EPULAE NEWS Il giornale dedicato ai vini, distillati, cibi, eventi, ospitalità e turismo esperienziale enogastronomico

Il Castello di Tagliolo e il suo Ovada: il vino come eredità di un confine antico

Il Castello di Tagliolo e il suo Ovada: il vino come eredità di un confine antico

di Francesco Piccat
A Venturella Lanza di Trabia, il cui gesto di amicizia ha trasformato una visita in un viaggio, e un viaggio in una storia da raccontare. A lei, la mia sincera gratitudine

Nel Monferrato meridionale, là dove le colline scendono verso l’Appennino e il fiume Orba traccia una curva luminosa tra vigne e boschi sorge il Castello di Tagliolo, una presenza che domina il paesaggio da secoli. Qui, il vino non è soltanto materia agricola: è un gesto di continuità tra storia, territorio e memoria.

Siamo nel cuore di quella regione storica che la tradizione chiama Oltregiogo: una fascia di territori piemontesi immediatamente a nord del crinale appenninico, da sempre legata ai percorsi che collegano la Pianura Padana alla Liguria. L’Oltregiogo comprende luoghi come Ovada, Silvano, Cremolino, Belforte e, naturalmente, Tagliolo Monferrato. È un’area collinare dove le influenze liguri e piemontesi si intrecciano in modo naturale, nel dialetto, nella cucina e nella geografia.

Dal XIV secolo emergono fonti che attestano la presenza e l’interesse delle famiglie genovesi nella zona, in particolare attraverso feudi affidati a lignaggi come gli Spinola e i Doria. Non si tratta di un controllo continuo o esclusivo della Repubblica di Genova — il territorio subì infatti anche fasi di dominio visconteo, sforzesco e imperiale — ma è certo che Tagliolo fu, in diversi momenti della sua storia medievale, nell’orbita politica e feudale genovese.Allo stesso modo è confermato che il castello occupava una posizione strategica lungo alcune vie di transito appenniniche, parte di quell’insieme di percorsi che univano il Piemonte al Levante ligure. Questo ruolo di punto elevato e sorvegliato è ricordato nelle cronache locali e nella documentazione storica, senza la necessità di attribuirgli funzioni più ampie o determinanti.

Il Marchese Luca Pinelli Gentile, attuale custode del castello, non si limita a proseguire la tradizione vitivinicola di famiglia: ne è il primo ambasciatore. Con un senso dell’accoglienza raro e autentico, apre le infilate delle sale storiche del maniero — ambienti che conservano arredi, documenti e memorie di secoli — offrendo ai visitatori l’opportunità di respirare la storia che accompagna la vita del feudo.

Allo stesso modo, il marchese apre con orgoglio anche le cantine del castello, un dedalo di ambienti antichi dove il vino riposa e dove la continuità del gesto agricolo si tramanda di generazione in generazione.

Luca Pinelli Gentile ama ricordare che “un vino racconta davvero se stesso solo quando si vede dove nasce”, e nelle sue visite non manca mai di elogiare il lavoro paziente, rigoroso e appassionato che la famiglia porta avanti da secoli. In questo dialogo tra ospitalità, memoria e produzione, il castello diventa non solo un luogo da visitare, ma un’esperienza completa: un incontro diretto con l’anima dell’Oltregiogo.

In questo paesaggio di confine — geografico, culturale e storico — nasce una delle espressioni più identitarie del Piemonte meridionale: il Dolcetto di Ovada Superiore DOCG, un vino che porta con sé la memoria delle sue colline.

Un territorio che parla attraverso la sua denominazione

Secondo il disciplinare della denominazione Dolcetto di Ovada Superiore / Ovada DOCG, le uve provengono esclusivamente da vigneti collinari, fino a 600 metri, impiantati in terreni argillosi, tufacei e calcarei. La zona di produzione comprende 22 comuni dell’Ovadese, tra cui Tagliolo Monferrato, con epicentro Ovada.

Il vitigno è Dolcetto in purezza, ricondotto storicamente proprio a quest’area, tanto che nell’Ottocento veniva descritto come Uva Ovadensis. Le condizioni pedoclimatiche dell’Oltregiogo favoriscono maturazioni equilibrate, con vini dal profilo più profondo rispetto ad altre zone dolcettiste del Piemonte.

Dentro la cantina del castello: la disciplina come forma di rispetto

I vini del castello seguono fedelmente i requisiti della DOCG:

  • resa massima di 7 t/ha,
  • 12 mesi di affinamento minimo, che diventano 20 mesi nelle versioni vigna,
  • vinificazione e invecchiamento obbligatori nella zona di produzione,
  • resa uva/vino non superiore al 70%.

L’obiettivo è custodire nel calice la voce autentica del Dolcetto dell’Ovadese.

Il profilo del vino: l’identità nel bicchiere

Il disciplinare descrive un vino:

  • rosso rubino tendente al granato,
  • vinoso, talvolta etereo,
  • asciutto, con nota mandorlata,
  • 12,5% vol. minimo (13% nelle menzioni vigna).

Nelle etichette del Castello di Tagliolo — come La Castagnola o Ovada — queste caratteristiche diventano un racconto: la viola e la ciliegia scura emergono nette, il tannino è fine, il finale asciutto e persistente. È un Dolcetto che non rincorre la giovinezza, ma la profondità.

