Tra i compiti del Sommelier, uno tra i più importanti, è rendere un momento conviviale piacevolissimo e prezioso nell’accoglienza, quindi, capisco ancora meglio che nel momento della solennità del Natale non si può non festeggiare con la famiglia riunita in una tavola imbandita a festa, con una cucina dei momenti di festa, per celebrare in “pompa magna” l’importanza della Festività.
Però, come dice un detto comune “l’Epifania tutte le feste si porta via”, passata la Befana, la Biologa Nutrizionista torna a prevalere nel mio essere e pensa come poter tornare a un fisico in “Benessere” dopo tante feste riunite insieme.
Senz’altro, uno dei primi momenti da programmare è un bel trattamento depurativo che può essere effettuato in diversi modi, in base alle proprie preferenze, e, approfitto di questo articolo per presentarvene alcuni.
Iniziamo con l’Omeopatia e l’Omotossicologia (https://guna.com/it/guna-informa/drenaggio/):
“L’Omeopatia è un metodo di cura considerato sicuro e privo di rischi, facile da utilizzare. Oltre 10 milioni di italiani si rivolgono all’Omeopatia per la propria salute (indagine Eurispes 2017) e circa 20.000 medici fanno ricorso ai medicinali omeopatici nella propria pratica clinica.
Per riattivare i naturali meccanismi di disintossicazione e ritrovare benessere e vitalità, sono disponibili innovativi medicinali omeopatici che, assunti in modo appropriato, rappresentano una proposta pensata per tutta la famiglia, sia per i bambini che per gli adulti.”
……
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- Sovrappeso;
- Sfoghi cutanei e prurito;
- Sonnolenza e irritabilità;
- Ansia e depressione;
- Mal di testa;
- Digestione difficoltosa;
- Dolori muscolari e articolari;
- Calo del desiderio sessuale.
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Prima ancora di arrivare a una vera e propria malattia, uno stato di intossicazione si manifesta con segnali spesso sfumati, come quelli elencati che, però, nel loro piccolo, indicano la presenza di “qualcosa che non va”.
LE TOSSINE
IMPARIAMO A CONOSCERLE
Molte tossine le produci tu e aumentano pericolosamente in alcune condizioni:
• attività sportiva intensa;
• pasti abbondanti o ipercalorici;
• stress psicofisico e condizioni di affaticamento;
• malattie organiche in generale;
• variazioni climatiche;
• emozioni negative.
Tante le introduciamo dall’esterno:
• alimentare (additivi, coloranti e conservanti, cibi non biologici, ecc.);
• ambientale (polveri, smog, virus e batteri, metalli pesanti, raggi ultravioletti);
• farmacologica (amalgami dentari, cosmetici, cataboliti di farmaci di sintesi).
DISINTOSSICARE TUTTO L’ORGANISMO CON UNA MOSSA
Esiste un tessuto nel nostro organismo, presente in tutti gli organi, fondamentale per il benessere, ma delicatissimo. Ed è soprattutto lì che vanno ad accumularsi le tossine. Si chiama tessuto connettivo o matrice extracellulare.
Il tessuto connettivo è il tessuto di sostegno interposto tra le cellule, attraverso il quale avviene la comunicazione tra le cellule stesse e l’ambiente esterno. I prodotti di “scarto” precipitano proprio a livello connettivale “inquinando” questo prezioso tessuto, lo “ingolfano” riducendo anche la sua funzione immunitaria. È qui che si sviluppa l’infiammazione ed è qui che originano molte malattie.
Uno stato di salute ottimale si basa proprio sull’integrità anatomica e funzionale di questa matrice connettivale, sulla sua “pulizia” e “incontaminazione”.
Depurare la matrice extracellulare significa disintossicare in un colpo solo l’intero organismo.
DISINTOSSICATI E LA VITA TI SORRIDE
UNA CORRETTA STRATEGIA
La disintossicazione avviene naturalmente e costantemente nel nostro organismo grazie alla presenza di particolari organi chiamati ‘emuntori’: fegato e reni prima di tutto, ma anche pelle, intestino e apparato respiratorio. Per assicurare la buona funzionalità dei processi fisiologici deputati alla disintossicazione, è importante innanzitutto rispettare delle semplici regole.
