
(ph. courtesy archivio Consejo Regulador DOCa Rioja)
I primi 100 anni della DOCa più antica della Spagna
Di Mario Bonamici
La Spagna è la zona vinicola più grande d’Europa e la Rioja, con i suoi 66.000 ettari e una storia millenaria, è di gran lunga la regione più rinomata. Il nome Rioja pare derivi dall’antico nome del fiume che lo attraversava Rio Oja e proprio quest’anno festeggia i 100 anni della nascita della DOCa della Rioja, la più antica della Spagna.
Per quanto ancestrale, questo gigante del nord non è immune ai cambiamenti.
Il cambiamento tradizionale, moderno e postmoderno non è una cosa comune in una regione vinicola del Vecchio Mondo, tanto più se si considera che è profondamente legato alla sua tradizione come lo è la Rioja. Per capire appieno i progressi fatti nell’ultimo decennio è necessario comprendere il passato. Fino alla metà del XIX secolo, il Tempranillo veniva pigiato e vinificato in bacini di fermentazione scolpiti nella pietra “lagares”, simili a quelli che si trovano ancora oggi in molte zone della penisola iberica e isole Canarie o in Sardegna (palmenti rupestri). Proprio in questo territorio si sono conservati numerosi, spesso abbinati delle tipiche costruzioni “guardaviñas” (ad es. in Sardegna chiamati pinnettu) costruzioni in pietra a forma di cupola che venivano utilizzate come riparo per i viticoltori e il loro bestiame in caso di maltempo e per monitorare i raccolti. Tutto ciò a testimonianza della presenza della viticoltura già in tempi remoti. La storia racconta che da questa spremitura si otteneva un rosso rustico e ruvido che, per pochi spiccioli, si beveva nelle taverne di Logroño e Bilbao, mentre la leggenda narra che un tempo il vino riojano era così abbondante che, quando avevano costruito la chiesa del villaggio, gli abitanti di Fuenmayor (a nord di Logroño) legarono la malta con il vino rosso locale, perché era un bene meno prezioso dell’acqua. Quanta magia attorno al vino!
I primi successi internazionali dei vini Rioja si devono al Marchese di Murrieta, al Marchese di Riscal e senza dubbio a Don Rafael Lopez de Heredia. Questi pionieri, a partire già dal 1850 si sono distinti dalla massa ma non sono rimasti soli a lungo. Nella seconda metà del XIX secolo, alle prese con la fillossera, i mercanti di Bordeaux giunti nella Rioja in cerca di nuove fonti di approvvigionamento.
Quando il territorio vitivinicolo di Bordeaux è stato invaso da questo afide dovuto agli scambi commerciali, diversi vignaioli bordolesi, persi i loro vigneti, si sono stabiliti nella vallata del fiume Ebro (Rioja e Navarra) dove appunto l’insetto non era presente. Per non contaminare l’area non hanno portato nessuna talea con loro. Hanno però portato la loro conoscenza ed esperienza elevando in poco tempo la viticoltura riojana.
Basti pensare che è stato il primo distretto spagnolo ad usare le tecniche di vinificazione bordolese con la fermentazione in tini e l’affinamento in barrique da 225 litri. La fillossera, in un certo senso, è stata alla base dei successi dei grandi rossi della Rioja.
La Rioja è stata definitivamente trasformata. La maggior parte delle tenute dell’epoca ha abbandonato rapidamente la quercia proveniente dalla Francia o dall’Europa orientale e, sfruttando le antiche rotte commerciali con le Americhe, ha preferito la Quercus alba, la quercia americana. L’impronta di quest’ultima, unita agli aromi secondari e terziari propri del lunghissimo invecchiamento, sarà a lungo e indissolubilmente legata, al profilo dei vini della Rioja.
Partiamo col dire che la Rioja è sia un territorio naturale situato nella parte centro settentrionale il quale comprende

