Ho appena terminato un interessantissimo corso riguardante una nuova terapia che prende anche il nome di “Terapia della luce”, ossia basata sull’utilizzo dei biofotoni prodotti dal calore emesso dal nostro organismo. Conoscendo l’importanza dei biofotoni, fondamentali per avere l’energia necessaria per la nostre funzioni vitali, ho fatto delle riflessioni in base a delle conoscenze che avevo avuto grazie a precedenti corsi.
La frutta e la verdura non rappresentano solo una meravigliosa fonte di nutrienti “chimici” come vitamine e sali minerali, ma, se appena colta, anche un’ottima fonte di nutrimento “fisico”, “elettromagnetico”, ricca di biofotoni, che, grazie ai lavori nati in tempi recenti e grazie alla Fisica quantistica, è stato possibile conoscere. Questa energia si perde abbastanza rapidamente, infatti, per garantire una sana alimentazione, sarebbe preferibile consumare frutta e verdura appena colta.
Vediamo, però, gli effetti dei biofotoni (Biofotoni e armonizzazione della vita biologica (neuroscienze.net)):
“La ricerca sui biofotoni o emissioni spontanee di quanti di luce di tutti i sistemi biologici è stata disconosciuta per vari anni dalla scienza basata sul paradigma “meccanico”, come ritorno al “vitalismo”. La sistematica esclusione dalla scienza accademica della indagine sui biofotoni è stata favorita dal fatto che i biofotoni dei sistemi biologici sono di intensità ultra-debole e quindi non son visibili ad occhio nudo, anche se essi possono essere amplificati con fotomoltiplicatori nello spettro ottico tra il lontano infrarosso, il visibile e l’ultravioletto, rendendoli visibili e fotografabili come emissione di quanti di luce.
Di fatto è ormai acquisito che quasi tutte le cellule viventi di piante, animali ed esseri umani emettono biofotoni. Questa emissione spontanea di luce quantistica è essenzialmente causata dalla rottura e ricomposizione metabolica di legami molecolari e di conseguenza la emissione di biofotoni può essere considerata come espressione dello stato funzionale dell’organismo vivente, cosi che la sua misurazione può essere utilizzata per valutare lo stato di salute. Le cellule tumorali e cellule sane dello stesso tipo, ad esempio, possono essere discriminate da differenze tipiche di emissione di biofotoni, determinando molte modalità innovative di indagine medica orientata a migliorare il rapporto tra alimentazione e salute.
Nel 1976 il biofisico Fritz-Albert Popp ha dimostrato che il DNA emette spontaneamente biofotoni durante le operazioni di apertura e chiusura delle sezioni del DNA, che ne permettono l’espressione genetica. L’importanza della scoperta è stata confermata dagli scienziati eminenti come Herbert Froehlich e premio Nobel Ilya Prigogine, ma successivamente l’Accademia scientifica ha ostacolato il proseguimento degli studi di Popp, proprio in quanto il considerare il DNA come un’antenna di emissione e ricezione di biofotoni, avrebbe condotto verso un netto superamento delle concezioni meccaniche e quanto-meccaniche precedentemente acquisite.
Secondo la teoria biofotoni sviluppata da Popp si ritiene che sulla base della attività di informazione del DNA si auto-organizzi una rete biofotonica coerente ed interattiva, correlata in particolare agli organelli cellulari (mitocondri), capace nell’ insieme di regolazione a distanza delle principali attività di tutti i processi vitali di morfogenesi, crescita, differenziazione e rigenerazione cellulare.
Inoltre secondo il neurofisiologo Karl Pribram, il campo biofotonico del cervello e più in generale del sistema nervoso, potrebbe essere concepito come interfaccia transdisciplinare capace di integrare aree di conoscenza non fisiche relative alle attività della mente, quali il pensiero, la psiche e la evoluzione della coscienza. Evidentemente questi studi di Popp, Pribram ed altri, non sono comprimibili nel modello tradizionale della scienza meccanica –riduzionista e ciò provoca una netta resistenza dalla scienza accademica che vede ancora nella teoria biofotonica come una inusuale scienza di frontiera.