• Segui una dieta varia ed equilibrata;
• Bevi almeno due litri di acqua al giorno;
• Pratica un moderato esercizio fisico;
• Segui delle sane abitudini di vita (evita il fumo, modera le bevande alcoliche, proteggiti dalle radiazioni ultraviolette);
• Aiutati con rimedi naturali per sostenere gli organi emuntori.
DALLA NATURA LE PIANTE CHE DEPURANO
UNA STRAORDINARIA INDUSTRIA FARMACEUTICA
La Natura è la più straordinaria industria farmaceutica. Anche per disintossicare il nostro corpo ci offre rimedi come, per esempio, la pianta del genere Galium, dalle riconosciute virtù depuratrici.
L’Omeopatia attinge a piene mani dalla Natura per studiare medicinali in cui piante dalle note capacità disintossicanti, come Galium, Juniperus, Thuja, Betula, insieme a sali minerali, come Calcium Fluoratum e Phosphorus, sono associati a formare una meravigliosa squadra, affiatata ed impegnata a vincere la propria partita contro le tossine, aiutando la fisiologica funzionalità di intestino, fegato e reni.
HAI PENSATO A UNA TERAPIA D’AVANGUARDIA?
UNA STRAORDINARIA VALIDA SOLUZIONE
La metodologia omeopatica aiuta a curare il malato e non solo il sintomo, cercando di mantenere l’organismo in una condizione dinamica di equilibrio rispetto al continuo attacco di un’enorme quantità di tossine sia esogene che endogene. Gli studi scientifici effettuati con medicinali a bassi dosaggi dimostrano che la particolare associazione di alcune sostanze utilizzate in omeopatia sono in grado di sostenere l’attività e l’efficienza di quegli emuntori finalizzati all’eliminazione delle sostanze dannose.”
Volendo una depurazione mirata al proprio organismo si può approfondire l’argomento col proprio medico omeopata o col proprio farmacista.
Un’altra soluzione potrebbe essere data dalla Fitoterapia e dalla Gemmoterapia (https://www.cure-naturali.it/enciclopedia-naturale/salute/naturopatia/fegato-fitoterapia.html#:~:text=In%20fitoterapia%20si%20utilizzano%20erbe%20e%20piante%20officinali%2C,nella%20sua%20funzione%20di%20eliminazione%20delle%20tossine%20dall%27organismo.):
“Il fegato è la ghiandola più voluminosa del corpo umano, a secrezione endocrina ed esocrina, localizzata al di sotto del diaframma, tra il colon e lo stomaco. Rappresenta il principale filtro di depurazione dell’organismo, in quanto ricevendo il sangue, ricco di principi nutritivi, gioca un ruolo fondamentale nella demolizione delle sostanze nutritive immesse con l’alimentazione. Vediamo i vari rimedi fitoterapici per curarlo.
1. Le piante officinali per la salute del fegato.
2. I gemmoderivati – Fegato
In fitoterapia si utilizzano erbe e piante officinali, per la depurazione del fegato, per proteggerlo dalle possibili intossicazioni e sostenerlo nella sua funzione di eliminazione delle tossine dall’organismo. Infatti, il fegato interviene nel metabolismo dei carboidrati (sintesi del glucosio e demolizione dell’insulina e di altri ormoni); delle proteine (converte l’ammoniaca in urea); dei lipidi (sintesi del colesterolo e dei trigliceridi); svolge una serie di processi, come la produzione di fattori di coagulazione; funge da deposito per numerose sostanze, tra cui il glucosio (come glicogeno), la vitamina B12, il ferro e il rame; contiene numerose cellule specializzate del sistema immunitario che agisce da “filtro” nei confronti degli antigeni; e infine ha la funzione fondamentale di rimuovere le tossine e altri elementi nocivi dal sangue. Il fegato demolisce anche numerose sostanze tossiche e numerosi farmaci nel processo noto come metabolismo dei farmaci. Il processo può portare ad intossicazione, quando il metabolita è più tossico del suo precursore. Infatti, le principali tossine che il fegato deve metabolizzare sono la stragrande