Confagricoltura Brescia mette sotto i riflettori, alla Fazi di Montichiari, il tema del risparmio idrico, per prospettare soluzioni per l’agricoltura moderna.

Brescia, 22 ottobre 2022

La stagione agricola è ormai agli sgoccioli, ma il tema della carenza di acqua è ancora attualissimo, drammatico come lo è stato l’estate scorsa. Ancora oggi le riserve negli invasi idroelettrici montani e nei grandi laghi sono inferiori del 53 per cento rispetto alla media, a causa sia della scarsità di precipitazioni dello scorso inverno-primavera e per le temperature altissime dell’estate e dell’assenza prolungata di pioggia.

L’acqua in agricoltura in questo momento non serve, ma l’appello arrivato questa mattina dalla Fazi di Montichiari, dal convegno “Risparmio idrico: quali soluzioni per l’agricoltura moderna?” di Confagricoltura Brescia è a non abbassare la guardia, in vista della prossima stagione: per non ritrovarsi nella difficile situazione del 2022 serve iniziare da subito a lavorare e trovare le soluzioni migliori per il territorio bresciano.

All’incontro, nella sala Scalvini, sono intervenuti Isabella Ghiglieno, ricercatore dell’Università di Brescia, che ha parlato dei nuovi approcci sistemici per l’uso sostenibile in agricoltura, Riccardo Magistrali del dipartimento agro-technical di Netafim Italia, che ha approfondito l’irrigazione di precisione, e Andrea Azzoni, vicedirettore generale della direzione Agricoltura di Regione Lombardia, che ha analizzato le politiche di programmazione in corso. È stata proprio la Regione, nei giorni scorsi, a individuare i territori nei quali si sono registrati danni alle aziende agricole per la siccità: nel Bresciano si tratta di tutti i 205 Comuni, nessuno escluso, e di tutte le produzioni agricole. L’ammontare dei danni sarebbe attorno ai 43 milioni di euro (417 milioni in Lombardia). Solo gli uffici di Confagricoltura Brescia hanno inviato segnalazioni per 400 aziende, per danni di oltre 15 milioni e mezzo.

Il Presidente di Confagricoltura Brescia Ing. Giovanni Garbelli


A tracciare lo scenario e i possibili rimedi è stato il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli, che ha invocato ancora una volta, dopo averla chiesta più volte, “un’azione di sistema, con tutti gli attori, per mettere in campo le misure necessarie a invertire la rotta nel medio-lungo periodo, lavorando in sinergia per garantire il corretto equilibrio nell’uso della risorsa. Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi e non esiste una sola soluzione: serve investire sull’ottimizzazione e la manutenzione delle infrastrutture e delle reti di irrigazione, snellire la burocrazia per i pozzi, crescere la fascia di regolazione dei laghi e delle aste fluviali, monitorare costantemente le riserve e molto altro. Il 2022 è stato un anno catastrofico: ora, a bocce ferme, è il momento di ragionare in modo serio su un piano strutturale, per evitare di trovarsi di nuovo in difficoltà.
Il piano strategico strutturale individuato da Confagricoltura dovrebbe essere corale, ovvero ideato e attuato dall’intero territorio, dalle associazioni, dalle istituzioni e dalla politica, prevedendo a esempio la realizzazione di sistemi di irrigazione più efficienti e di misure che consentano una minore dispersione dell’acqua, considerando che nel Bresciano il sistema maggiormente utilizzato è a scorrimento. Oltre ai fondi del Pnrr, fondamentali sono gli “Incentivi per investimenti finalizzati alla ristrutturazione o riconversione dei sistemi di irrigazione” del Psr, volti a favorire la riconversione del sistema irriguo da scorrimento ad aspersione e micro irrigazione e gli investimenti in mezzi di irrigazione evoluti, come i pivot, nelle aziende agricole.
“L’agricoltura ha ridotto di quasi il 30 per cento il consumo di acqua, impegnandosi ad adottare modelli sostenibili di gestione, come l’irrigazione di precisione – aggiunge il presidente Garbelli -. Ma solo questo non basta, serve mettere mano con urgenza all’intera rete idrica nazionale, che dopo trent’anni di abbandono è in pessime condizioni. In Italia solo l’11 per cento dell’acqua piovana viene trattenuta: è necessario rinnovare i sistemi irrigui, sanare la rete dell’acqua potabile, che perde il 42 per cento tra immessa ed erogata, ripristinare e rinnovare una rete infrastrutturale vecchia, con un tasso di dispersione elevato, costruire nuovi invasi e migliorare l’utilizzo delle acque reflue, una delle sfide più importanti dell’economia circolare. Oltre a un nuovo piano di investimenti nel settore idrico”.