Il vino dello Zar, il Pinot Noir secondo Abrau-Durso. Di Francesco Piccat

ДЛЯ АНАСТАСИИ, СВОБОДНОЙ ЖЕНЩИНЫ ИЗ ТРУДНОЙ СТРАНЫ

Bere vino è un’esperienza che trascende il presente: ogni sorso può portarci in luoghi e tempi molto diversi dal nostro. Non si tratta di immaginazione, si tratta di sperimentazione sensoriale che nel nostro cervello diventa intellettuale. Degustare un vino che viene da un Paese lontano dal nostro ci permette di sentirci parte di qualcosa più grande di noi. Ed è proprio quello che mi è recentemente successo assaggiando il Pinot Nero di Abrau-Durso, o meglio di Абрау-Дюрсо. Eh sì, proprio un vino russo che arriva dalle colline del Caucaso che declinano nel Mar Nero. Vino russo di nobilissime origini, diventato proletario e sovietico per poi aprirsi recentemente ai concorsi internazionali.

Le Origini: Un Sogno Imperiale

La storia di Abrau-Durso inizia nel 1870 quando lo zar Alessandro II decise di creare un vigneto e una cantina per produrre vino destinato alla corte imperiale. La scelta del luogo non fu casuale: le sinuose colline che circondano il lago Abrau e la vicinanza al mare creano un microclima ideale per la viticoltura. Per realizzare il sogno dello zar, furono chiamati esperti viticoltori dalla Francia, in particolare dalla regione dello Champagne. Fu così che i primi vitigni furono piantati e le tecniche di produzione tradizionali della champagne furono introdotte e la cantina Abrau-Durso vide la sua prima alba. Inizialmente, Abrau-Durso si specializzò a produrre spumanti secondo il metodo classico, noto in Russia come “metodo champenoise”.

La Trasformazione: Sovetskoe Shampanskoe

Il potere sovietico vide in questa cantina un’utile mezzo di propaganda per dimostrare che con il socialismo reale potesse esistere un “lusso democratico”. Si abbandonò la vinificazione secondo il metodo classico usando il Charmat, facendo abbassare notevolmente la qualità del vino prodotto. Tuttavia, la cantina è riuscita a sopravvivere e a mantenere viva la tradizione della produzione di spumanti. Con la fine dell’URSS, Abrau-Durso ha intrapreso un processo di modernizzazione e rilancio. L’investimento in nuove tecnologie, la ristrutturazione delle strutture storiche e l’introduzione di pratiche vitivinicole moderne hanno permesso alla cantina di tornare a essere un nome di prestigio nel panorama enologico internazionale.

I Vini di Abrau-Durso: Un’Esperienza Sensoriale

La cantina oggi si è aperta anche alla produzione di vini tranquilli, bianchi e rossi. Quello che ho avuto la fortuna di degustare è il loro Pinot Nero, annata 2022, bottiglia numerata 08061. Il colore è un rubino molto intenso, elemento atipico per il vitigno in questione, e nonostante i suoi soli 12,5% di volume alcolico lascia degli archetti molto persistenti.

In questa foto, degusto con piacere il Pinot Nero di Abrau-Durso

Al naso sprigiona immediatamente il suo complesso bouquet di frutti neri molto maturi, tabacco, sottobosco, sfumature di liquirizia, spezie ed erbe aromatiche. La prugna la fa da padrone, e ci fa immaginare una prugna che fuma dell’ottimo tabacco in un sottobosco di mirtilli e more.

Al palato, un tannino setoso lascia spazio al gusto della prugna matura, all’amarena e al fungo. Il finale è florale, tra una violetta e una rosa scura. Se proprio vogliamo trovargli un difetto è la persistenza nel finale, ci aspettavamo qualche caudalie di più.

Questo Pinot Nero passa almeno 9 mesi in rovere francese, e con il suo colore cosi intenso e la sua espressione aromatica cosi complessa riesce sicuramente ad entrare nella gamma dei grandi vini del mondo.