Tra ulivi, ruscelli, platani e villaggi in pietra ecco le vigne di Gigondas, cru d’eccezione della bassa valle del Rodano.

Quando si lascia l’autostrada che porta a Lione e si superano gli infiniti semafori dell’antica città romana di Orange, si entra in una zona pianeggiante che si chiama “Plan de Dieu”, la piana di Dio. La leggenda narra che questa terra di boscaglia mediterranea fosse anticamente piena di malandrini e ladri e per questo i viandanti non potevano far altro che invocare la divinità. Spariti oggi sia gli uni sia gli altri, il territorio è un’immensa geometria di vigneti, platani e ruscelli.


Già Petrarca notava la straordinarietà del luogo e le sue chiare e fresche e dolci acque continuano a meravigliare ogni turista che passa per la Valchiusa o Vaucluse, il nome francese del dipartimento di appartenenza.
Inoltre, non bisogna essere un enologo esperto per intuire che questa è una terra di forte produzione vinicola e, man mano che si macinano i chilometri sulla strada provinciale appare sullo sfondo una piccola catena collinare con una punta che richiama l’attenzione. Sono le Dentelles de Montmirail, cime rocciose che si ergono a pizzo sul resto della cresta. A mezzacosta si intravede uno splendido villaggio in pietra, appollaiato a metà tra gli ulivi e i vigneti. Parliamo di Gigondas, il cui nome ha interessato molti appassionati di toponomastica. Esistono, infatti, varie teorie sulla sua origine ma la più pittoresca è quella che lo fa derivare da jucunditas, la felicità romana legata proprio al vino.

Romain Saurel si inserisce perfettamente in questo quadro. Nato a Gigondas, è a capo dell’azienda agricola di famiglia, il Domaine Saint Damien, che produce una vasta gamma di vini: Côtes du Rhône, Plan de Dieu e naturalmente Gigondas. “Qui non abbiamo bisogno di dividere la denominazione in cru, grand cru e premier cru [come altrove, ad esempio in Borgogna, Bordeaux, Champagne o Alsazia, ndr], dato che vogliamo mantenere unita tutta la denominazione” sottolinea fieramente Romain. “Il vitigno principale qui è il grenache e cio’ che lo rende qualitativamente unico è la povertà dei terreni e il savoir faire dei vignaioli” ci spiega Romain aggiungendo che “queste caratteristiche della terra e queste scelte dei vignaioli portano a dei rendimenti bassissimi per ettaro”. Infatti, questi non superano mai i 35 ettolitri quando in altre doc francesi possono sfiorare i 120. “I rendimenti bassi sono la causa principale dell’intensità di aromi e sapori del grenache di Gigondas” spiega orgogliosamente Romain, “che si perfeziona con un’assemblaggio minoritario di Syrah, Mourvère e di qualche altro vitigno concesso dalle regole della denominazione”.
GSM qui non indica la scheda di un telefonino ma la struttura essenziale dello stile di questi vini: il grenache dà il lato fruttato e alcolico, il syrah il tannino ed il colore e il Mourvèdre sempre il colore e alcuni aromi tipici di macchia mediterranea, olive e selvaggina.

“Quando i vini Gigondas maturano, sviluppano ulteriori strati di complessità. I tannini si ammorbidiscono e si integrano, lasciando spazio a sapori di cuoio, tabacco, fichi secchi e persino note di tartufo”, ci insegna Romain mentre ci dà il privilegio di visitare la cantina in cui tiene le botti grandi. L’alta gamma della sua produzione consiste in vini ottenuti da uve raccolte nella stesse parcelle: Les Souteyrades e La Louisiane. Del primo i sentori di frutta nera ben matura si integrano alla perfezione in un palato soffice e setoso di tannini ben fusi mentre con la Louisiane assistiamo ad un’esplosione di un frutto rosso maturo che non cede il passo al pepe e al cedro.

Il grande critico americano Robert Parker e l’importatore Kermit Lynch, seppur in modi diversi, hanno amato questi vini corposi e strutturati, ma per fortuna la notorietà acquisita non ha fatto montare la testa alla gente del luogo. Infatti, pensare che queste bottiglie costino meno di venti euro l’una è un sogno, cosi come vedere una vera cantina che punta alla qualità dei suoi prodotti e non al marketing di lusso. L’odore di vino negli spazi è intenso e generoso, come l’animo di Romain e della sua bella famiglia.

In cantiere Romain ha una produzione di vino rosé, novità e finanche avanguardia del Gigondas. Del resto, dalla gloria della tradizione non è detto che non possano nascere nuove idee degne dell’eccellenza.