Tipicità ed eccellenza friulana: il Refosco dal peduncolo rosso.

Il lavoro non entusiasma nessuno. Tuttavia, quando si lavora in un ambiente internazionale, ci possono essere delle conseguenze piacevoli e graditissime. Ad esempio, si potrebbe trovare sulla propria scrivania una bottiglia di vino regalata da una carissima collega di origini friulane. E non una qualunque bottiglia di Cabernet o di Merlot, piaga che infesta ettari ed ettari di coltivazioni italiane che hanno paura delle leggi del mercato. Le lacrime di gioia scendono quando sull’etichetta si legge “Refosco dal peduncolo rosso” dei Colli Orientali.
Ecco, un vero regalo perché nel mondo del vino l’audacia di continuare a produrre e a far conoscere dei vitigni che potrebbero non piacere a tutti è sintomo di un forte attaccamento alla tradizione e alla propria cultura. Non vogliamo mica morire mangiando solo hamburger o bevendo soltanto quei quattro vitigni internazionali che hanno stufato oramai anche il palato degli americani.

E Refosco dal peduncolo rosso sia, vitigno autoctono del Friuli che sintetizza alla perfezione quegli aromi che si incontrano nelle lunghe passeggiate sul Tagliamento o sui Colli Orientali. Aromi selvatici, pungenti ma intensi e persistenti di marasca, ribes rosso o di ciliegia. La versione del Refosco dal peduncolo rosso vinificata dalla cantina di Ronco Margherita riesce a mantenere i tannini ad un livello di integrazione molto soddisfacente.

Parliamo di un vino che non vuole passare inosservato e non vuole cercare l’unanime consenso di chi ama sentire il vanigliato del legno sovrastare tutto quanto. Al contrario, questo è un vino dallo spiccato carattere pungente, con molte “durezze” come dice chi ha studiato. Ma, paradossalmente, questo vino vuol proprio parlare a chi non ha studiato per dimostrare che la vinificazione è e resta un’arte agricola che si porta dietro non solo una tecnica specifica ma anche un’essenza dura e angolosa.

Al palato, il Refosco dal peduncolo rosso della Cantina Ronco Margherita resta moltissimi secondi, e forse andrebbe degustato ad una temperatura un po’ inferiore al solito: direi 16-17 gradi. Ottimo con tutti i secondi della tradizione friulana, ma anche con una bella bistecca impanata accompagnata da una marmellata di more selvatiche. E no, non moriremo tutti con una bottiglia di Chardonnay in mano.