BIOFOTONI E DNA/ANTENNA
EGOCREANET fin dal 2006 propose di effettuare una ricerca sulle attività del DNA come una “antenna-ricetrasmittente” ciò in seguito alle conoscenze sui biofotoni che emergevano dalle scoperte del biofisico A. Popp e di altri prima e dopo di lui. Secondo la teoria della “comunicazione biofotonica” sviluppata sulla base di tali scoperte, l’emissione di quanti di luce è conseguente alla rottura dei legami delle cellule che hanno immagazzinato la luce in forma di energia di legame.
L’ ipotesi di studio consiste nello specifico nell’indagare su come le frequenze biofotoniche, generate dalle molecole di DNA nucleare, possano creare una rete interattiva di biofotoni espressamente regolata dalla apertura e chiusura del DNA nucleare, così che i quanti di luce rilasciati (e /o assorbiti) dal DNA nucleare possano comunicare a distanza l’informazione biofotonica associata alla specifica informazione genetica, in modo da essere recepite dagli organelli cellulari, (mitocondri), per programmare l’apoptosi, il metabolismo delle cellule, la costruzione di tessuti e di organi all’interno del corpo.
Quindi il DNA nucleare va visto come una ANTENNA di comunicazione interattiva che organizza la rete di comunicazione principale nell’organismo, la quale agisce come fondamentale armonizzazione delocalizzata di informazione, per indirizzare l’organizzazione dinamica di tutti i processi vitali. Tra essi i processi di morfogenesi, crescita, differenziazione e rigenerazione i quali divengono soggetti della regolazione del DNA nucleare sulla base delle attività di emissione coerente di biofotoni. Con tale ipotesi teorica si possono studiare, ad esempio, le modalità di informazione biofotonica per cui gli enzimi in grado di riconoscere i loro rispettivi substrati, ovvero come gli anticorpi del sistema immunitario possano congiungersi agli specifici invasori stranieri ed inibirli o distruggerli ecc. ecc.
BIOFOTONI E ROTTURA E RICOMPOSIZIONE DEI LEGAMI BIOCHIMICI
La Biochimica è la chimica che si svolge all’interno di sistemi viventi in ambiente sostanzialmente composto da una miscela proteica ed acqua. Per comprendere veramente la biochimica, abbiamo necessità di capire come si emettano biofotoni, per rottura e ricomposizione dei legami biochimici (essenzialmente covalenti), durante le trasformazioni metaboliche le quali sono associate alla emissione e immagazzinamento di biofotoni nella soluzione acquosa. La rete di legami ad idrogeno potenzia la trasferibilità della maggior parte delle interazioni direzionali guidate alla informazione biofotonica che permettono di dare struttura e funzionalità fornisce direzionalità specifica alle proteine ad es. tramite il ripiegamento delle proteine (“folding”) realizzato da operatori enzimatici che agiscono come ricettori di energia di informazione. Pertanto la rete dei legami idrogeno della acqua in ambiente proteico, conferisce plasticità alla struttura delle proteine e quindi determina la loro specificità funzionale nelle interazioni intermolecolari in biologia.
La struttura dinamica i “ponti a idrogeno”, si comporta come un “biocampo quantistico” (Quantum -Biofield) che permette il trasferimento di biofotoni ultra-deboli a vasto raggio di azione nella cellula, cosi che il Quantum Biofield, caratterizza i sistemi viventi nella loro capacita di comunicazione biofotonica a distanza ed in forma coerente.
Tenuto conto di queste evidenze ed ipotesi, come Egocreanet abbiamo proposto di indagare e discutere di come l’esistenza del “biocampo quantistico” sfidi ogni approccio riduttivo della scienza biologica per dare sviluppo ad una comprensione integrata dell’universo vivente. Da tale dialogo Egocreanet ha messo in evidenza come il termine “Quantum biofield” sia utile per descrivere “un campo dinamico di “energia di informazione”, il quale regola la funzione di comunicazione biofotonica negli organismi viventi, svolgendo un ruolo sostanziale nella evoluzione dei percorsi metabolici e neurologici, propri della costruzione /distruzione continua della vita biologica di ciascuna specie.