571 cantine distribuite in 144 comuni di 3 diverse Comunità Autonome (118 a La Rioja, 18 nei Paesi Baschi, 8 in Navarra), più una cantina in Castilla y León, costituiscono la QDO Rioja. Parliamo di circa 100 KM/ di diversità.
Da Tormantos ad Alfaro, limite occidentale e orientale del territorio, ci sono 100 km di lunghezza e circa 40 km in larghezza, due climi diversi (atlantico e mediterraneo) e un’immensa varietà di modi di fare vino con vigneti che arrivano fino a 900 metri di altitudine
Pertanto, una grande diversità pedoclimatica (latitudine e altitudine, temperature e umidità, ventilazione, etc.) che varia tantissimo ma che ha un unico grande filo conduttore, il fiume Ebro (il più lungo fiume della Spagna – 930 km circa – e secondo della penisola iberica dopo il Tago) che attraversa tutta la zona della Rioja il quale da origine a sette valli da altrettanti affluenti minori.
Tre le sottozone:
Rioja Orientale (un tempo chiamata Baja) caratterizzata da terreni argilloso-ferrosi e alluvionali e un clima mediterraneo più secco e caldo della bassa quota che dà origine a vini con una migliore struttura e una maggiore gradazione alcolica, anche se le aree montuose di questa zona sono considerate tra le più fredde della Denominazione, il che dà origine a enormi contrasti e diversità.
La Rioja Alavesa, situata nella sponda nord-orientale del fiume Ebro, che si estende per poco più di 300 kmq a sud di Alava, con vigneti situati su terrazze o piccoli appezzamenti che risentono particolarmente del clima atlantico, secco e soleggiato, nonché della Sierra de Cantabria, che li protegge dal freddo e dall’umidità del Mar Cantabrico. Su questa catena montuosa si verifica l’effetto Foehn, che crea una fitta nuvolosità sulle montagne e un vento favorevole per questi vigneti orientati prevalentemente a sud, dando vita a vini con aromi unici e distintivi che rappresentano alla perfezione i valori di questa terra.
Infine la Rioja Alta, probabilmente, delle tre sottozone, la più famosa e conosciuta, situata nella parte più occidentale della QDO Rioja dove si trova la più grande concentrazione di cantine e vigneti centenari del mondo che, insieme ad altri siti del patrimonio, ne fanno un punto di riferimento mondiale per l’enoturismo.
Il terroir della Rioja Alta è formato da una varietà di terreni, una miscela di argilla-calcarea, argilla-ferrosa e alluvionale. Questo mosaico geologico è perfetto per gli assemblaggi più classici, ma anche per i vini di terroir, unitamente ai contrasti dettati dal suo profilo atlantico. Ad altitudini più elevate, la maturazione dell’uva è ritardata e presenta un maggior grado di acidità, freschezza, una minore gradazione alcolica con un grande potenziale di invecchiamento. Ad altitudini inferiori, il profilo del frutto è più maturo e perfetto per vini più morbidi e pronti da gustare.
Proprio in Rioja Alta, situata nella mitologica città di Haro troviamo la Bodega López de Heredia, una delle tre cantine più antiche della regione. Fondata nel 1877 da Don Raphael López de Heredia y Landeta, precedentemente al servizio di una casa commerciale francese del Medoc. All’inizio del secolo, l’azienda è stata considerata un leader tecnologico grazie all’applicazione del know-how vitivinicolo francese. Oggi è gestita da María José López de Heredia e i suoi fratelli (ormai la quinta generazione della famiglia) “Selezione e amore” due parole diventate la bibbia dei vini del fondatore Rafael Lòpez de Heredia tramandati negli anni e tutt’oggi il mantra della Famiglia.

(ph. courtesy archivio Bodega López de Heredia Viña Tondonia)
I vigneti si estendono per circa 170 ettari. Quando si entra dentro questa cantina si rimane impressionati dalla solidità e dalla grandezza di un insieme architettonico che si è guadagnato il nome di “Cattedrale del vino”.

(ph. courtesy archivio Bodega López de Heredia Viña Tondonia)
Don Rafael ha deciso di perforare il sottosuolo di roccia per ottenere uno spazio sotterraneo in cui impilare le botti in cui iniziare l’invecchiamento dei suoi vini. Questi labirinti sono lunghi fino a 200 metri e si trovano a più di 10 metri di profondità, perforate nel cuore di un blocco colossale di arenaria, con file interminabili di botti (circa 12.900 botti di origine bordolese sono conservate nelle sue viscere). Una menzione speciale meritano i 72 tini di rovere delle origini più diverse (cantabrico, bosniaco, Allier, nordamericano, ecc.), costruiti in capacità di 60, 100, 200, 480 e fino a 640 ettolitri, che sono i più grandi. Il legno di quercia gioca un ruolo importante in questa casa, dato che sia le fermentazioni che l’invecchiamento dei suoi vini si realizzano in questi recipienti con procedimenti totalmente naturali e artigianali.
Rafael López de Heredia ha sempre saputo che non si poteva fare del buon vino senza avere un proprio vigneto. Per questo motivo, tra il 1913 e il 1914 ha deciso di piantare quello che sarebbe diventato uno dei vigneti più spettacolari di Haro: il vigneto Tondonia, che, tra l’altro, ha dato origine e nome al vino più noto di questa cantina centenaria.