maggioranza dei farmaci e dei loro residui, così come l’alcol, le sostanze tossiche ambientali, gli additivi alimentari; anche il surplus di ormoni prodotti dal nostro organismo in caso di stress è metabolizzato dal fegato. Alimentazione scorretta, colesterolo, diabete ed obesità sono condizioni che facilitano l’insorgenza di problemi epatici. Oltre a non eccedere con il consumo di grassi è molto importante tenere sotto controllo le calorie totali apportate dalla dieta e limitare il consumo di zuccheri (dolcificanti, gelati, prodotti dolciari e bevande zuccherate). L’infiammazione e la necrosi (morte) delle cellule può essere causata da infezioni (soprattutto virali), da sostanze chimiche (compresi farmaci e alcol) e da reazioni autoimmunitarie. Quando questo organo è alleggerito dalle tossine, lavora meglio il sistema immunitario e aumentano i livelli di energia vitale e ci si sgonfia. Le piante officinali per curare il fegato. Le piante officinali possono essere utilizzate per la preparazione di tisane disintossicanti, capsule o tinture madri
Aloe vera: conosciuta da millenni per le sue proprietà terapeutiche, è indicata per disintossicare l’organismo sia dalle tossine esogene (sostanze tossiche che provengono dall’ambiente esterno o dall’alimentazione) e da quelle prodotte internamente, come gli scarti metabolici, sostenendo la funzione depurativa del fegato, dei reni, del sistema linfatico. Inoltre, esercita un’azione antinfiammatoria e cicatrizzante sui tessuti, e riequilibrante del pH e della flora batterica gastrointestinale, migliorando la digestione e l’assimilazione dei nutrienti del cibo.
Tarassaco: La radice del tarassaco possiede proprietà depurative, in quanto stimola la funzionalità biliare, epatica e renale, cioè attiva gli organi emuntori (fegato reni pelle) adibiti alla trasformazione delle tossine, nella forma più adatta alla loro eliminazione (feci, urina, sudore). I principali componenti del suo fitocomplesso sono alcoli triterpenici (tarasserolo); steroli; vitamine (A, B, C, D); inulina, principi amari (tarassacina), sali minerali che conferiscono alla pianta proprietà amaro-toniche e digestive. Queste sostanze possiedono anche proprietà purificanti, antinfiammatorie, disintossicanti nei confronti del fegato: favoriscono l’eliminazione delle scorie (zuccheri, trigliceridi, colesterolo e acidi urici) rendendo il tarassaco una pianta epatoprotettiva, indicata in caso di insufficienza epatica, itterizia e calcoli biliari
Curcuma: la radice della pianta svolge un’azione coleretica, antinfiammatoria, ed epatoprotettiva conferite alla pianta dalla presenza dicurcuminoidi e olio essenziale. Questi principi attivi stimolano la secrezione biliare, favorendo la sintesi dei grassi.
Boldo: le foglie della pianta sono utilizzate per fluidificare la bile, di cui diminuisce la viscosità. Responsabili delle sue proprietà sono gli alcaloidi isochinolici, tra i quali la più importante è la boldina. Il meccanismo d’azione di questo principio attivo consiste in un’attività antiossidante e protettiva delle cellule epatiche; mentre a livello cardiovascolare ha mostrato capacità d’inibizione dell’aggregazione piastrinica e vasodilatazione. In fitoterapia il boldo è un rimedio elettivo per il trattamento delle turbe dispeptiche di origine epatobiliare, per i disturbi epatici e come coadiuvante nel trattamento della stitichezza.
Carciofo: i suoi costituenti principali sono gli acidi caffeolichinici, flavonoidi e lattoni sesquiterpenici che conferiscono il tipico sapore amaro. Le foglie sono adoperate da sempre per la capacità di favorire la produzione di bile, di cui migliora la composizione e proteggere il fegato, favorendo così la funzionalità gastrica ed epatica.
