Chi vive nel mondo del vino fa degustazioni molte volte al mese, a volte anche più volte a settimana. Si cercano gli aromi, i pregi e i difetti dei vari vini provati e l’eventuale legame con la terra da cui provengono. Si cerca di capire lo stile che il vignaiolo ha voluto dare al suo vino e se c’è un discorso comune a tutta la gamma. Poi, man mano che si degusta si annota tutto e si danno i voti.
Ci sono però alcune degustazioni che sono delle esperienze indimenticabili, che combinano la pratica del processo ad un viaggio aromatico e gustativo che passa in territori poco esplorati.
Al Wine Paris 2024, con Angelo Concas, Presidente di Epulae Accademia Enogastronomica Internazionale e con Antonino Concas, del Comitato Centro Studi Nazionale di Epulae ho avuto la fortuna di degustare molti dei vini del blasonato Domaine Latour. Se in Francia non ha bisogno di presentazioni, per il pubblico italiano va ricordato che il Domaine Latour è il più grande possedente di ettari di Grand Cru in Borgogna, ovvero di parcelle di terra tra le migliori al mondo per la viticoltura. Erede di una tradizione plurisecolare, il Domaine riveste un ruolo di così primo piano da dare il titolo di Primo o Secondo ai suoi presidenti nel corso del tempo. C’è stato un Louis I, un Louis II, un Louis III ed ora siamo a un certo Florent Latour.
Nella foto da sinistra: Francesco Piccat, Referente dalla Francia di Epulae News, Angelo Concas, Presidente Internazionale di Epulae, Josépa Perret, Export Manager della maison Louis Latour.
Ad accogliere il team di Epulae c’è Josépa Perret, Export Manager della maison. Si parte con il
Meursault 1er Cru “Château de Blagny”, anno 2022. Mersault si trova a sud di Volnay e Pommard nella Côte de Beaune, ed è il più grande comune dedicato alla produzione di vini bianchi della Côte-d’Or. I suoi Premiers Crus sono di alto livello e compensano la mancanza di Grand Crus della denominazione. Monopolio della Maison Louis Latour, le vigne di Château de Blagny si trovano sulla cima della collina che domina Meursault e Puligny-Montrachet. Questo clima rende il vino elegante, fresco e con un buon potenziale di invecchiamento. Il colore del vino è un giallo molto chiaro e al naso domina la dimensione floreale con note di caprifoglio e di frutta a polpa bianca matura. Al gusto, si concede, secco, con spalla acida viva, sapido, rotondo e con aroma di bocca di pasta di mandorle. Il fin di bocca, è medio-lungo, pulito e lascia la cavità orale gradevolmente asciutta.
Il secondo vino degustato ci fa scendere a sud, e precisamente a Chassagne-Montrachet. La parola Chassagne deriva dal latino “Cassanea” che significa bosco di quercia e il villaggio copre l’intera gamma delle denominazioni, dalla regionale fino al Grand Cru. Lo Chassagne degustato fa parte della terza denominazione, l’appellation village. Vinificato in legno, questo Chassagne presenta un colore sempre tenue ma al naso, oltre al fiore dell’acacia, compare il miele e il latte. Al palato, sempre la pasta di mandorla ma questa volta più vanigliata. Il finale minerale è lungo e piacevole.
Il terzo vino ci porta geograficamente tra i due già degustati, a Puligny-Montrachet. Parliamo del Puligny-Montrachet Premier Cru Sous les Puits, “sotto i pozzi” in italiano, toponimo che indica una chiara presenza d’acqua. Le viti provengono dalla già citata collina di Blagny, ma questa volta il suo versante è pieno sud. Il colore è di un giallo paglierino più intenso rispetto agli altri, e al naso sono i sentori fruttati a predominare sui floreali: tanta pesca bianca, vaniglia e acacia. Al palato, il vino si fa più corposo, con una materia aromatica più persistente di miele d’acacia e l’onnipresente pasta di mandorle. Il finale ottimo.
Con il quarto vino entriamo nell’olimpo. Un Batard-Montrachet Grand Cru Clos Poirier anno 2021. Già solo dall’etichetta capiamo che non solo si tratta di un Grand Cru, ma di un’ulteriore parcellizzazione del Grand Cru. Come a voler dire il meglio del meglio del meglio. Questa collina, esposta ad est, è composta da terreno in gran parte ghiaioso su fondo argilloso, rinomato in tutto il mondo per l’espressione dello Chardonnay. «Le Clos Poirier» si trova nel centro di Bâtard-Montrachet, appena sotto Montrachet. Si presenta con tonalità di giallo paglierino intenso e il suo naso floreale regala generosissime note di miele, acacia, mandorla tostata, burro e croissant. La sua bocca è piacevolmente rotonda e scopre aromi di mandorla e brioche nel finale. Il tutto accompagnato da sentori salini di alghe. Si consiglia al lettore di non innamorarsene, pena la comparsa di forti debiti e l’eventuale perdita della casa di proprietà.
Chiude la degustazione dei bianchi un altro eccellente Grand Cru, il Corton Charlemagne del 2022. Il noto vigneto Corton-Charlemagne della Maison è situato nella parte migliore della collina di Corton, con l’esposizione a sud-est che permette alle viti un soleggiamento ideale e un perfetto equilibrio tra acidità e maturità delle uve. Il colore è un giallo paglierino, il naso intenso con sentori tostati e floreali, in particolare caprifoglio. La bocca, ampia e rotonda, rivela aromi di brioche e vaniglia. Finale non salino ma rotondo.
Passando ai rossi invece, il primo vino degustato è un Aloxe-Corton 1er Cru “Les Chaillots“. La cittadina di Aloxe-Corton è la culla della famiglia Latour, impegnata nei suoi affari della città da più di tre secoli. Il toponimo si riferisce al terreno sassoso di questo premier Cru. Pinot nero dal colore rubino intenso, al sviluppa al naso aromi di mora e fragola con già un’evoluzione di sottobosco e liquirizia. Al palato tannini setosi accompagnano una beva vellutata.
Il secondo rosso degustato è un Chambolle-Musigny 1er Cru “Les Chatelots“, il cui toponimo fa riferimento ad un’antica presenza di una torre d’acqua. Il suo terreno è calcareo ed è noto per la produzione di vini delicatamente profumati e molto armoniosi. Rosso rubino tenue alla vista, “Les Chatelots” 2021 offre un naso con sentori di frutti rossi con predominanza di ciliegia, e di spezie con un accento particolare di noce moscata. Ampio e suadente, in bocca rivela aromi di ribes nero e sottobosco.
Chiude la degustazione un terzo rosso, un grandissimo Premier Cru di Pommard: “Epenots”. Spina, spinoso, data l’antica presenza di vegetazione folta e selvaggia. Il Pommard “Epenots” è un vino robusto e deciso da giovane e richiede tempo per sbocciare e rivelare la sua notevole pienezza.
Presenta una tonalità intensa di rosso granato, al naso è complesso: mora, ciliegia, fragola, caffè e pepe. Al palato il vino è rotondo, vellutato e gli aromi di ciliegia si sposano perfettamente con la vaniglia e il cioccolato nel finale.
Concludo questo meraviglioso percorso gustastivo dei vini della Maison Louis Latour con un sincero grazie a Josépa Perret, per la cortesia e per l’esperienza indimenticabile.
Francesco Piccat, nato a Saluzzo nel 1991. Vive e lavora a Parigi. È un esperto conoscitore e degustatore dei vini francesi. Ha ottenuto la menzione distinzione al WSET 3.