COLDIRETTI ORISTANO: OLIVICOLTURA SARDA, ULTIMI 10 ANNI CALANO IMPRESE E PRODUZIONI.
PER INVERTIRE LA ROTTA PUNTARE SULLE OP. IL RUOLO VIRTUOSO DELL’APOS NEL COMPARTO
L’olivicoltura in Sardegna, sulla scia del trend nazionale, negli ultimi 10 anni non viaggia a gonfie vele. Sia dal lato delle aziende (-36% nel 2022 sul 2021) che delle produzioni (-13% produzione tra il 2022 e il 2021). Ma una risposta a questo decennio altalenante sui numeri per far ritornare l’isola a livelli più importanti è data dall’aggregazione dei produttori per avere le giuste tutele e sostegni per i mercati. Aggregazione che per il settore è sinonimo di Op e sul comparto Apos (l’Organizzazione regionale dei produttori olivicoli) si mette ancora in gioco. È quanto emerso oggi dall’incontro organizzato dalla Società Cooperativa Agricola Op per il settore olio d’oliva, olive da tavola e altri prodotti, che fa riferimento a Coldiretti Sardegna, in collaborazione con Coldiretti Oristano. All’appuntamento hanno partecipato oltre ai vertici di Apos e di Coldiretti Oristano, anche olivicoltori, trasformatori ed enti.
SARDEGNA. Dai dati illustrati dal direttore di Coldiretti Oristano, Emanuele Spanò è emerso anche come la Sardegna produca circa 3.200 tonnellate di olio d’oliva (1% del sistema nazionale) con oltre 43 mila ettari di superficie olivicola coltivata (dati Istat-Ismea al 2021). L’Isola, per l’olio di oliva nel 2022, ha registrato un calo del 13% di produzione con 3.142 tonnellate prodotte rispetto alle 3.600 dell’anno precedente. Sul fronte del numero di aziende agricole la Sardegna in dieci anni è risultata in calo del -35% (più o meno in linea con la perdita della media nazionale -31%). Nell’isola, quindi, le aziende produttrici tra il 2010 e il 2020 sono passate dalle 31.212 alle 20.382.
COLDIRETTI. Secondo Spanò “per ridare vigore al comparto è necessario il rafforzamento delle organizzazioni di produttori per aiutare a contrastare meglio i problemi del settore tra cui una produzione fortemente altalenante, una filiera troppo polverizzata, un consumo che in supera la produzione e le condizioni climatiche sempre più difficili – sottolinea – inoltre l’aumento del riscaldamento e della siccità e quello della frequenza di eventi meteorologici estremi, sono alcuni dei problemi che gli olivicoltori stanno affrontando e dovranno affrontare nei prossimi decenni – conclude – ecco perché dobbiamo puntare a rafforzare la ricerca per farle assumere un ruolo sempre più importante per fornire indicazioni su come adattarsi ai cambiamenti climatici e mitigare gli impatti negativi degli stessi sulla produttività degli oliveti e aiutare l’espansione delle Op come assistenza alle imprese”.
APOS. Un percorso verso l’aggregazione che vede protagoniste le aziende con “quelle strutturate che devono creare un circolo virtuoso per sostenere quelle meno strutturate e le Op hanno questo ruolo di accompagnamento – sottolinea Antonello Fois, presidente dell’Op Apos – le organizzazioni di produttori servono a evitare la cannibalizzazione delle aziende economicamente più piccole da parte delle altre dando dignità a tutti”. Tra gli obiettivi ci sono anche quelli di “sostenere la redditività del mondo della produzioni e provare a contrastare i fenomeni in atto del calo di ricambio generazionale o l’abbandono degli oliveti storici, perchè l’olio ha valore culturale ma deve averlo anche dal lato paesaggistico e soprattutto economico”. Tra i servizi offerti dall’Op ai produttori, rimarcano i vertici Apos ci sono anche quelli di assistenza tecnica capillare nei territori. Intanto Apos è al lavoro per lanciare il progetto di filiera con l’obiettivo sia di “far confluire le produzioni degli associati in un unico contenitore per lavorare sotto un progetto capace di dare nuove prospettive di mercato – sostiene Fois – ma anche per valorizzare il prodotto sardo puntando sull’identità di un olio sempre più riconoscibile”.
ALTRI DATI. Dai lavori è emerso anche, sul fronte internazionale, che l’annata 2022-2023 è stata una delle più scarse degli ultimi anni con meno di 2,5 milioni di tonnellate prodotte mentre la produzione europea si è attestata al minimo nell’ultimo decennio con 1,37 milioni di tonnellate. Sempre dal lato internazionale il maggior produttore olio di oliva resta la Spagna con 663 mila tonnellate nel 2022/2023 ma con produzioni in forte rallentamento. L’Italia si attesta a 241 mila tonnellate previste per la campagna 2022/2023 con un calo di produzione rispetto all’annata precedente del -26,7% (ma i numeri sono ancora più impietosi con il dimezzamento delle produzioni passate da 500 mila tonnellate del 2009 alle circa 241 mila attuali). L’Italia è comunque in linea con la media di produzione mondiale -26,5%. Unici paesi in crescita sono la Grecia (+50,9%) e la Turchia (+17%). Maggior produttore italiano resta la Puglia che però cala del 52%, mentre sono in controtendenza sui cali generali di aziende olivicole il Piemonte (+202%), la Valle D’Aosta (51%) o la Lombardia (+132%).
Matteo Piga
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