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La Vinska Cesta, la strada del vino sloveno

di Francesco Piccat

La Valle del Vipacco

Ci sono valli che non dimenticano. La Valle del Vipacco, nel cuore occidentale della Slovenia, è una di quelle che hanno visto passare tutto: legioni romane, fanti goti, cavalieri franchi, arcieri turchi, soldati asburgici. Una valle di passaggio, dunque, ma anche di resistenza. Dove un tempo rullavano tamburi, oggi risuona soltanto la voce del vento: la Bora, che scende dai monti come un filo d’acciaio, taglia l’aria e ripulisce il cielo.

È lungo questa ferita luminosa che si snoda la Vinska Cesta, la strada del vino del Vipacco. Una rete di borghi e corti, di pietra e silenzio, dove il viaggio non si misura in chilometri ma in sorsi. Qui non si “fa turismo”: si cammina piano, di cantina in cantina, come chi vuole ricucire una memoria.

La valle e il vento

La Bora non è un dettaglio poetico: è la misura stessa di questo territorio.Soffia gelida d’inverno, secca e nervosa d’estate, asciuga l’uva dopo la pioggia e tiene lontane le muffe. È un vento che plasma la vite e il carattere dei suoi abitanti.I suoli di flysch e calcare disegnano terrazze naturali, dove le radici affondano in profondità e restituiscono vini magri, tesi, di straordinaria verticalità. È un paesaggio ordinato e severo, scolpito dalla necessità più che dall’estetica: qui ogni cosa è funzione del vento.

Zelen e Pinela: i due nomi del Vipacco

Tra le colline di Vipava, Slap, Goče e Vipavski Križ si coltivano due vitigni che esistono solo qui, e che raccontano la valle meglio di qualsiasi guida. Il Zelen è l’anima più pura e introversa: profuma di fiori bianchi, di erbe di campo e di mandorla fresca. È un bianco che si muove in punta di piedi, asciutto e verticale, fatto per chi sa ascoltare. La Pinela, al contrario, ha voce piena e tono caldo: pesca bianca, fieno, un accenno di tiglio e una morbidezza discreta che non tradisce mai la freschezza.Due vini complementari, come due frasi di uno stesso discorso: l’una è aria, l’altra è terra.

Le Osmice: l’antica ospitalità

Ogni tanto, lungo la Vinska Cesta, un segno d’edera appeso a una porta — la frasca — annuncia che una casa è aperta. È il tempo delle Osmice, otto giorni in cui le famiglie servono i propri vini e i piatti di casa: prosciutto, jota, crostate, pane caldo. Un’abitudine nata nei secoli passati, quando l’Impero Asburgico autorizzò i contadini a vendere direttamente il vino per “svuotare le botti” e fare spazio al nuovo raccolto.Oggi è una tradizione viva, un modo autentico di entrare nella vita quotidiana del Vipacco: non clienti, ma ospiti. Anche nel Carso italiano è ancora presente e diffusa questa tradizione, processo osmotico che non vede confini.

Cantine e geografie del gusto

La Vinska Cesta è un mosaico di nomi e famiglie: Lepa Vida, Petrič, Mansus Makovec, Sveti Martin, solo per citarne alcuni.Cantine discrete, a volte minuscole, spesso con la casa sopra e la stalla accanto. Qui il vino non si espone, si racconta. Gli assaggi si fanno in cucina, con il bicchiere appoggiato sul legno, e l’acciaio che riflette la luce della Bora.Il Zelen in purezza, la Pinela in versione macerata, la Ribolla, la Malvasia, qualche Merlot e Pinot Nero elegante: vini che condividono un filo conduttore, la pulizia del vento.

Le colline più alte danno bianchi affilati, minerali, quasi austeri; le zone di fondovalle offrono trame più morbide, frutto e rotondità. Chi lavora in acciaio cerca precisione, chi preferisce le botti grandi ammorbidisce gli spigoli senza snaturare nulla.Anche i macerati, qui, hanno equilibrio: non sono esercizi di stile, ma modi sinceri di leggere l’uva locale.

Dalle spade ai calici

Oggi camminiamo dove un tempo marciavano gli eserciti. Ma le nostre armi sono bottiglie e calici.La Vinska Cesta è una marcia lenta, un attraversamento di pace: passo dopo passo, bicchiere dopo bicchiere, si attraversa la stessa valle che per secoli è stata confine e teatro di battaglie.Oggi la Bora soffia come sempre, ma invece di dividere, unisce. È un vento che ripulisce, che riconcilia.

In pratica, qualche consiglio

  • Prenotare sempre: molte cantine ricevono su appuntamento, e questo fa parte della loro filosofia.
  • Seguire la frasca: l’edera sull’uscio segnala l’apertura delle Osmice – un’occasione unica per bere e mangiare come la gente del posto.
  • Assaggiare locale: partite da Zelen e Pinela. Capirete la valle più velocemente che con qualsiasi cartina.

Francesco Piccat