Eccoci arrivati alla Vigilia di Capodanno e, devo dire, l’argomento è, praticamente, obbligato: “Le tradizioni di Capodanno in cucina”.
Questo passato è stato un anno difficile ed impegnativo; immagino, quindi, che piccoli riti beneauguranti siano graditi, spero, perciò, di esservi d’aiuto con dei piccoli spunti delle tradizioni “propiziatorie” di Capodanno in Italia e nel mondo.
Iniziamo con un po’ di storia (https://www.lacucinaitaliana.it/news/in-primo-piano/capodanno-e-tradizioni-regioni-portafortuna/):
“Il Capodanno e la sua storia
La storia del Capodanno, una festività di origine pagana, affonda le sue radici all’epoca dei babilonesi, che però di solito celebravano il cambio tra un anno e l’altro in corrispondenza dell’equinozio di primavera, restituendo gli attrezzi agricoli ricevuti in prestito come segno di buon proposito per la nuova annata. Nel 46 a.C. Giulio Cesare dettò poi il passaggio al calendario giuliano e la festa, che per gli antichi romani aveva lo scopo di celebrare il dio Giano (probabilmente la divinità principale del pantheon in epoca arcaica) iniziò così a cadere tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. A partire dal 1582, con l’introduzione dell’attuale calendario da parte di Papa Gregorio XIII, la storia ha poi preso una direzione ben precisa, ed ecco il Capodanno così come lo conosciamo.
Rituali e tradizioni dalla Cina all’antica Roma
A resistere nel tempo sono state anche le tradizioni legate a questa festa: dall’uso del vischio, ritenuto benaugurale in quanto fonte di purificazione oltre che vero e proprio elisir contro la sterilità, ai fuochi d’artificio, inventati in Cina intorno all’ottavo secolo dopo Cristo. Sempre dall’antico Impero Celeste arriva anche l’usanza di indossare qualcosa di rosso per celebrare l’inizio dell’anno nuovo. Secondo la tradizione cinese, infatti, il rosso è il colore che spaventa Niàn, la bestia divoratrice che, proprio a Capodanno, esce dalle profondità marine per nutrirsi di carne umana. Ma il rosso era considerato di buon auspicio anche nella Roma imperiale: durante le celebrazioni per il nuovo anno, infatti, le donne si vestivano di porpora, il colore del coraggio, della passione, del potere e della fertilità. Un’altra tradizione benaugurante è poi quella di lasciare le finestre aperte alla mezzanotte oppure di gettare le cose vecchie per far spazio ai nuovi progetti. In passato, in Italia e non solo, tanti decidevano di portare a termine questo rito propiziatorio addirittura buttando oggetti ormai inutili dal proprio balcone.
Le specialità regionali legate al Capodanno
“Quello che si fa a Capodanno si fa tutto l’anno”: è una delle frasi più pronunciate durante i festeggiamenti, seguita dagli immancabili buoni propositi per i primi di gennaio, che però nella maggior parte dei casi vengono disattesi. Uno per tutti? Quello di mettersi a dieta. Dimenticandoci per un attimo della bilancia, quindi, ecco un breve tour fra i piatti regionali di Capodanno. Si comincia dal Piemonte con il bollito e il pollo alla marengo, servito con gamberi e funghi. Nella città di Napoli a Capodanno regnano baccalà e capitone, anche impanato. In Lombardia il panettone è immancabile; in Alto Adige invece spazio a canederli e tirtlan, dei grossi ravioli fritti con una farcitura di verza o spinaci, talvolta accompagnati con una zuppa d’orzo. Il cotechino è diffuso a tutte le latitudini, però è l’Emilia-Romagna la vera patria, mentre in Puglia le feste di fine anno fanno rima a tavola con panzerotto fritto, cicorie, calzone ripieno, cartellate e agnello con lampascioni. In Liguria, infine, il protagonista della cena di San Silvestro è il cappon magro, che a dispetto del nome non è un gallo, ma un pesce: il cappone appunto.”
Facciamo ora un viaggio per le tradizioni di Capodanno nel mondo (https://www.greenme.it/vivere/costume-e-societa/tradizioni-capodanno-mondo/):
“1. Festeggiare nel cimitero in Cile.
C’è chi festeggia ballando e c’è chi preferisce andare al cimitero. Infatti, nella città cilena di Talca, gli abitanti locali hanno la stravagante usanza di andare al cimitero la sera del 31 dicembre per riunirsi ai parenti che non sono più con loro, per dare insieme il benvenuto al nuovo anno.