Cardo mariano: è utilizzato come rigeneratore delle cellule epatiche, stimolante dell’attività gastrica e come diuretico. Nella medicina popolare è da sempre utilizzato come tonico e protettore epatico, grazie alla presenza della silimarina, che ha dimostrato di possedere proprietà antiossidante, utile per prevenire l’ossidazione dei lipidi e la distruzione delle membrane cellulari. Questo principio attivo rende la pianta efficace nel trattamento del danno tossico al fegato; nella terapia di supporto in infiammazioni croniche; nella cirrosi epatica; e in tutte le disfunzioni del fegato dovute a tossine chimiche, incluso l’alcol. I frutti della pianta sono utilizzati per migliorare la funzione epatica e accelerare la rigenerazione delle cellule danneggiate dalle intossicazioni e altre malattie croniche del fegato dovute all’abuso di droghe e farmaci.
Bardana: in fitoterapia è usata per la sua attività depurativa, (stimola la funzionalità biliare ed epatica) ipoglicemizzante, ipocolesterolemizzante, lassativa e antireumatica. La radice di questa pianta contiene lignani, vitamine del complesso B, amminoacidi, oligoelementi, sostanze amare, tannini e resine; ma soprattutto è costituita da inulina, che svolge un’azione drenante e purificante del sangue, che favorisce l’eliminazione delle tossine, cioè i “rifiuti” delle diverse reazioni metaboliche dell’organismo.
Sapevi che le erbe amare aiutano a depurare il fegato? Scopri come
I gemmoderivati per la cura del fegato
Juniperus Communis: ottenuto dai giovani getti, il gemmoderivato del Ginepro è il rimedio per eccellenza per il fegato carente nella fase di scompenso, perché favorisce tutte le sue funzioni e viene impiegato per disintossicarlo dopo cure con farmaci pesanti. Per questo motivo è indicato nell’insufficienza epatica, nelle cirrosi degli alcolisti, negli itteri, nelle coliche e nelle epatiti
Rosmarinus Officinalis: il gemmoderivato del Rosmarino ottenuto dai giovani germogli, svolge un’azione rigeneratrice sulla funzionalità delle cellule epatiche è comunemente impiegato nelle coliche epatiche, nella cirrosi e nelle varie forme di epatite.
Juglans Regia: il gemmoderivato del Noce ottenuto dalle gemme fresche, favorisce l’eliminazione del colesterolo e svolge un’azione depurativa, antinfiammatoria e antibatterica. Viene utilizzato nel trattamento delle affezioni virali epatiche e nell’insufficienza pancreatica.
Corylus Avellana: il gemmoderivato del Nocciolo ottenuto dalle gemme fresche, è utilizzato nell’insufficienza epatica, cirrosi, nelle epatopatie croniche, in quanto esercita un’azione anti-cirrotica e tonifica il tessuto superficiale del fegato (parenchima epatico).”
Un’altra soluzione, preferibilmente, da associare ad altri trattamenti, è almeno un periodo di dieta antinfiammatoria che aiuta ad eliminare l’eccesso di acidi organici al livello dell’interstizio extracellulare, quindi, una dieta a PRAL prevalentemente, negativo e una dieta a basso carico glicemico.
(https://welldelight.com/dieta-antinfiammatoria/):
“Una dieta infiammatoria consiste in un regime alimentare ricco di cibi che possono aiutare a contrastare l’infiammazione tissutale. Nello specifico, si vanno ad assumere alimenti antinfiammatori e si eliminano quei cibi che possono invece favorire l’infiammazione.
La relazione tra infiammazione ed alimentazione è strettissima. Nel nostro secondo cervello (l’intestino), avviene lo scambio e la proliferazione di numerosissimi microrganismi.
Si parla di migliaia di miliardi di microrganismi che vanno a comporre il microbiota intestinale, in un vero e proprio scambio reciproco in cui l’organismo dà qualcosa ai microrganismi che, in cambio, offrono qualcos’altro.
Attraverso l’alimentazione, forniamo all’intestino (e ai suoi microscopici abitanti) tutta una serie di nutrienti che loro prendono e utilizzano anche per offrire vari “servizi”. Ad esempio, i microrganismi sono responsabili di:
- scomporre ed elaborare diversi residui alimentari e produrre sostanze utili per altri organi del corpo;
- produrre vitamine e scomporre farmaci e agenti cancerogeni;
- contrastare la proliferazione di batteri patogeni;
- contribuire al sostentamento e al rafforzamento del sistema immunitario.
Come avrai capito, si tratta di un ecosistema ampio ma molto fragile.