BIOFOTONI E TRASPORTO INTERCELLULARE DI ENERGIA di INFORMAZIONE
La recente fotorivelazione di biofotoni ha confermato che nei sistemi viventi vengono emessi livelli ad intensità molto bassa di frequenze nel infrarosso (IR) e nel visibile e nell’ultravioletto (UV). Le due strutture cromofore assai simili nella loro struttura (rispettivamente clorofilla ed emoglobina) vengono utilizzate a diversi livelli di evoluzione per il trasporto intercellulare di “energia di informazione”, ciò avviene nelle piante verdi per tramite la “clorofilla” che accumula energia direttamente dai fotoni del sole nel campo delle frequenze IR e visibile, mentre negli animali a sangue caldo la “emoglobina” agisce nel trasporto congiunto dello ossigeno e della energia (visibile ed UV) generata dai biofotoni.
Qui sopra è visibile il reticolo atomico di azoto intorno metalli diversi “Fe” ed “Mg”, rispettivamente per la emoglobina e la clorofilla; la nuvola elettronica attorno ai 4 azoti (N) viene eccitata direttamente dai fotoni del sole nella clorofilla, mentre nell’ corrispondente gruppo EME della emoglobina, si formano biofotoni nella formazione dei legami di 4 molecole di ossigeno. In entrambi i casi biofotoni vengono trasferiti come “energia di Informazione “verso i cloroplasti nelle piante a verso i mitocondri negli animali a sangue caldo.
Conclusione: quanto sopra detto è una sintetica rassegna di ipotesi e prospettive sul tema che riguarda il tema dei “biofotoni e la armonizzazione della vita biologica “. Sono passati 10 anni ma ancora la complessa prospettiva di studio dei biofotoni, lanciata in come progetto di trasferimento ed innovazione della scienza a partire dal 2006, stenta ancora oggi ad essere presa in considerazione attenta dalla Accademia scientifica, che preferisce rimanere sostanzialmente chiusa nelle arbitrarie limitazioni concettuali del paradigma “meccanico”, escludendo sistematicamente ogni altra indagine che non rientri in tale paradigma tradizionale della scienza che consideriamo in vero antiquato ed arretrato proprio perché mancante di future prospettive creative di rinnovamento scientifico e culturale.”
Un altro articolo molto interessante che ho trovato (Mitocondri e biofotoni per una nutrizione del benessere (neuroscienze.net)) è quello sulla relazione tra mitocondri, che sono gli organelli responsabili della produzione di energia, tra le loro numerose funzioni, e i biofotoni:
“Siamo ancora sulla soglia di comprendere appieno il complesso rapporto tra la luce e la vita, ma ora possiamo dire con forza, che la funzione di tutto il nostro metabolismo dipende dai Bio-fotoni
Dr. Fritz Albert Popp, (1976)
La nutrizione di alta qualità è di fatto quella che permette agli organi metabolici di funzionare ad elevata efficienza.
Tra essi assume un rilievo essenziale l’azione dei mitocondri (dal greco “mítos”= “filo”, e “chóndros”=”granulo”), che hanno origine come batteri simbionti, e che utilizzano l’ossigeno per la respirazione cellulare. I mitocondri sono quindi organuli di dimensioni che variano da 1 a 10 micron di lunghezza, ed hanno un proprio DNA (di derivazione esclusivamente femminile mt-DNA) ed infatti si riproducono come i batteri per semplice scissione (mitocondrio-genesi).
I mitocondri agiscono come entità dinamiche: e possono cambiare in numero, forma e nella loro struttura funzionale interna. I mitocondri intervengono nel metabolismo catabolico (respirazione cellulare) e hanno la principale funzione di ri-caricare di energia biologica le cellule, in quantità necessaria alla vita per crescere e riprodursi (ADP+P + energia = ATP)
Le varie cellule di un organismo contengono un numero molto variabile di mitocondri in seguito alla mitocondrio-genesi, che dipende dalle necessità metaboliche e dai livelli di ossigenazione del sangue.
In sostanza i mitocondri, diversamente dal “cloroplasto”, responsabile nelle piante della fotosintesi clorofilliana, utilizzano l’ossigeno per degradare, attraverso molteplici vie cataboliche, il glucosio, ma anche proteine e grassi, trasformandoli per ossidazione dei legami C-H e C=C, in CO2 ed H2O ed emettendo contemporaneamente un flusso di bio-fotoni.