2. Le 108 campane del Giappone.
Joya no kane (除 夜 の 鐘) significa campana di fine anno, ed è una tradizione giapponese che consiste nel suonare una campana a mezzanotte 108 volte. Secondo la filosofia buddista, gli esseri umani hanno 108 “contaminazioni” o desideri mondani che annebbiano la nostra mente e spesso si manifestano in modo negativo. Per “rinnovarci” e cominciare l’anno per bene è necessario liberarsi di tutto il male.
3. La danza degli orsi e parlare con gli animali in Romania.
Secondo i rumeni, il Capodanno è un buon momento per travestirsi da orso e passeggiare per casa ballando e spaventando gli spiriti maligni. Inoltre, alcune persone provano a parlare con gli animali per cercare di capire cosa stiano dicendo. La cosa più curiosa di questa usanza è che bisogna fallire in questo sforzo, perché se riesci a capire cosa dice l’animale, è un segno di sfortuna (e forse anche un campanello d’allarme perché sarebbe il caso di andare da un dottore).
4. Un Capodanno per i viaggiatori in Colombia.
Attenzione amanti dei viaggi! Il Capodanno colombiano è per voi. A mezzanotte, i colombiani che vogliono percorrere il mondo escono correndo per il quartiere portando una valigia per chiedere che il nuovo anno arrivi carico di viaggi. Questo rituale si è diffuso anche in atri paesi sudamericani, dopotutto tentare non nuoce, forse non si viaggerà, ma le risate e la digestione sono assicurate.
5. Il rogo dei bambolotti in Sudamerica.
Questa è una radicata tradizione presente in alcuni paesi sudamericani come il Perù, l’Equador, il Cile e l’Argentina. Con oggetti e vestiti vecchi, la comunità prepara il suo bambolotto ad altezza umana, per poi bruciarlo e con lui eliminare anche gli eventi negativi dei dodici mesi trascorsi. Alcuni inseriscono nel pupazzo lettere in cui raccontano le cose negative che hanno vissuto, altri inseriscono fotografie per lasciarsi il passato alle spalle. Tuttavia, invece di purificare, questo bizzarro rituale genera grandi quantità di monossido di carbonio e di altri gas tossici, per questo alcune città iniziano a vietarlo.
6. Le palle di fuoco scozzesi.
Anche gli scozzesi sono attratti dal fuoco. La festa Hogmanay a Stonehaven è un vero e proprio spettacolo. Con giornali e vecchi stracci, i vicini formano palline da 20 centimetri di diametro. Quando suona la cornamusa, le palle si accendono per bruciare gli spiriti cattivi e inizia una festosa parata con persone che fanno oscillare le palle di fuoco.
7. Cin cin con le ceneri in Russia.
Ogni 31 dicembre i russi esprimono un desiderio, lo scrivono su un pezzo di carta e lo bruciano. Le ceneri raccolte vengono poi versate nel bicchiere di champagne e si aspetta la mezzanotte per berle. Senza dubbio, il brindisi più ardente dell’anno. Vashe zdorovie!
8. Buttare le cose vecchie dalla finestra, non solo in Italia.
L’inizio di un nuovo anno per molti ha il significato di un nuovo inizio in cui non c’è spazio per le cose “inutili”. Così in alcuni luoghi del sud Italia, si crede che per liberarsi di ciò che non si vuole più si debbano buttare dalla finestra i vecchi oggetti. Anche in Sudafrica, nell’affollato centro di Johannesburg, era normale vedere vecchi mobili cadere dalle finestre la notte del 31 dicembre. Un rituale di fine anno in disuso per comprensibili ragioni di sicurezza.
9. Tutto rotondo nelle Filippine.
Per festeggiare il Capodanno e invocare la buona fortuna, nelle Filippine tutto deve essere rigorosamente a forma circolare. L’importanza che sia tutto rotondo va anche oltre la tavola: i frutti rotondi vengono presentati e mangiati, le persone si regalano monete e indossano indumenti a pois.
10. Un uovo sotto il letto in Centro America.
In alcuni paesi dell’America centrale è consuetudine rompere un uovo e metterlo in un bicchiere d’acqua il 31 dicembre. A mezzanotte, in base alla forma che prendono l’albume e il tuorlo, si può osservare un presagio di ciò che porterà l’anno successivo. Dai matrimoni alla morte stessa, la cosa importante è che l’uovo non affondi, perché questo rappresenta il peggiore dei presagi.
11. Saltare per augurare un buon anno in Danimarca e in Brasile.
Per scacciare gli spiriti maligni e attirare la buona sorte i danesi saltano a mezzanotte da una sedia o da un mobile. In Brasile invece si fa il salto delle onde: il 31 dicembre si va in spiaggia e si salta su dodici onde, esprimendo contemporaneamente dodici desideri, uno per ogni mese.