Può, infatti, essere alterato, lasciando così spazio ai batteri nocivi di riprodursi esponenzialmente. Tali batteri producono, a loro volta, sostanze nocive che si infiltrano nell’organismo a causa dell’aumento di permeabilità intestinale, sfociando in una vera e propria “sindrome dell’intestino gocciolante”.
Il sistema immunitario rischia, così, di impazzire e attaccare microrganismi che niente hanno a che vedere con gli agenti patogeni. Ecco spiegato perché possono insorgere condizioni croniche.
Diventa evidente come una delle cause scatenanti di infiammazioni croniche è dato dallo stile di vita occidentale, spesso fatto di eccessi, sbilanciato e non proprio salutare.
La combinazione di alimentazioni ricche di zuccheri raffinati, cattive abitudini come il fumo o l’alcol, l’esposizione ad agenti chimici ed inquinanti, e altro ancora è spesso fonte di malesseri e patologie varie, tra cui appunto l’infiammazione cronica, che ricordiamo si fa largo nell’organismo in maniera silente e nel corso degli anni.
L’alimentazione gioca un ruolo importante in questo scenario. Intervenire correggendo la propria dieta può essere una mossa intelligente, che può dare i suoi frutti nel lungo termine e migliorare la qualità di vita.
Dieta antinfiammatoria: cibi da prediligere
Tra i cibi da preferire al fine di elaborare una dieta antinfiammatoria, vediamone alcuni qui di seguito:
ricoprono un posto d’onore la frutta e la verdura: benché non sia ancora chiaro al 100% il loro meccanismo d’azione antinfiammatorio, è risaputo che la frutta e la verdura sono alimenti antiossidanti, ricchi di vitamine e sali minerali vari, dotati di proprietà anti-radicalizzanti e pure gustosi.
Cerca di preferire la frutta di stagione, biologica e a km 0. L’assenza di pesticidi aumenta ulteriormente le capacità antiossidanti della frutta, per un’azione antinfiammatoria migliorata. La verdura fresca, invece, stimola la produzione di antiossidanti endogeni, che sono invece scarsi nei casi di infiammazione cronica sistemica;
cibi ricchi di Omega 3: devi sapere che il rapporto tra Omega 6 ed Omega 3 è importantissimo nel determinare il grado di infiammazione cronica sistemica. Uno sbilanciamento a favore degli Omega 6 può, quindi, essere dannoso. Ecco perché è bene assumere alimenti ricchi di Omega 3, come frutta secca e semi (noci, nocciole, semi di lino, ecc.), alghe e pesce azzurro (come salmone, merluzzo, sogliola, ecc.). Anche il pesce crudo attentamente conservato è un’ottima fonte di assorbimento di Omega 3;
olio extravergine di oliva: ricco di Omega 6 ed Omega 3, possiede numerosi nutrienti dall’elevato potere antinfiammatorio. Aggiungere l’olio a crudo migliora ulteriormente l’efficacia di questo alimento in una dieta antinfiammatoria;
cioccolato fondente almeno al 70% di cacao: un cioccolato fondente ad elevata concentrazione è ricco di antiossidanti, favorisce la microcircolazione e porta benessere a tutto l’organismo;
spezie aromatiche ed erbe: sono un prezioso supporto in una dieta antinfiammatoria, in quanto aiutano a ridurre il consumo di sale preservando il gusto degli alimenti preparati. Puoi scegliere anche alcune spezie della tradizione orientale, come curcuma, zenzero e cannella. Prediligi quelle confezionate biologiche.
