Una grande scoperta al di là del Reno: la cantina del Dr Heger. Di Francesco Piccat

Al Wine Paris & Vinexpo Paris, saloni europei a Parigi tra i più importanti sul mercato del vino, si fanno sempre delle scoperte sorprendenti. Bisogna però avere la curiosità di uscire dai sentieri più battuti, sia per quanto riguarda le denominazioni sia per quanto riguarda le regioni di riferimento dei vari Paesi.

Quando si pensa alla Germania vitivinicola viene alla mente la bellissima regione della Mosella, la Renovia o il Palatinato. Il Baden è sottovalutato, in quanto viene spesso visto come un’estensione spuria dell’Alsazia. Nell’amena cittadina di Ihringen invece, esattamente a metà strada tra Colmar e Friburgo in Brisgovia, troviamo la cantina del Dr Heger. Incastonata tra le colline del Baden e le curve del Reno, la cantina è ormai alla quarta generazione e produce dei vini che possono competere con le eccellenze mondiali. Le sue vigne seguono dei pendii estremamente ripidi, molto caldi e sassosi: queste condizioni insolite producono vini eccellenti che riescono a trasmettere perfettamente il terroir nel bicchiere. Si coltivano molti vitigni, ma i più rappresentativi sono il Pinot Nero, il Pinot Grigio, il Pinot bianco e il Riesling. Troviamo anche una notabile produzione di Silvaner, Chardonnay e Muskateller. Parlavamo di quarta generazione, ma al comando c’è ancora la terza, che “ha realizzato la visione del Dr. Max Heger, il fondatore della cantina del 1935: trasformare una piccola ma raffinata azienda amatoriale in un’operazione redditizia senza compromettere l’alta qualità dei vini”. Joachim Heger, il proprietario con la moglie Silviam è anche diventato presidente del capitolo regionale del Baden del Verband Deutscher Prädikatsweingüter VDP nel 2009, carica che ricopre da allora.

Di tutta la gamma di vini di Dr Heger che ho avuto la fortuna di assaggiare, due mi rimarranno per sempre nella memoria degli aromi e dei sapori. Sono due Grosse Lage, due Grand Cru tedeschi, riconosciuti come migliori vini dell’intero Paese. Il primo, indimenticabile, è il loro Pinot Nero del Wincklerberg, che ho provato nel millesimo 2019 e 2020. Il cru è il più meridionale del villaggio, con un sole che brucia con forza subtropicale sulla roccia basaltica, che caratterizza per l’appunto la punta meridionale del Kaiserstuhl.

La posizione esposta del Winklerberg, i cui vigneti terrazzati sono protetti da alte pareti e degradano verso sud, è dovuta alla sua roccia vulcanica ad accumulo di calore, che assorbe il calore del sole durante il giorno e lo irradia nuovamente di notte. Questi fattori naturali, uniti alla sapienza della cantina, conferiscono al Pinot Nero un’intensità aromatica senza pari. Al naso sono i frutti neri, le spezie e soprattutto quell’aroma inconfondibile di porcino appena raccolto a fare da padroni. In bocca, i sapori sono gli stessi e durano per infinite caudalies. Siamo ai livelli di un Chambertin, con un prezzo molto più concorrenziale.

L’altro vino che ricorderò per sempre è il Pinot Nero del Grand Cru Schlossberg, toponimo che in italiano sarebbe l’altura, la collina del Castello. Qui il sole è sempre forte, un po’ meno rispetto al Winkleberg, e il terreno sempre granitico. Il Pinot Nero è elegante e più soave, con note di frutti più rossi che neri ma con quell’inconfondibile speziatura e intensità aromatica che è la signature della cantina. Anche qui il prezzo dovrebbe far vergognare più d’uno dei négociant della Côte d’Or.

Un grande applauso alla famiglia Heger.