12. Goloso e abbondante Capodanno in Estonia.
Forse non la più bizzarra, ma di certo il rituale più goloso. In Estonia, per assicurarsi che la loro tavola sia sempre piena di cibo durante tutto l’anno, si mangiano tra i 7, i 9 o i 12 pasti in un solo giorno. In questo modo nel nuovo anno forza, abbondanza e salute saranno sempre presenti e lavoro e pane non mancheranno mai.”.
Le mie origini, però, sono sarde e vorrei presentarvi quello che potrebbe essere un menù locale per Capodanno:
Antipasto:
- Crostini misti alla bottarga;
Primo:
- Culurgiones ogliastrini;
Secondo:
- Porceddu;
Dolci:
- Gattou;
- Seadas.
Frutta:
- Uva e melagrana;
E per rispettare la tradizione:
- Lenticchie in umido.
Crostini misti di bottarga (https://www.cucchiaio.it/ricetta/ricetta-crostini-misti-bottarga/).
“Ingredienti:
- 12 fettine di pane;
- 1 confezione di bottarga;
- 1/2 mozzarella;
- 1 sedano sardo;
- 3 pomodorini sardi;
- Burro;
- Olio.
Procedimento:
Grattugiate metà bottarga e condite il ricavato con un giro d’olio versato a filo, spalmate il composto su otto fettine di pane. Su quattro disponete delle sottili strisce di sedano ricavate dalla costa privata dei filamenti esterni più fibrosi. Sulle altre quattro adagiate una fettina di mozzarella e passatele sotto il grill del forno tenendovele giusto il tempo che la mozzarella inizi a filare. Abbrustolite leggermente in forno le restanti quattro fettine di pane, spalmatele di burro, su ognuna adagiate o una o più fettine di bottarga, sopra decoratele con pezzetti di pomodorino sardo. Disponete sul piatto da portata i vari crostini alternati e serviteli con gli aperitivi.”.
Culurgiones ogliastrini (https://www.cookist.it/culurgiones/).
“Ingredienti:
PER I CULURGIONES
- FARINA TIPO 00 300 g • 349 kcal;
- FARINA DI SEMOLA RIMACINATA DI GRANO DURO 200 g;
- ACQUA 120 ml • 17 kcal;
- OLIO D’OLIVA 1 cucchiaio • 901 kcal;
- SALE 1 pizzico • 0 kcal.
PER IL RIPIENO
- PATATE 800 g • 899 kcal;
- MENTA 20 foglie • 0 kcal;
- PECORINO SARDO 50 g;
- SALE q.b. • 0 kcal;
- AGLIO IN POLVERE 1 spicchio.
Le calorie si riferiscono a 100 gr di prodotto.
Procedimento:
Pelate le patate e mettetele a bollire in acqua salata. Una volta pronte mettete in un piatto. Fate una purea con uno schiacciapatate. Raccogliete in una ciotola e condite con sale, un pizzico di pecorino sardo, l’aglio granulato e la menta. Coprite con una pellicola per alimenti e lasciate riposare in frigorifero. Dedicatevi alla preparazione della pasta. Mettete la farina bianca nella planetaria con il gancio e poi anche la semola. Aggiungete l’acqua e l’olio. Spegnete l’impastatrice quando tutto si attacca e diventa solido. Infarinate una tavola di legno e lavorate con le mani il panetto. Dividete a metà e tirate la sfoglia con la macchina della pasta senza renderla troppo sottile. Con un coppapasta dovreste ottenere dei piccoli cerchi. Procedete così su tutta la pasta. Riempite con abbondante impasto al centro. Pizzicate la coda dei culurgiones con i polpastrelli. Continuate fino a chiudere tutti i culurgiones “a spiga”. Procedete fino a esaurimento ingredienti. Cuocete i vostri culurgiones in acqua bollente e salata.”
Porceddu (https://www.buonissimo.it/lericette/3218_Porceddu).
“Ingredienti:
- Maialino da latte 1;
- Lardo a piacere;
- Sale q.b.;
- Pepe q.b.
Procedimento:
Pulire il maialino raschiando la pelle e bruciacchiando le setole più resistenti. Lavarlo ed asciugarlo, poi infilzarlo in uno spiedo e farlo cuocere sistemandolo a 40-50 cm dal fuoco, verso il quale deve essere rivolta la parte ventrale. Quando il calore sarà arrivato alla cotenna, iniziare a girare lo spiedo, continuando sino a quando l’animale sarà cotto e avrà preso un bel colore dorato scuro. Mentre il maiale ruota, farvi colare sopra, goccia a goccia, un po’ di lardo infilzato in uno spiedo e messo sulla fiamma perché si sciolga; salarlo e peparlo bene da tutte le parti. Al termine servirlo su un vassoio coperto con foglie di mirto.”.