Dieta antinfiammatoria: cibi da evitare
Ecco adesso una serie di cibi pro-infiammatori, che sono di conseguenza da evitare:
zucchero: cambia poco che sia bianco, di canna o grezzo. Essendo un alimento ad alto livello glicemico e di facile assorbimento, è meglio evitarlo per contrastare possibili infiammazioni;
cereali raffinati: al contrario di quelli integrali, sono cibi poveri di fibra e decisamente pro-infiammatori, nonché ad elevato contenuto glicemico;
cibi lavorati ed industriali: alimenti che contengono margarina, olio di girasole, zuccheri, sale, coloranti ed additivi vari, dolcificanti, e altro ancora hanno un basso valore nutrizionale e un elevato potere infiammatorio. Parliamo, quindi, di biscotti, merendine, snack, patatine, gelati, caramelle, cibi in scatola, insaccati, e altro ancora;
latte e derivati: soprattutto in caso di livello infiammatorio già elevato, andrebbero limitati il più possibile, in quanto richiedono molta insulina;
verdure solanacee ed agrumi: peperoni, melanzane, pomodori, patate, arance, pompelmi e mandarini andrebbero evitati per via dell’elevato contenuto di poliammine;
carne processata: la carne processata è stata classificata come “potenzialmente cancerogena”, mentre gli insaccati sono stati classificati come “sicuramente cancerogeni”. Inoltre, hanno un forte potere acidificante e infiammatorio. Pertanto, è bene eliminare il più possibile quelle processate e prediligere invece le carni “grass-fed”, ovvero quelle di animali allevati al pascolo e nutriti ad erba.
Consigli vari sulla dieta antinfiammatoria
Ci sono alcune considerazioni da effettuare sulla dieta antinfiammatoria.
Queste constatazioni possono diventare preziosi consigli per individuare e contrastare una possibile infiammazione.
Condizioni tipiche di infiammazione acuta sono:
- gonfiori addominali;
- dermatiti;
- prurito.
Queste condizioni sono causate da alimenti ad alto livello istaminico; perciò, alimenti derivati dagli zuccheri lavorati sono da limitare.
Anche la cottura è un fattore da considerare: ad esempio, la cottura al forno o al vapore è semplice, non impoverisce i valori nutrizionali degli alimenti e ne preserva, anzi, la qualità. Evita temperature elevate, cotture alla griglia, alla brace e, più in generale, qualsiasi metodo di cottura a diretto contatto con il fuoco.
Un consiglio utile per potenziare l’efficacia della dieta antinfiammatoria è quello di ricorrere ad integratori e probiotici al fine di riequilibrare il microbiota intestinale. Puoi anche valutare di prendere integratori di Omega 3 per bilanciare il rapporto Omega6/Omega3, oppure degli antiossidanti vitaminici.
Ricorda, infine, di abbinare gli alimenti della dieta antinfiammatoria a delle bevande antiossidanti, come il tè verde. In alternativa, puoi bere tanta acqua oligominerale.”
A tale proposito riporto 3 ricette che potrebbero aiutarvi ad impostare un periodo di “depurazione alimentare” ma con gusto:
- Vellutata di zucchine senza panna;
- Spezzatino di vitello in umido;
- Macedonia invernale.
Vellutata di zucchine senza panna (https://www.elle.com/it/cucina/primi/a1175113/vellutata-di-zucchine/)
“Ingredienti:
- 600 g di zucchine;
- 1 patata;
- 2 cipollotti;
- 8 dl di brodo vegetale;
- 2 cucchiai di olio extravergine di oliva;
- 4 strisce di bucce di limone;
- 10 g di foglie di menta;
- Sale.
Procedimento:
Pulisci le zucchine e la patata, sbucciale e tagliale a pezzetti. Pulisci i cipollotti, affettateli e falli appassire in una casseruola con l’olio per 4-5 minuti, mescolando spesso e bagnandole con un pochino di brodo.
Aggiungi le zucchine e la patata, metti il sale e lascia insaporire per 4-5 minuti, poi unisci il brodo rimasto. Porta a ebollizione, e fai cuocere per circa 20 minuti.
Aggiungi metà delle foglie di menta, spegni la fiamma e frulla per ottenere una cremosa di zucchine della giusta consistenza (se è troppo liquida puoi restringerla facendola bollire, mentre se risulta asciutta puoi aggiungere altro brodo o acqua).
Servi la tua vellutata di zucchine light in piatti fondi, guarnendola con le strisce della buccia di limone e le rimanenti foglie di menta.”
Spezzatino di vitello in umido (https://ricette.giallozafferano.it/Spezzatino-di-vitello-coi-funghi.html):
“Ingredienti:
- Vitello polpa a quadrotti 800 g;
- Olio extravergine d’oliva 5 cucchiai;
- Brodo di carne q.b.;
- Farina 00 raso 1 cucchiaio;
- Sedano 1 costa;
- Carote 1;
- Cipolle dorate media 1;
- Vino rosso 1/2 bicchiere;
- Sale fino q.b.;
- Pepe nero q.b.
