OBIETTIVI: PROMOZIONE MADE IN ITALY, CONSOLIDAMENTO E NUOVI CONTATTI PER INCOMING A VERONA E INIZIATIVE ALL’ESTERO.
Verona, 18 gennaio 2023.
Federico Bricolo (Presidente Veronafiere):
“Lavoro di squadra con le istituzioni, l’Ice-Agenzia e il sistema camerale a beneficio del settore e per esplorare nuove opportunità di presidio stabile sui mercati di maggiore interesse”.
Federico Bricolo
Maurizio Danese (Amministratore delegato Veronafiere):
“Campagna senza precedenti verso i Paesi obiettivo del presente e del futuro commerciale del vino italiano che si aggiunge e implementa la programmata azione di incoming di buyer in vista di Vinitaly e per la quale abbiamo già investito più di 3 milioni di euro”.
Maurizio Danese
I 9 Paesi selezionati (Austria, Germania, Svizzera, Danimarca, Regno Unito, Belgio, Usa, Giappone e Corea del Sud) da Vinitaly per le missioni promozionali rappresentano i due terzi del valore e del volume di vino tricolore esportato nel 2022 (dati cumulati a settembre 2022).
Vinitaly, e il vino italiano, in primo piano con un road show globale realizzato in collaborazione con il sistema paese. Dal 19 gennaio al 23 febbraio prossimi, la principale manifestazione al mondo del prodotto enologico tricolore approderà in 9 Paesi (12 città, 13 tappe in 3 continenti: Europa, Asia e Nord America) che rappresentano complessivamente i due terzi del totale delle esportazioni di vino del Belpaese. “É un lavoro di squadra con le istituzioni che vede coinvolte le istituzioni, l’Ice e il sistema camerale, la rete di rappresentanza estera e la struttura interna di Veronafiere – sottolinea il presidente Federico Bricolo –. Un’attività in linea con la mission aziendale che guarda in primis alla promozione delle etichette italiane, in un momento particolarmente delicato per il settore impegnato a fronteggiare l’impatto dell’aumento dei costi di produzione. Il Roadshow è anche una occasione di esplorare nuove opportunità per un presidio stabile della Fiera di Verona su alcuni mercati di interesse, come già in atto con Wine To Asia e Vinitaly China Road Show per la Cina e la più ampia area del Far East, e con Wine South America per il Brasile e il continente sudamericano”.
“Si tratta di una iniziativa di promozione senza precedenti nella storia della manifestazione, che si aggiunge e implementa l’importante investimento di oltre 3 milioni di euro per l’incoming di buyer e operatori in vista del prossimo Vinitaly, in programma a Veronafiere dal 2 al 5 aprile – evidenzia l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese -. 50mila chilometri complessivi di viaggio verso i Paesi-obiettivo che rappresentano, sia in chiave prospettica che di consolidamento, buona parte del presente e del futuro commerciale del vino italiano nel mondo”.
Il Roadshow di Vinitaly si articola in 13 tappe nell’ambito delle quali sarà presentata anche la 55ª edizione della rassegna, espressione internazionale del made in Italy enologico.
In programma in molti appuntamenti un percorso formativo curato dalla Vinitaly International Academy, creata da Veronafiere-Vinitaly proprio con la funzione di diffondere la conoscenza della unicità e varietà del patrimonio enologico italiano verso i buyer, gli operatori del settore ho.re.ca e dei mass media.
Prima tappa il 19 gennaio a Rust (Austria) a cui seguono Princeton (USA) il 23, New York (USA) il 24 e 25, Copenaghen (Danimarca) sempre il 24. Nel mese di febbraio il calendario prevede gli appuntamenti di Chicago (USA, 2 febbraio), Monaco (Germania, 6 febbraio), Bruxelles (Belgio, 7 febbraio), Zurigo (Svizzera, 8 febbraio), Londra (UK,8 febbraio) e Cardiff (UK, 9 febbraio).
Il mese si chiude con gli appuntamenti di Tokyo (Giappone, 21 febbraio) e Seoul (Corea del Sud, 23 febbraio), anch’esse in collaborazione con le istituzioni, Ice-Agenzia e il sistema camerale.
I 9 Paesi selezionati da Vinitaly per le missioni promozionali rappresentano i due terzi del valore e del volume di vino tricolore esportato nel 2022 (dati cumulati a settembre 2022).
Per l’Osservatorio Uiv-Vinitaly sono oltre 10,5 i milioni gli ettolitri spediti (-2% sul corrispondente periodo del 2021), per un controvalore di 3,8 miliardi di euro, in aumento del 10%. In valore, gli Usa rappresentano il primo mercato per i prodotti nazionali (1,4 miliardi di euro, sempre a settembre 2022, e una quota del 25% sul totale fatturato dal settore vitivinicolo nel mondo), seguiti da Germania (851 milioni di euro, +6% e una quota del 15%) e UK (10% di share, 581 milioni di euro, per una crescita del 15%).