(ph. courtesy archivio Bodega López de Heredia Viña Tondonia)
Tondonia è un vigneto molto speciale. Situato all’estremo nord, occupa un meandro dell’Ebro a forma di penisola. È una specie di collina dove convergono tutti gli orientamenti con molti tipi di suolo, da alluvionale (vicino alla riva del fiume) a argilloso-calcareo (con molta ghiaia e ciottoli) e dove si coltivano varietà tipiche della Rioja: Tempranillo, Garnacha, Graciano, Mazuelo, Viura e Malvasía.



(ph. courtesy archivio Bodega López de Heredia Viña Tondonia)

(ph. courtesy archivio Bodega López de Heredia Viña Tondonia)
López de Heredia possiede altri tre vigneti situati nella regione dell’Alta Rioja, che beneficiano del suo microclima con una chiara influenza atlantica e si chiamano: Viña Cubillo, Viña Bosconia e Viña Gravonia.
Proprio dei vini prodotti dalle uve della mitica Viña Tondonia ho avuto il privilegio di condurre una degustazione nell’enoteca Mangiovino (www.instagram.com/mangiovino/ ) di Claudio e Marta, due professionisti del vino, ma prima di tutto due curiosi appassionati.

Abbiamo degustato in compagnia di alcuni amici queste annate:
- Viña Tondonia Reserva 2005 blanco:
Varietà 90% Viura, 10% Malvasia Riojana
Un vero gioiello enologico d’oro per chi apprezza l’eleganza dello stile classico e la complessità che solo l’età può dare. Il Viña Tondonia Blanco Reserva 2005 è stato prodotto con uve dei vigneti secolari di Viura e Malvasia Riojana che, oltre a fornire naturalmente finezza e acidità, sono artefici della sua spettacolare longevità. Soprattutto la Viura, capace di offrire una straordinaria complessità con l’invecchiamento. Vino di un’eleganza e di una bellezza difficile da trasmettere a parole. Personalmente lo reputo il vino del cuore, tra i bianchi il mio bianco preferito. Tutta la verticalità e la componente di acidità del Viura e l’eleganza della Malvasia Riojana (Malvasia Alarije) in un blend dal risultato mistico!
Colore giallo pieno. Intenso e vivido con limone penetrante e mela golden, vaniglia e un tocco di cocco. Potente e complesso e speziato e un’acidità ineguagliabile. Strutturato e intenso ricco di note ossidative complesse molto finemente sfumate che rendono questo vino così attraente e caleidoscopio. Ma è tutto è molto sottile nel calice, un vino corposo e dalla consistenza leggermente untuosa, concentrato, il sorso è sempre teso e vibrante. Finale estremamente lungo. Indimenticabile. Inolvidable!

Viña Tondonia Reserva 2005 tinto
Varietà: 70% Tempranillo, 20% Garnacha e 5% Mazuelo e 5% Graciano.
Un vino straordinario e unico nel suo stile, come i Rioja di altri tempi. Elaborato alla vecchia maniera, come per tutti i vini di Lopez de Heredia, con un lungo invecchiamento in botti rovere, è un rosso di grande di carattere, finezza e complessità. Al naso, il vino è incredibilmente aromatico e complesso, offre un mix di frutta fresca e secca, con toni terrosi e aromi terziari. La frutta si integra magnificamente con le note secondarie di cuoio, tabacco ed erbe secche. Man mano che il vino si apre, rivela aromi più sfumati di vaniglia, cedro e spezie derivanti dal prolungato invecchiamento in rovere, insieme a note balsamiche e a una leggera nota affumicata. In bocca è profondo, con richiami al cioccolato, tè nero e burroso, opulento. Pieno, appagante e raffinato, i tannini ben integrati e rivelano una seducente consistenza setosa. Il finale è lungo e persistente. Un’annata che, nonostante i suoi primi vent’anni, farà ancora parlare in futuro. Meraviglia!

