Gran selezione, l’eccellenza del Chianti Classico by Carus.

Quando ci troviamo di fronte ad un grande vino rischiamo di commettere due errori. Il primo è banalizzarlo, ovvero berlo senza una particolare motivazione o abbinarlo ad un piatto non alla sua altezza. Il secondo, che a mio giudizio è ancora più grave, è aspettare troppo per degustarlo. Le sorprese migliori sono quelle inaspettate, subitanee, certamente ragionate ma non troppo ricercate. I grandi vini (come in realtà tutti i vini) vanno rispettati, capiti, e soprattutto goduti liberamente.

È con questo stato d’animo che mi sono approcciato alla degustazione della Gran Selezione di Carus, azienda di San Casciano in Val di Pesa. Siamo nel cuore del Chianti Classico, in provincia di Firenze, dove le infinite distese di Sangiovese, 80% di uvaggio minimo stabilito dal disciplinare, incontrano qualche filare di Cabernet Sauvignon, di Merlot, di Syrah e di Vermentino.

Il millesimo 2016 ha già 7 anni e il rosso rubino intenso tipico del Sangiovese è ormai declinato in un granato che lascia profondi archetti sul bicchiere. Portando il bicchiere al naso capiamo perfettamente cosa voglia dire “grande vino”. Gli aromi primari di frutti di bosco e frutti neri non si lasciano sovrastare dalla gradevole presenza della vaniglia, del cuoio e delle spezie che arrivano dall’affinamento in barrique. Quest’ultime poi si lasciano completamente abbracciare da aromi terziari di caffè e cioccolato, ma anche di selvaggina. Parliamo di 5 famiglie di aromi, tutte presenti e nessuna che domina. Un equilibrio che impressiona anche chi ha la fortuna di essere abituato a questo genere di acrobazie sensoriali.

Al palato questo vino trabocca di Toscana: non quella stereotipata che tanto piace ai turisti americani dei cipressi e dei viali immersi nei campi di grano alla Russel Crowe nel Gladiatore. La Toscana di Carus è quella del Palio di Siena, delle nonne che attorno al focolare di casa preparano la marmellata di lamponi e mirtilli, è quella dei sapori forti del lampredotto e della cinta. Ecco, i sentori di selvaggina e di frutti di bosco esplodono in un fuoco d’artificio gustativo che viene collimato dalla presenza della vaniglia. Le caudalies sono infinite: 6. E l’intensità gustativa è tale da reggere i piatti di carne più gustosi ed elaborati.

Quando da una sola bottiglia esce un tale caleidoscopio di aromi e sapori si capisce la meraviglia dei filosofi di fronte alla bellezza del mondo.