Il castello, il paesaggio, il tempo

Tagliolo, con il suo castello medievale e il suo ruolo di territorio di confine, è un luogo in cui la storia non si sovrappone: si sedimenta.I vini che vi nascono sembrano appartenere alla stessa logica: non quella del gesto immediato, ma quella della continuità.

Nel cuore dell’Oltregiogo, dove Piemonte e Liguria si sfiorano senza confondersi, il Dolcetto di Ovada Superiore DOCG del Castello di Tagliolo diventa così un vino che non si limita a rappresentare un territorio: lo racconta.

La Castagnola – Dolcetto di Ovada DOC

Denominazione: Dolcetto di Ovada DOCVitigno: 100% DolcettoTerreno: Argilloso–calcareo tipico dell’OvadeseAltitudine: CollinareStile: Rosso secco tradizionale

Analisi visiva

Rubino intenso, limpido, con lievi riflessi violacei in gioventù.

Analisi olfattiva

Note di ciliegia scura, prugna fresca, mandorla, viola.Profilo nitido, immediato, caratteristico del Dolcetto dell’Ovadese.

Analisi gustativa

Attacco asciutto; tannino fine; buona morbidezza equilibrata da freschezza.Finale pulito, con ritorno mandorlato.

Abbinamenti

Taglieri misti, primi piatti al ragù, carni bianche, torte salate.Temperatura di servizio: 16–18°C

Potenziale di evoluzione

2–4 anni.

Chialban – Piemonte DOC Rosso

Denominazione: Piemonte DOCVitigno: Blend di uve rosse piemontesi (secondo tradizione aziendale)Stile: Rosso morbido, quotidiano ma elegante

Analisi visiva

Rubino luminoso, limpido.

Analisi olfattiva

Frutto rosso maturo: amarena, lampone.Leggera speziatura dolce, note floreali.

Analisi gustativa

Equilibrato, morbido, con tannino lieve e buona bevibilità.Struttura media; finale armonico.

Abbinamenti

Pasta ripiena, carni bianche, peperonata, formaggi semi-stagionati.Temperatura di servizio: 16°C

Potenziale di evoluzione

2–3 anni.

Ovada – Ovada DOCG (Dolcetto di Ovada Superiore)

Denominazione: Ovada DOCG – Dolcetto di Ovada SuperioreVitigno: 100% DolcettoAffinamento: Minimo 12 mesi (da disciplinare)

Zona: Collinare, suoli argillosi e calcarei dell’Oltregiogo

Analisi visiva

Rubino profondo con tendenza al granato (come previsto dalla DOCG).

Analisi olfattiva

Vinoso, talvolta etereo.Frutto scuro (prugna, mora), violetta, mandorla, tocchi balsamici o speziati.Profilo complesso e intenso.

Analisi gustativa

Asciutto, strutturato, con tannino evidente ma fine.Ottima persistenza aromatica.Equilibrio tra maturità del frutto e freschezza.

Abbinamenti

Brasato, selvaggina, polenta con sughi, formaggi stagionati.Temperatura di servizio: 18°C

Potenziale di evoluzione

6–10 anni, a seconda dell’annata.

Gentile – Rosso Piemonte

Denominazione: Piemonte DOCVitigno: Uve rosse piemontesi (tipicamente Barbera o blend della casa)Stile: Rosso fresco e dinamico

Analisi visiva

Rubino brillante.

Analisi olfattiva

Amarena, ribes, piccoli frutti rossi; una nota di pepe nero.Profilo giovane e fragrante.

Analisi gustativa

Fresco, scorrevole, acidità vivace, tannino delicato.Finale lineare e pulito.

Abbinamenti

Vitello tonnato, carni bianche, piatti della tradizione famigliare.Temperatura di servizio: 15–16°C

Potenziale di evoluzione

2–3 anni.

Bianco del Castello

Denominazione: Bianco Piemonte / Bianco da uve autoctone (a seconda dell’annata)Vitigni: Tipicamente Cortese, Chardonnay o blend localiStile: Bianco fresco e floreale

Analisi visiva

Giallo paglierino luminoso.

Analisi olfattiva

Fiori bianchi, mela, pera, accenni minerali.

Analisi gustativa

Fresco, agile, equilibrato.Finale delicato e fruttato.

Abbinamenti

Pesce, antipasti, torte salate, cucina ligure dell’entroterra.Temperatura di servizio: 10–12°C

Potenziale di evoluzione

1–2 anni.

Riserva del Marchese – Metodo Classico

Denominazione: Metodo ClassicoVitigni: Prevalentemente Pinot Nero (possibile presenza di Chardonnay)Affinamento: Lungo contatto sui lieviti

Analisi visiva

Perlage fine, continuo, regolare.Colore giallo paglierino con riflessi dorati.

Analisi olfattiva

Crosta di pane, frutta secca, mela matura, agrume.Profilo evoluto e articolato.

Analisi gustativa

Secco, elegante, cremoso.Freschezza ben integrata; finale lungo e minerale.

Abbinamenti

Crudi di pesce, fritture leggere, formaggi freschi, aperitivi eleganti.Temperatura di servizio: 6–8°C

Potenziale di evoluzione

5–7 anni.