Gattou (https://blog.giallozafferano.it/lericettedinonnapaola/gattou-sardu/).
“Ingredienti:
- 500 gr di zucchero;
- 500 gr di mandorle tagliate a fettine e tostate;
- due limoni uno per il succo e uno per aiutare a stendere.
Procedimento:
In una casseruola, con il fondo spesso e se possibile antiaderente, mettere metà dello zucchero il succo di un limone. Cuocere a fuoco lento e quando inizia a caramellare, sempre girando, aggiungere il resto dello zucchero, quando si è ben caramellato aggiungere le mandorle e amalgamate bene. In un piano bagnato con succo di limone stendere il composto aiutandovi con il limone tagliato a metà. Tagliare immediatamente, prima che il composto si raffreddi, sistemare su foglie di limone.”.
Seadas (https://ricette.giallozafferano.it/Seadas-sebadas.html).
“Ingredienti:
- Strutto 70 g;
- Farina di grano duro 500 g;
- Uova medio 1;
- Acqua tiepida 250 g;
PER IL RIPIENO
- Pecorino fresco 500 g;
- Acqua 70 g;
- Scorza di limone 1.
PER GUARNIRE
- Miele di castagno q.b.
Procedimento:
Per realizzare le seadas iniziate dall’impasto: in una ciotola versate la farina setacciata, poi unite l’uovo intero, versate a filo l’acqua tiepida e iniziate a impastare con le mani (in alternativa potete usare una planetaria). Aggiungete poco alla volta anche lo strutto continuando ad impastare per amalgamarlo. Quando l’impasto risulterà abbastanza compatto, trasferitelo su una spianatoia leggermente infarinata e continuate ad impastare fino ad ottenere un panetto liscio ed elastico. Avvolgete il panetto con la pellicola per alimenti 6 e fate riposare l’impasto per 30 minuti. Intanto occupatevi del ripieno al formaggio: grattugiate la scorza di un limone non trattato e tenetela da parte. Grattugiate il pecorino con una grattugia dai fori larghi, tipo julienne e trasferitelo in un piccolo tegame aggiungete l’acqua e scioglietelo a fuoco moderato mescolando di continuo, ci vorranno circa 8-10 minuti. Quando il formaggio sarà sciolto aromatizzate con la scorza di limone e rovesciatelo su un tagliere, stendetelo con una spatola e lasciatelo rassodare, poi con un coppapasta rotondo del diametro di circa 9 cm ricavate dischi. Riprendete il panetto di impasto e stendete la pasta a mano oppure con l’aiuto della macchina, tirate la pasta fino ad ottenere una sfoglia spessa 3 mm. Adagiate sulla sfoglia i dischi di formaggio ben distanziati tra di loro e ricoprite con un’altra sfoglia di pasta. Fate aderire la pasta intorno al ripieno premendo con le dita per eliminare eventuali bolle d’aria, come si fa per i ravioli. Con un coppapasta dai bordi ondulati del diametro di 10,5 cm ritagliate le singole seadas ed eliminate la pasta di scarto. Ora potete procedere con la cottura: in un tegame riscaldate l’olio di semi e quando avrà raggiunto 170° immergete le seadas una alla volta, cuocete per un paio di minuti, poi scolatele con una schiumarola e adagiatele su un vassoio rivestito con carta assorbente in modo da asciugare l’olio in eccesso. In alternativa potete cuocere le seadas in forno statico preriscaldato a 180° per 15 minuti, ma il risultato sarà meno fragrante rispetto alla tradizionale frittura. Trasferite le seadas su un piatto di portata, guarnitele con il miele quando sono ancora calde e servite subito!”.
“Non tutti sanno perché mangiare lenticchie, uva e melagrana a Capodanno porterebbe fortuna secondo alcune credenze (https://www.proiezionidiborsa.it/non-tutti-sanno-perche-mangiare-lenticchie-uva-e-melagrana-a-capodanno-porterebbe-fortuna-secondo-alcune-credenze/).