Insieme questi tre mercati rappresentano la metà del totale valore/volume del vino italiano esportato nel mondo. In generale, tra spumante, frizzante e vini fermi in bottiglia, sono questi ultimi a fare la parte del leone sui 9 mercati: con valori superiori al 70% di quota in volume troviamo Germania, Corea, Giappone, Svizzera, con punte del 90% in Danimarca. Lo spumante ha alleggerito il peso dei fermi in Usa (33% contro 60%), ma soprattutto in UK (43% contro 55%), Belgio (38% contro 59%) e Austria (31% contro 46%). L’incidenza maggiore dei frizzanti la si trova invece in Austria (23% sul totale) e Germania (15%). Per l’Osservatorio, sommando i valori dei 9 mercati, i vini fermi totalizzano il 64% dei volumi esportati, gli spumanti sono al 28% e il resto (8%) va ai frizzanti.
Il 55° Vinitaly, che al progetto incoming internazionale abbina un Tour interno tra le principali imprese italiane del vino, si preannuncia ancora più strategico sul fronte del business, in particolare con innovazioni legate al B2B diretto aziende/buyer, ma anche con un potenziato “Taste and BUY”, con operatori individuati dalla rete internazionale di delegati della fiera in collaborazione con le imprese.
Spazio anche al formato digitale, con la piattaforma “Vinitaly Plus” per il consolidamento dei rapporti commerciali lungo tutto il corso dell’anno e che permette la creazione di un’agenda per incontri durante i giorni di manifestazione tra buyer e produttori.
PAESI-OBIETTIVO VINITALY: ANALISI MERCATI EXPORT (OSSERVATORIO UIV-VINITALY)
Verona, 18 gennaio 2023 – I 9 Paesi selezionati da Vinitaly per le missioni promozionali rappresentano i due terzi del valore e del volume di vino tricolore esportato nel 2022 (dati cumulati a settembre). Sono – rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly – oltre 10,5 milioni gli ettolitri spediti (-2% sul corrispondente periodo del 2021), per un controvalore di 3,8 miliardi di euro, in aumento del 10%.
In valore, gli Usa rappresentano il primo mercato per i prodotti nazionali (1,4 miliardi di euro, sempre a settembre 2022, e una quota del 25% sul totale fatturato dal settore vitivinicolo nel mondo), seguiti da Germania (851 milioni di euro, +6% e una quota del 15%) e UK (10% di share, 581 milioni di euro, per una crescita del 15%). Insieme questi tre mercati rappresentano la metà del totale valore/volume del vino italiano spedito nel mondo.
Alle spalle dei primi tre, per valori, incontriamo la Svizzera: 302 milioni di euro di giro d’affari (+3% sul 2021 e 5% di quota, equivalenti al 5° posto assoluto, dietro al Canada), seguita dal Belgio, che negli ultimi due anni ha incrementato notevolmente le proprie importazioni, specialmente di Prosecco, riesportato poi in UK: a tutto settembre 2022 il fatturato generato dalle cantine italiane è cresciuto del 9%, a 168 milioni di euro, che valgono al piccolo Paese europeo l’ottava posizione nel ranking generale, con una quota del 3% (identica nei volumi).
Primo Paese asiatico per le esportazioni italiane, il Giappone nel 2022 è cresciuto a valori del 30% (158 milioni di euro), guadagnando la 10° piazza (3% di quota). Immediatamente a ridosso la Danimarca, 118 milioni di euro di controvalore (+1%), e l’Austria, con valori di poco superiori a 96 milioni di euro (+17%): i due Paesi europei valgono il 2% di quota ciascuno.
Ultimo della lista è la Corea del Sud, Paese che nell’ultimo decennio – soprattutto grazie agli accordi di libero scambio siglati con l’Unione europea – è cresciuto enormemente per il vino italiano: a tutto settembre Seul vale 56 milioni di euro, in riduzione del 6% sul corrispettivo del 2021 (che però era stato record), e l’1% di quota, ovvero il 18° posto.
Il dettaglio per tipologie Secondo l’Osservatorio Uiv Vinitaly, i 9 Paesi rappresentano il 63% del valore dello spumante esportato dall’Italia nel mondo (dati sempre a settembre 2022): in testa gli Usa (26%, tra l’altro primo mercato assoluto), seguiti da UK (18%), Germania (6%), Belgio (4%).
