Di Simone Mussetti,
Ci sono persone così magnetiche, così ricche di personalità, da non riuscire a staccargli gli occhi di dosso. Potresti sentirli parlare per ore e non annoierebbero mai. Angelo Gaja è senza dubbio uno tra questi.
Ho avuto l’onore di conoscerlo in un freddo pomeriggio di inizio Novembre, in una Barbaresco avvolta da una soffice foschia. Passione, ottimismo, tenacia e duro lavoro i segreti del suo successo.
Angelo, 84 anni, è innamorato del suo Piemonte, fiero di una regione che è abbracciata dalle Alpi: da Nord a Ovest, come se una mamma che avvolge il suo bambino, proteggendolo dalle avversità. Avversità che oggi potrebbero chiamarsi “cambiamento climatico”.
“Certo,” dice: “Non c’è un angolo del mondo dove questo stravolgimento climatico non si verifichi, ma forse il Piemonte, almeno sul settore vitivinicolo, può stare un po’ più tranquillo rispetto ad altre regioni nel mondo. Questo non ci esime dallo stare sempre in guardia, e sopratutto dal cercare di adattarsi all’evolvere della situazione, volgendo, ove possibile, ogni avversità a proprio favore. Anni fa il nebbiolo si raccoglieva a Novembre, ora ad Ottobre, e sempre anni fa le annate migliori e le uve perfettamente mature non capitavano forse così frequentemente come oggi. E’ necessario trovare adattamenti, nella vita come in vigna, in cantina e nel mercato. Provare i cambiamenti con umiltà e senso critico, senza innamorarci delle nostre scelte, mai affezionandocene. Perché il mondo va avanti, sempre: siamo noi che dobbiamo adattarci a lui, avendone cura e rispettando l’ambiente che ci circonda”. Mai affezionarci troppo alle nostre scelte come chiave per accogliere i cambiamenti: una lezione di saggezza che solo da un uomo navigato ed intelligente poteva arrivare con tanta onestà.
Nella vita di Angelo il vino è stato sempre presente: ancora oggi consuma un bicchiere e mezzo a pasto. “Uno studio dice che l’alcool assunto in qualsiasi quantità fa male, beh, ti dirò: bere con consapevolezza è una medicina, e accompagnandolo con del buon cibo è un prodotto fondamentale, una bevanda che affonda le sue radici in tradizione, religione, storia, territorio e cultura”. Sfido al non provare simpatia, o empatia, verso quest’uomo!
E quando era piccolo, cosa sognava di fare da grande?
“Ricordo che mia nonna un giorno me lo chiese, e io risposi: l’Artigiano. E lei, in francese, perché tali erano le sue origini, allora mi elencò le regole fondamentali che deve possedere un buon artigiano: Fare. Saper fare. Saper far fare e Far sapere”. Mi sono chiesto perché non si possano appendere, dipingere, incidere queste parole all’interno di ogni realtà scolastica o professionale del globo. Che ricetta signori. Semplice eppure così rara. Complessa ma così piena di equilibrio.
Smetto di filosofeggiare solo quando arriva il momento dell’assaggio.
Si frappongono infatti a me tre vini:
Alteni di Brassica Langhe DOC 2021: un Sauvignon perfetto, preciso. Paglierino con riflessi verdolini, elegante e intenso al naso, con note di frutta esotica, erbaceo come un buon Sauvignon deve essere. In bocca è travolgente con la sua acidità, il corpo è pieno e avvolgente. Ad occhi chiusi, avrei pensato di essere in Francia, in qualche AOC della Loira, e invece era il mio Piemonte nel bicchiere.
Barbaresco DOP 2019: Oltre ai sentori di frutti di bosco, tra le note floreali spiccano, al mio naso, le violette insieme ad un infuso di spezie delicate, per concludere con una leggera mineralità. La struttura è densa ma conserva intatta l’eleganza; come una persona decisa, presente, ma mai fastidiosa. Una persistenza lunga e dei tannini fini chiudono la bevuta.
Barbaresco DOP Sorì San Lorenzo 2014: un capolavoro premiato da critici del calibro di Suckling, Parker e Galloni. Spettro olfattivo superlativo, che spazia dai sentori di terra al sottobosco, dalla ciliegia fresca alle marmellate di more e lamponi, dalla rosa all’arancia amara, dalle spezie alle erbe aromatiche… Una grandissima complessità. Al palato risulta pieno e avvolgente; un’acidità marcata e la caratteristica del tannino nel nebbiolo lo rendono equilibrato e persistente. Un vino che evolve continuamente nel bicchiere, che va odorato di tanto in tanto per apprezzarne ogni stadio.
Così termina la mia visita da Angelo Gaja, con gli occhi lucidi di ammirazione per l’uomo e per i suoi vini. un imprenditore e un artigiano di fama internazionale, come lui stesso aveva sognato da bambino. Con il re del barbaresco le ore sono volate, fuori è buio ma la foschia non c’è più.
“Simone Mussetti, classe 1990, laureato in scienze di comunicazione a Torino, vive a Barolo dove sta frequentando, presso l’università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, un Master in “Food Culture, Communication and Marketing”. Detentore del WSET2 certified.”