Viña Tondonia Gran Reserva 2010 rosado
Varieta: 60% Garnacha, 30% Tempranillo, 10% Viura
Il rosato di Viña Tondonia non è un vino comune tra i rosati spagnoli prodotti negli ultimi anni, che tendono a rispondere a tempi di invecchiamento molto più brevi, con sapori e aromi meno sviluppati e più fruttati, e generalmente con un maggiore contenuto di zucchero residuo. Viña Tondonia Rosado Gran Reserva è un vino invecchiato per quattro anni in botti di rovere americano, che, insieme al suo peculiare processo di fermentazione, gli conferisce caratteristiche uniche. Il rovere si apprezza nell’odore e nel sapore, dandogli una fragranza e una morbidezza sorprendenti, e collocandolo nella stessa linea dei classici vini rossi e bianchi di Viña Tondonia. A questo lungo invecchiamento bisogna aggiungere altrettanti anni di affinamento in bottiglia, che gli conferiscono uno sviluppo e una complessità impensabili in altri rosati. Il vino rosato di López de Heredia è fatto nello stile dei tradizionali vini di Rioja di questo tipo. Infatti, non è esattamente un vino rosato, ma un “claret” o “ojo de gallo”, il nome con cui sono conosciuti questi vini a La Rioja. Le varietà di uva rossa (tempranillo e garnacha) e bianca (viura) sono utilizzate nella sua produzione, con una percentuale maggiore di uva rossa. Ma quando si tratta della fermentazione e dell’invecchiamento, un vino bianco e un vino rosso non vengono fatti separatamente, producendo un successivo assemblaggio, come nel caso dei rosati. Nel caso di Viña Tondonia, le uve bianche e rosse sono macerate insieme durante la fermentazione. Questa macerazione è ciò che permette a questo vino rosato di invecchiare correttamente, grazie al contributo delle bucce dell’uva che rimangono in contatto con il mosto. Dal colore ramato brillante, sviluppa al naso aromi ossidativi che ricordavano maggiormente il bianco della stessa cantina, a cui si aggiungono note agrumate (arance sanguinello e pompelmo rosa), albicocca, pesca, frutti rossi e pomodoro, oltre alla presenza di rovere americano e al tocco salino. In bocca porta in dote un’acidità elevata, dal corpo medio e dai tannini molto discreti, si mostra elegante, verticale e diretto, con una profondità e una complessità rare nei vini rosati. Riesce a combinare la freschezza e la verticalità dei grandi bianchi con la consistenza dei rossi López de Heredia. Un vero fuoriclasse, un Unicorno!

Viña Tondonia Reserva 1996 tinto
Varietà: 70% Tempranillo, 20% Garnacha e 5% Mazuelo e 5% Graciano.
Ero un po’ scettico all’inizio, ma ho imparato col tempo ad assaggiare senza pregiudizi e preconcetti. L’annata 1996 è stata classificata come molto BUONA, per via di due prolungati periodi di pioggia, all’inizio e alla fine dello stato vegetativo, che comunque si sviluppò regolarmente in tutta La Rioja Alta. Fin qui tutto bene, il vero cruccio risiedeva nella consistenza del tappo e gli evidenti segni ossidativi e non meno importante la visibile perdita di liquido rispetto al livello del collo della bottiglia. Le pregresse esperienze con i vini di Lopez de Heredia mi hanno però insegnato che con i loro vini tutto è possibile, che la magia rimane e vive malgrado i segni del tempo. Il tappo non siamo riusciti a estrarlo intero, ma nonostante tutto, il vino, dopo l’apertura, ha raggiunto una parabola di ossigenazione costante e fluida, rivelandosi in tutta la sua decadente bellezza. Una volta di più ( e ne sono stato felicissimo) la famosa nota “empireumatica” spesso utilizzata per descrivere i rossi di Viña Tondonia è caparbiamente spuntata fuori, rivelando quell’immancabile componente ferruginosa ben integrata con il frutto e una sapidità non comune, accompagnato e sorretto da un’acidità senza confini e da tannini setosi e distesi.