Per i vini frizzanti, è la Germania il primo mercato assoluto (con il 23% di quota sul totale, dove a fare la parte del leone è il Prosecco), seguita dagli Usa (19%, feudo del Lambrusco), quindi con quote più piccole Austria (4%) e Giappone (3%). Insieme, i 9 Paesi rappresentano una quota del 55% a valore sul totale dell’export della categoria nel mondo.
Per i vini bianchi fermi confezionati, i 9 Paesi rappresentano il 63% del totale export, con 1/3 del valore generato dagli Usa, il 18% dalla Germania e l’11% dal Regno Unito. Quote superiori al 2% per Belgio, Svizzera e Giappone, rispettivamente 6°, 7° e 8° mercato.
Anche per i vini rossi fermi confezionati sono gli Usa il primo mercato, con una quota del 23% sul totale, seguiti dalla Germania al 16%. Sale in classifica la Svizzera (8% e quarto posto, dietro il Canada), ma anche la Danimarca, che sfiora il 4% (6° posizione). Poco meno del 6% il valore del mercato britannico, 5° in classifica generale.
Per i vini confezionati in contenitori tra 2 e 10 litri (quindi bag-in-box), il primo dei nove mercati selezionati è il Regno Unito, che occupa la terza posizione a valore (dietro Svezia e Norvegia, con il 14%). Seguono subito dopo Germania (11%), Usa (7%) e Svizzera (5%), mentre la Danimarca è solo in 10° posizione (2%). Insieme, i 9 mercati rappresentano una quota valore del 42% sul totale export della categoria.
Che cosa si beve di più
In generale, tra spumante, frizzante e vini fermi in bottiglia, sono questi ultimi a fare la parte del leone sui 9 mercati: valori superiori al 70% di quota in volume troviamo in Germania, Corea, Giappone, Svizzera, con punte del 90% in Danimarca. Lo spumante ha alleggerito il peso dei fermi in Usa (33% contro 60%), ma soprattutto in UK (43% contro 55%), Belgio (38% contro 59%) e Austria (31% contro 46%). L’incidenza maggiore dei frizzanti la si trova invece in Austria (23% sul totale) e Germania (15%), mentre residuali sono gli spazi di questa categoria di vino in UK, Danimarca e Svizzera (2%). Giappone e Corea del Sud riservano invece lo stesso spazio, attorno all’8%. Sommando i valori dei 9 mercati, i vini fermi totalizzano il 64% dei volumi esportati, gli spumanti sono al 28% e il resto (8%) va ai frizzanti.
A livello di vini fermi per colore, e raggruppando tutti i confezionamenti (quindi anche lo sfuso), quote preponderanti di rosso troviamo in Danimarca (84% contro 16% dei bianchi), Svizzera (80%), Giappone (70%), Corea del Sud (63%). Sbilanciati sui bianchi sono invece UK (67-33), Austria (65-35) e Usa (60-40). Il Belgio e la Germania sono i mercati con maggiore equilibrio: il primo registra solo una leggera prevalenza dei rossi (56%), mentre la seconda riserva la stessa quota ai bianchi (grazie al contributo decisivo dato dalle basi spumante venete e romagnole). Sommando i valori dei 9 mercati, la prevalenza va ai bianchi (54%), dovuta ai maggiori pesi nominali di Usa e UK e ovviamente Germania.
Prezzi medi
A livello di macrocategorie, secondo l’Osservatorio i vini più pagati in assoluto sono quelli fermi confezionati spediti in Svizzera (7,30 euro al litro di media a settembre 2022, con picchi di 14 euro per un vino Dop rosso in provenienza dalla Toscana e 13 euro per un uno dal Piemonte), mentre all’opposto troviamo i 2,40 euro riconosciuti dalla Germania ai frizzanti nazionali.
In generale, il Paese più generoso risulta la Corea del Sud (5,15 per i frizzanti, 4,75 per gli spumanti e 6,80 per i fermi, con punte di 14,80 per i toscani rossi), mentre quello più “tirato” è il Regno Unito, che riconosce in media circa 2,80 euro per i vini fermi confezionati e 3,75 per gli spumanti.
In Usa, a fronte di medie attestate a 5,60 euro per i fermi confezionati, troviamo picchi di 12,40 euro per i piemontesi rossi e 10 per gli omologhi toscani, mentre 13 euro li raggiungono i vini trentini in Danimarca.
Se in generale la forbice di prezzo tra bianchi e rossi risulta in media abbastanza ampia a favore di questi ultimi (in Usa abbiamo un divario di quasi 4 euro al litro, 7,90 contro 4,05 euro), gli unici due Paesi fra i 9 selezionati con margini più risicati sono la Germania (3,80 contro 3,15) e il Giappone, con solo 7 centesimi di differenza (4,38 contro 4,31), e addirittura i Dop bianchi quotati a prezzi maggiori dei rossi.
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