parco giochi per gli estimatori: miele e albicocca candita. Piccoli sbuffi di zafferano e cannella. In bocca, è succulento, denso e vellutato, con un finale asciutto e leggermente iodato. Mai stucchevole, un vino strepitoso, con un finale sapido e iodato che lo eleva tra i grandi vini dolci italiani. Si, mi è piaciuto!

Aria Occhio di Pernice 2009 – Vin Santo del Chianti DOC (Sangiovese 100%)
Rosso aranciato, complesso di frutta secca e miele di castagno. Bocca avvolgente, vellutata, dolcezza equilibrata da tocco ossidativo e persistenza magnetica.

(Line-up della degustazione)

Un’azienda che consiglio a tutti di visitare, incastonata, come una gemma, in un territorio da scoprire lentamente.
Una bellissima storia, raccontata con passione e umiltà.
Vini veri e schietti come Leonardo ed Eva.

www.pietrobeconcini.com
Via Montorzo, 13/A, San miniato (PI)
[email protected]