Viña Tondonia Gran Reserva 1994 tinto
Varietà: 70% Tempranillo, 20% Garnacha e 5% Mazuelo e 5% Graciano.
L’annata 1994 è stata considerata ECCELLENTE dal Consiglio Regolatore della DOc Rioja, la più alta nella scala di valutazione locale, che considera cinque diversi livelli, ottimo/eccellente, molto buona, buona, medio e normale.
Tra i vini rossi prodotti da López de Heredia, i Gran Reserva sono i più rari. Il suo rosso più simbolico, il Viña Tondonia Gran Reserva, prima del 1994 era stato commercializzato in sole 5 annate dal 1980 (1980, 1981, 1985, 1987, 1991). Anche in queste occasioni speciali, la produzione è relativamente ridotta e corrisponde a circa il 10% del numero di bottiglie della sua Reserva.
Il vino è stato affinato per 10 anni in botti di rovere americano, con due travasi annuali. L’imbottigliamento è avvenuto dopo l’incollatura con albume d’uovo e senza filtrazione. Siamo decisamente di fronte a un un vino immenso, gli esperti della Rioja paragonano quest’annata alla mitica 1964. Dal colore rosso pieno. Al naso di presenta selvaggio e con sentori di ciliegia candita, anice, tabacco stagionato, fiori d’arancio, mogano e pane tostato imburrato bruciato. Nel bicchiere, assume peso senza perdere vivacità. In bocca l’ingresso è subito fluido ed espansivo, offre sapori di un frutto dolce e ancora integro, accenni di rosa candita e pan di spezie. I tannini setosi si sviluppano e si trasmettono in un finale molto lungo, con nuance fumè e leggiadre e inconfondibili note terrose e sanguigne. Se l’avessimo degustato alla cieca difficilmente avrei potuto immaginare che si trattasse di un vino di 31 anni. Chapeau!

(Bonus tasting della serata) Viña Tondonia Reserva 1988 tinto
Al pari della 1996, assaggiata poco prima, di questa 1988, dichiarata come annata BUONA, proviamo a stappare la bottiglia il cui tappo mostra evidenti segni di cedimento, nemmeno con l’aiuto Coranvin® siamo riusciti nell’impresa, il tappo è scivolato via nel collo della bottiglia come burro. Non ci siamo scoraggiati malgrado il livello di riempimento potesse essere classificato come “low bottom shoulder” cioè quando il livello del liquido è esattamente all’estremità inferiore della spalla ed pertanto alto il rischio di ossidazione. Vero, l’abbiamo riscontrata quest’ossidazione, ma era comunque una ruga del tempo a cornice di un bellissimo viso. L’acidità ancora presente così come il frutto. Il sorso teso e i tannini ancora integri. L’abbiamo aspettato e alla fine è venuto fuori. Caffè e cuoio e sapidità hanno chiuso in bellezza una serata indimenticabile.

Per saperne di più vi consiglio di visitare questi siti:
www.riojawine.com
www.lopezdeheredia.com

Dalla “Palla al Bicchiere” è stato un attimo, dopo un passato da giocatore professionista di pallavolo, ho intrapreso la strada del vino.
Mi sono formato all’ONAV sez. di Cagliari.
Ho conseguito il WSET di 2 ° LIVELLO.
Le mie esperienze lavorative nel mondo del vino:
Fondatore di APS Promo Eventi (con sede a Cagliari ma operante in tutta Europa dal 2016), associazione con la quale ho organizzato e promosso eventi in veste di ideatore e organizzatore del Concorso Nazionale del Vino Vermentino (Concorso autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole MASAF). Di questo concorso sono state realizzate già tre edizioni. www.concorsovermentino.com .
Ideatore e organizzatore del Concorso Internazionale del Vino Vermentino (Concorso autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole MASAF), due edizioni realizzate, la terza edizione si svolgerà a maggio 2024.
Ideatore e organizzatore del Cagliari International Wine&Food Festival. Di questo evento sono state realizzate già 7 edizioni. www.ciwff.it .
Ideatore e organizzatore della Rassegna Internazionale dei Vitigni Autoctoni e Territoriali svoltasi a Iglesias a maggio 2023.