I mitocondri sono di importanza vitale per la ricostruzione degli organi vitali in quanto ciò richiede molta energia biologica in forma di ATP. Ad esempio ogni cellula del fegato, che necessita di rapida ricostruzione, contiene più di 2000 mitocondri per ciascuna cellula, inoltre moltissimi mitocondri si attivano nelle cellule neuronali e nel cuore e nei muscoli.
I mitocondri sono molto ricchi in proteine e riciclano la maggior parte (circa il 99%) delle proteine vecchie, prodotte su informazione del genoma nucleare (n. DNA), per degradarle in amminoacidi, con cui costruiscono anche le proprie membrane interne, tra le quali avvengono i processi enzimatici del catabolismo indotto dalla respirazione mitocondriale.
Il flusso di biofotoni viene utilizzato dai mitocondri per regolare ed organizzare la produzione di ATP, inserendosi sinergicamente nelle varie vie metaboliche con le quali è in simbiosi.
I biofotoni prodotti sono quanti di luce, portatori di informazioni; essi sono stati studiati recentemente dal biofisico Prof. Fritz Albert Popp, in quanto regolano un circuito di comunicazione che organizza la crescita e la rigenerazione delle cellule mediante il controllo delle sequenze dei processi biochimici e genetici.
Il primo a teorizzare la presenza di biofotoni che venivano prodotti in gran misura dal ogni sistema vivente fu, nel 1922, il biologo russo Alexandra Gurwitsch, il quale concluse che dovevano appartenere alla banda di lunghezza d’onda dei raggi ultravioletti.
La struttura interna del mitocondrio è costituita da sinuose membrane tra le quali lo spazio inter-membrana è di dimensioni medie nanometriche di circa 6 nm. In tali spazi ristretti, sottoposti a vibrazioni e movimenti, i biofotoni possono sovrapporsi (entanglement-quantistico) e trasformarsi in campi fotonici di comunicazione e distanza; pertanto tale entanglement” potrebbe confermare gli esperimenti di A. Gurwitsch.
La mitocondrio-genesi è considerata fondamentale per migliorare i processi che caratterizzano la senescenza, pertanto la diminuzione del flusso di comunicazione biofotonica associato alla mancata risposta di genesi mitocondriale, sembra avere conseguenze di particolare rilievo nel causare l’aumento dei danni ossidativi (es: causati da radicali liberi) nei tessuti cellulari che non si rinnovano.
La moderna biofotonica utilizza lo scambio di informazioni luminose (laser) per lo sviluppo e sperimentazione di nuove metodologie terapeutiche e diagnostiche basate su nano-particelle al fine di simulare ciò che avviene nella comunicazione del Biofotoni nel sistema vivente.
Ancora oggi la moderna fisica quantistica è poco studiata in modo interdisciplinare con la Fisica e la Biologia e quindi le specifiche sequenze dei segnali biofotonici e la loro ricezione nelle organizzazione ottimale della vita è, in vero, poco conosciuta.”
Chi mi conosce sa il mio interesse sulle abitudini alimentari degli ultracentenari e le cause della loro longevità. Credo, oggi, di avere trovato uno dei loro segreti: la coltivazione, seguendo i cicli naturali, in campo aperto, e il consumo dei prodotti della terra appena colti, quindi, ancora particolarmente ricchi di biofotoni, che favoriscono la produzione di mitocondri e, come detto in precedenza, “La mitocondrio-genesi è considerata fondamentale per migliorare i processi che caratterizzano la senescenza”, permettendo così un invecchiamento naturale, l’ottimizzazione dei processi riparativi, la corretta funzionalità dei processi del DNA nucleare e sul trasporto intercellulare di energia.
Come di consueto, riporto alcune ricette di verdure della tradizione sarda:
- Carciofi e patate in padella
- Zucchine ripiene e…gustose
- Sa panada di verdure
“Carciofi e patate in padella (Carciofi e patate in padella Le mie RICETTE con e senza))
- 3 carciofi spinosi;
- 3 patate medie;
- 1 spicchio aglio;
- 1/2 bicchiere vino bianco;
- q.b. brodo vegetale o acqua;
- q.b. prezzemolo;
- 1 pizzico sale;
- 1 pizzico pepe;
- 3 cucchiai olio extravergine d’oliva.