PER I FUNGHI
- Funghi champignon 400 g;
- Aglio 2 spicchi;
- Olio extravergine d’oliva 2 cucchiai;
- Prezzemolo tritato 2 cucchiai:
Procedimento:
Per preparare lo spezzatino di vitello ai funghi, lavate mondate e tritate finemente una cipolla, una carota e una costa di sedano. In un tegame piuttosto capiente e antiaderente, ponete 5 cucchiai di olio di oliva extravergine e fatevi soffriggere la carota, il sedano e la cipolla.
Aggiungete i cubetti di carne e fateli rosolare per bene insieme al soffritto, poi aggiungete un cucchiaio raso di farina, setacciandola direttamente nel tegame e mescolando continuamente. Lasciate cuocere per qualche minuto e poi aggiungete il vino rosso quindi continuate la cottura per circa 40 minuti, coprendo il tegame con un coperchio e lasciando un piccolo sfiato. Durante la cottura, aggiungete, quando serve, del brodo di carne o vegetale. Nel frattempo, mondate, spellate e tagliate i funghi champignon a fette. Ponete in un tegame due cucchiai di olio e uno (o due, a seconda dei gusti) spicchio di aglio schiacciato.
Quindi aggiungete i funghi e lasciateli cuocere a fuoco allegro per qualche minuto, aggiungendo il prezzemolo tritato finemente. Cinque minuti prima della fine della cottura della carne, unite ad essa i funghi direttamente nel tegame dello spezzatino, mescolate delicatamente e terminate la cottura, aggiustando di sale e di pepe.”.
Macedonia invernale (https://www.dissapore.com/ricette/ricetta-macedonia-invernale/):
“Ingredienti:
- Banana 1;
- Uva 1;
- Melagrana ½;
- Mela 1;
- Pera 1;
- Caco 1;
- Clementina 2;
- Kiwi 1;
- Arancia 1;
- Limone ½;
- Noci gherigli 10;
- Mandorle 10;
- Nocciola 10.
Procedimento:
Per preparare la ricetta della macedonia invernale spremete l’arancia e il mezzo limone e mettete il succo in una capiente ciotola. Sbucciate tutta la frutta e tagliatela a pezzetti, tranne l’uva che lascerete a chicchi interi o a metà e il melograno dal quale dovrete ricavare i chicchi. Man mano mettete tutta la frutta nella ciotola con il succo di arancia e limone, aggiungete anche le noci, le mandorle e le nocciole. Girate bene e fate insaporire mezz’oretta prima di servire.”.
Quello che mi piace di quest’ultima ricetta è che unisce frutta fresca di stagione, ricca di vitamine, sali minerali e sostanze ad azione antiossidante, alla frutta secca ricca di grassi insaturi molto salutari.
Quindi, non mi resta che augurarvi buon appetito e buona depurazione.
Dal punto di vista universitario la mia carriera si potrebbe riassumere in poche parole: farmacista, biologa e nutrizionista . La passione dell’enogastronomia è nata, invece, un po’ prima del periodo universitario. Già dalle superiori, frequentando l’Istituto per Chimici “Michele Giua”, una delle materie di studio era Impianti Chimici ed uno dei docenti, l’allora Direttore della Cantina di Dolianova, ci aveva fatto studiare tutto il processo di produzione del vino, degustazione compresa. È stata una passione nata in quel periodo e che ho inseguito, per un bel po’ di tempo, nei periodi un po’ più liberi dagli studi universitari e di aggiornamento professionale. Finalmente nel 2019 sono diventata Sommelier e nel 2020 Maestro Degustatore Salumi, ma intorno al 2000 ho diretto la produzione alimentare e liquoristica presso un’azienda sarda, occupandomi anche di Ricerca scientifica applicata alla produzione industriale. Con Epulae ho iniziato a scrivere di questo mondo che mi appassiona, cercando di trasmettere non solo l’entusiasmo, ma anche tanti anni di approfondimento e di esperienza pratica.