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Piesport, cuore della Mosella: un giorno tra cru, memoria e i racconti silenziosi della famiglia Haart

di Francesco Piccat

Arrivare a Piesport è come entrare in una cartolina liquida. Le colline sembrano cadere dentro il fiume Mosella come onde di scisto nero, e il silenzio è quello tipico dei luoghi che hanno molto da raccontare e poco da dimostrare. Sabato scorso, insieme agli amici Luca e Andrea, abbiamo avuto la fortuna di essere ospiti di Johannes Haart, giovane vignaiolo che rappresenta oggi l’anima di una delle famiglie più antiche del vino tedesco.

Johannes Haart

Il suo sorriso ci ha accolti sotto un sole inizialmente timido, ma poi sufficiente a far brillare i filari che si arrampicano sulle pendenze vertiginose del Goldtröpfchen, uno dei più iconici cru della Mosella. È da lì, da quella vigna il cui nome significa “gocce d’oro”, che ha inizio il nostro viaggio: non solo tra i vini, ma nella memoria stessa di un territorio.

Johannes ci racconta con calma che la sua famiglia coltiva la vite a Piesport da quasi 700 anni. La prima menzione risale al 1337. I Haart sono sempre stati qui, lungo le rive del fiume, generazione dopo generazione, a interpretare l’andamento delle stagioni e il carattere mutevole delle vigne.

Piesport, ci spiega, è molto più di un villaggio. È un luogo che i Romani avevano già eletto come centro di produzione vinicola strategico: le rovine di una gigantesca pressa del IV secolo, scoperte nel 1985, lo confermano. La qualità dei vini qui non è una tendenza moderna, ma un destino antico.

Una degustazione che attraversa il tempo

Ci sediamo nella sala della tenuta. Niente di sfarzoso, tutto è sobrio e autentico, minimal, ma raffinato. Johannes apre le bottiglie con una cura quasi liturgica: Riesling dal 2008 al 2024, un salto temporale che ci catapulta nella profondità di un vitigno che qui esprime forse la sua forma più pura.

Si parte con i secchi, essenziali, precisi Riesling di 10–15 anni che non solo sono vivi, ma ancora vibranti nel racconto e nell’energia: fiori bianchi e gialli, idrocarburi fini, mineralità tagliente. Poi, poco a poco, si passa alle versioni più dolci, dove l’acidità brillante tiene in equilibrio zucchero e tensione, come un funambolo sul filo della Mosella.

La “borgognizzazione” della Mosella

Tra un calice e l’altro, il discorso scivola su un tema centrale per chi ama i grandi terroir: l’identità. Johannes parla con passione della crescente attenzione ai cru, ai singoli appezzamenti. Un tempo, i Riesling erano classificati soprattutto in base al residuo zuccherino; oggi, si guarda prima di tutto al luogo. Una vera e propria “borgognizzazione”, dove ogni lage – ogni vigna – diventa un racconto a sé.

I VIGNETI DELLA MOSELLA

Ed è proprio questo che rende un vino come il Goldtröpfchen GG diverso dal Domherr o dal Kreuzwingert: non solo sfumature, ma veri caratteri distinti.

In particolare, Il nome “Kreuzwingert” significa letteralmente “vigna della croce”, e deriva da una croce votiva in pietra del XVII secolo che domina la parte alta del vigneto. Questo dettaglio, più che simbolico, rappresenta anche la posizione altamente esposta e assolata della parcella: un anfiteatro naturale con una delle pendenze più ripide di Piesport, interamente rivolto a sud.

Il suolo è composto quasi esclusivamente da ardesia devoniana, che contribuisce in modo decisivo a trasmettere nei vini quella tipica impronta minerale, netta e scintillante, che distingue i grandi Riesling della Mosella.  Vista la minuscola dimensione, la produzione annuale è estremamente ridotta: si parla spesso di poche centinaia di bottiglie, rese bassissime e vendemmie manuali meticolose. Il Kreuzwingert è vinificato esclusivamente come VDP.GROSSES GEWÄCHS® (GG) – l’equivalente tedesco di un Grand Cru secco – ed è uno dei fiori all’occhiello della tenuta.

La Mosella, nella sua nuova fase matura, ha smesso di chiedere paragoni. Ha deciso di raccontarsi, finalmente, con voce propria.

Un vino che è anche un gesto

Quello che colpisce in Johannes è l’equilibrio tra rispetto e visione. Figlio di Karl-Theo Haart, enologo leggendario premiato nel 2007 come “Winemaker of the Year” da Gault&Millau, ha raccolto un’eredità imponente e l’ha portata con passo leggero verso il futuro.

La sostenibilità è ormai prassi: niente diserbanti, vinificazioni delicate, uso mirato del legno, certificazione Fair’n Green. Ma non c’è ideologia. Solo rispetto. E orgoglio, quello sì, ma silenzioso.

Quando usciamo dalla cantina, il sole è più alto. Salutiamo Johannes con la sensazione di aver vissuto qualcosa di raro: non solo una degustazione, ma un’immersione in un luogo, in una famiglia, in un’idea di vino che non cerca l’effetto speciale, ma la profondità.

Piesport è un nome che dovremmo imparare a pronunciare con la stessa attenzione con cui si dice Meursault o Barolo. E i vini di Haart sono una prova luminosa di ciò che può nascere quando il tempo, la terra e l’uomo trovano la loro armonia.

Johannes, per modestia, non ce l’ha detto ma Weingut Haart è stato recentemente premiata ai Golden Grape Awards 2025 per le sue straordinarie interpretazioni di Riesling Auslese e Kabinett, e viene regolarmente citato da guide come Gault Millau ed Eichelmann tra le aziende “world-class” della viticoltura tedesca.