- Pelare le patate, lavarle e tagliarle a pezzi.
- Pulire i carciofi spinosi. Una volta puliti tagliarli a spicchi.
- In una padella scaldare l’olio con uno spicchio d’aglio in camicia. Aggiungervi i carciofi e lasciare insaporire per qualche minuto. Unire anche le patate.
- Far cuocere per pochi minuti mescolando in modo che le verdure non si attacchino e sfumare con il vino bianco.
- Una volta consumato aggiungere un mestolo di brodo, il prezzemolo tritato e cuocere per 15/20 minuti sino a quando carciofi e patate saranno teneri.
- Poco prima di spegnere la fiamma salare, pepare e mescolare. Servire in tavola la padellata di carciofi e patate come contorno.”
“Zucchine ripiene e…gustose (Zucchine ripiene e…gustose – Vacanza in Sardegna (wordpress.com))
- Zucchine (verranno divise in quattro, perciò vedete voi se considerarne una o due porzioni per persona);
- una cipolla;
- olio extra vergine di oliva;
- pangrattato;
- sale e pepe nero q.b.
Tagliate le zucchine a metà sul lato lungo e poi dividete ancora una volta per il lato corto, fino ad ottenere quattro pezzi da una sola zucchina.
Vuotate della polpa e mettete “i gusci” in una pentola a vapore, tanto per ammorbidirli un po’, solo un paio di minuti.
Tritate la cipolla e la polpa delle zucchine, mettete a soffriggere in padella con un filo d’olio.
Aggiungete sale, pepe nero e pangrattato quanto basta per creare un ripieno cremoso e consistente allo stesso tempo.”
“Sa panada di verdure (Sa Panada | La casa per due)
Ingredienti per la pasta:
- 1kg farina 00 (oppure 500gr farina e 500 gr semola);
- 100 gr strutto;
- acqua q.b.;
- sale.
Ingredienti per il ripieno: - 1,200kg bocconcini di suino;
- 6 patate medie (600/700gr circa);
- 2/3 pomodori secchi;
- 4 pomodori maturi;
- 50gr prezzemolo tritato;
- 2 spicchi d’aglio;
- olio extravergine d’oliva;
- sale-pepe.
In una ciotola versate la farina con lo strutto e il sale, iniziate a impastare e aggiungere acqua fino a ottenere un composto liscio e omogeneo.
Avvolgete l’impasto con la pellicola e mettetelo a riposare in frigo. Pelate le patate, lavatele e tagliatele a
pezzi.
In una ciotola unite il prezzemolo, con l’aglio tritato finemente.
Lavate i pomodori secchi e tagliateli a cubetti, fate la stessa cosa con i pomodori freschi. Togliete la pasta dal frigo, toglietene 1/4 che servirà per il coperchio.
Stendete la restante pasta (3/4) a uno spessore di 3/4mm, rivestite una teglia tonda (precedentemente cosparsa di strutto) con la pasta, lasciando che ricada sui bordi esterni della teglia.”.
Buon appetito.
Dal punto di vista universitario la mia carriera si potrebbe riassumere in poche parole: farmacista, biologa e nutrizionista . La passione dell’enogastronomia è nata, invece, un po’ prima del periodo universitario. Già dalle superiori, frequentando l’Istituto per Chimici “Michele Giua”, una delle materie di studio era Impianti Chimici ed uno dei docenti, l’allora Direttore della Cantina di Dolianova, ci aveva fatto studiare tutto il processo di produzione del vino, degustazione compresa. È stata una passione nata in quel periodo e che ho inseguito, per un bel po’ di tempo, nei periodi un po’ più liberi dagli studi universitari e di aggiornamento professionale. Finalmente nel 2019 sono diventata Sommelier e nel 2020 Maestro Degustatore Salumi, ma intorno al 2000 ho diretto la produzione alimentare e liquoristica presso un’azienda sarda, occupandomi anche di Ricerca scientifica applicata alla produzione industriale. Con Epulae ho iniziato a scrivere di questo mondo che mi appassiona, cercando di trasmettere non solo l’entusiasmo, ma anche tanti anni di approfondimento e di esperienza pratica.