Lenticchie a Capodanno
Quando si avvicina la fine dell’anno ci si preoccupa del menù delle feste, di cosa indossare e dei regali da fare a Natale. Inoltre, non si tralascia nemmeno di organizzare il cenone di Capodanno. Immancabili saranno le lenticchie. Oltre ad essere un legume importantissimo per il nostro benessere, data la sua ricchezza di ferro e altri elementi salutari, simboleggia i soldi, la buona fortuna che ci si augura di avere nell’anno che sta per arrivare. Da dove nasce questa credenza? Si narra che gli antichi Romani festeggiassero l’anno nuovo il primo marzo. In quell’occasione erano soliti regalare ai propri cari la scarsella, una borsetta con dentro delle lenticchie. Il nome in latino è Lens, lente, per la forma tondeggiante. Proprio questa forma ricordava le monete e quindi si sperava che quel simbolo portasse tanti soldi.
12 chicchi d’uva la notte di San Silvestro.
Si narra che agli inizi del ‘900 i viticoltori della cittadina di Alicante, in Spagna, avendo avuto un raccolto molto abbondante, sparsero la voce che mangiare uva la notte di Capodanno portasse bene. Così nacque l’usanza di mangiare 12 chicchi allo scoccare della mezzanotte, uno per ogni rintocco di campana.
Infine, i chicchi di melagrana
Il frutto del melograno è un simbolo speciale per molti popoli da tempi antichissimi, dai Romani ai Greci. È importante anche nella cultura cristiana ed ebraica. Basti pensare ai quadri in cui il piccolo Gesù in braccio a Maria regge una melagrana, il cui succo simboleggia il sangue che verserà sulla croce, segno di redenzione, oppure portare alla mente le varie citazioni bibliche. Questo frutto, in particolare, assume un significato di fertilità e prosperità, ma anche unione, dato che i suoi innumerevoli semi rossi sono tenuti insieme in un involucro resistente. È, quindi, mangiato da molti anche la notte di Capodanno come auspicio di ricchezza e benessere.
Non tutti sanno perché mangiare lenticchie, uva e melagrana a Capodanno porterebbe fortuna secondo alcune credenze, ma molti sì e ogni anno ripetono questa tradizione.”.
Ecco, quindi, la ricetta delle “Lenticchie in umido alla sarda” (https://unacuocaimperfetta.altervista.org/lenticchie-in-umido-alla-sarda/):
“Ingredienti:
- 300 g di lenticchie piccole;
- 1 gambo di sedano;
- 2 piccole carote;
- 1 spicchio d’aglio;
- 3 foglioline di salvia fresca;
- 1 scalogno;
- 1 cucchiaio abbondante di concentrato di pomodoro;
- 200 g di pomodori pelati passati al setaccio;
- olio extravergine d’oliva q.b.;
- 3 foglie d’alloro;
- Peperoncino q.b.
Preparazione:
In un tegame, preferibilmente antiaderente e dai bordi alti, rosola a fuoco dolce lo scalogno, le carote, il sedano tritati finemente e lo spicchio d’aglio diviso in due. Unisci poi le lenticchie lavate, fai insaporire qualche istante, mescola e inserisci i pomodori pelati, il concentrato, la salvia e l’alloro. A piacere aggiungi anche del peperoncino! Mescola bene, aggiungi acqua calda sino a coprire le lenticchie (o poco più), e fai cuocere a fuoco dolce sinché queste saranno morbide. I tempi di cottura variano in base al tipo di lenticchie scelte. Io ci ho impiegato circa 35 minuti, senza ammollarle prima in acqua e sono venute perfette. Quasi a fine cottura regola di sale: non mettere mai il sale prima poiché altrimenti rimarranno dure!!!”
Non mi resta che augurarvi buon appetito, ma, soprattutto, Buon 2022!!!!
Dal punto di vista universitario la mia carriera si potrebbe riassumere in poche parole: farmacista, biologa e nutrizionista . La passione dell’enogastronomia è nata, invece, un po’ prima del periodo universitario. Già dalle superiori, frequentando l’Istituto per Chimici “Michele Giua”, una delle materie di studio era Impianti Chimici ed uno dei docenti, l’allora Direttore della Cantina di Dolianova, ci aveva fatto studiare tutto il processo di produzione del vino, degustazione compresa. È stata una passione nata in quel periodo e che ho inseguito, per un bel po’ di tempo, nei periodi un po’ più liberi dagli studi universitari e di aggiornamento professionale. Finalmente nel 2019 sono diventata Sommelier e nel 2020 Maestro Degustatore Salumi, ma intorno al 2000 ho diretto la produzione alimentare e liquoristica presso un’azienda sarda, occupandomi anche di Ricerca scientifica applicata alla produzione industriale. Con Epulae ho iniziato a scrivere di questo mondo che mi appassiona, cercando di trasmettere non solo l’entusiasmo, ma anche tanti anni di approfondimento e di esperienza pratica.