È praticamente impossibile non restare colpiti dalla bravura di Milena Pepe, esperta vigneron di Luogosano nel bel mezzo dell’Irpinia enologica.
Più volte abbiamo scritto di lei, delle sue origini belghe, delle esperienze francesi in qualità di aiuto enologa da Chapoutier (tanto per citarne una), delle difficoltà iniziali in Campania e dei successi conseguiti soltanto con il duro, incessante lavoro quotidiano.
Quest’oggi abbiamo voluto ulteriormente celebrarne le doti con una video degustazione fatta con gli amici di Vinodabere, guidata dal Direttore Maurizio Valeriani, penna ormai storica del giornalismo enogastronomico.
Il Video lo potete trovare qui.
Quattro prodotti della linea d’élite di Milena, per capire meglio l’intero areale biancoverde, più una piccola e personale digressione sulla sua prima versione della Falanghina “strutturata” in legno, dai vigneti prospicienti la cantina.
Senza perderci in ulteriori preamboli, cominciamo gli assaggi dai bianchi, partendo nell’ordine proprio dal nuovo nato di casa, il Santa Vara 2018 – Irpinia Falanghina DOC, da fermentazione e riposo successivo in botti grandi di rovere. Bel calore, che raccoglie all’olfatto le tipiche note di pesca, albicocca matura e sensazioni mielate. Ridottissima la resa, di appena 30 q/li per ettaro; conseguenza inevitabile la grande finezza gustativa, con una tensione sostenuta da pepe bianco e frutta gialla succosa.
Proseguiamo l’analisi con il primo dei due vini bianchi degustati in video: Grancare 2017 – Greco di Tufo DOCG un trionfo di fiori dolci, fatto di gelsomino, magnolia, zagare. Ben presto vira su lime, citronella ed erbe officinali quali timo e foglia di pomodoro. L’annata particolarmente torrida, specialmente per quest’uva delicata, la si ravvisa in una chiusura di bocca eccessivamente tagliente e rapida. Non si poteva pretendere di più, ormai da anni il Greco sta soffrendo il cambiamento climatico, penalizzato nei suoi profumi primari.
Del Brancato 2017 – Fiano di Avellino DOCG c’è sempre da stupirsi. L’attacco è speziato e tostato, con il classico fumé in sottofondo. Poi diventa un’unica intensa vibrazione, dal carattere di prugne verdi acerbe, pompelmo rosa e salgemma. Lunghissimo nella sua scia di bocca minerale che ti fa viaggiare verso i lidi francesi della Loira.
E veniamo ai due rossi presenti.
Opera Mia 2013 – Taurasi DOCG nato interamente dalla verve di Milena, che ha rischiato persino l’incolumità precipitando in una delle vasche di fermentazione. Prodotto che conosco bene dal 2011, anno in cui cominciava a dimostrare il carattere da cavallo vincente, con un cambio di passo evidente rispetto alle annate precedenti. La 2013 è preparatoria ai successi del 2014 e dimostra già all’olfatto note marcate di sottobosco (mora e cassis), unite a liquirizia e pepe nero, dal riverbero quasi rugginoso. Il sorso è potente, scuro e complesso. Si passa con rapidità dall’amarena al tabacco kentucky, dal cardamomo al macis, seguendo sempre l’assiale setoso del tannino perfettamente integrato.
La Loggia del Cavaliere 2013 – Taurasi Riserva DOCG dà continuità alla serie. In Toscana direbbero “ricco di ciccia”, materico, di sostanza. La frutta passa dai colori dark verso un rubino acceso e smagliante. Il naso è ricco di marasche sotto spirito, e potpourri di petali di rosa e violette. Sanguigno come il fiotto che esce da una ferita aperta, necessita di un lustro d’attesa ulteriore per essere degustato nella sua plenitude. Al palato quelle freschezze di arancia sanguinella e prugna croccante non stancano mai, garantendo una ampia gamma di abbinamento con il cibo.
Così…tanto per gradire.