A pochi chilometri a nord di Mâcon, seguendo la Saona, c’è il complesso fieristico della città. Una volta all’anno, in aprile, è il luogo dove si organizza il salone dei vignaioli e, in contemporanea, uno dei più importanti concorsi di vini francesi.
Si tratta del Concorso dei Grandi Vini di Francia, un evento che è nato nel 1954 e che si basa sulla degustazione di campioni di vino, con l’obiettivo di selezionare e assegnare medaglie ai migliori.
Per l’edizione 2024 ho avuto il privilegio di ricevere un invito personale di Charles Lamboley, il presidente delegato del concorso, a partecipare come degustatore esperto. Accettato di buon grado l’invito, mi sono presentato di prima mattina allo spazio fieristico dove mi hanno assegnato un posto in una giuria, senza sapere che DOC avrei dovuto degustare. Pouilly Fuissé, ho scoperto poi, un grande bianco della Borgogna del sud. Come responsabile di Epulae News (www.epulaenews.it) per la Francia, ho avuto l’onore di rappresentare non solo la mia passione per il vino, ma anche la voce di una comunità di appassionati che apprezzano la bellezza e la complessità di questo straordinario patrimonio enogastronomico.
Tavolo della commissione: in primo piano a destra sempre io, Francesco Piccat, autore di “Storia di un degustatore”, il secondo a sinistra è Jean Livier Cabocel, il mio presidente di commissione.
Ciò che mi ha colpito maggiormente e che voglio sottolineare è l’approccio metodologico che ha caratterizzato questo concorso. La serietà con cui è stato gestito questo evento è stata evidente sin dall’inizio e ha contribuito in modo significativo alla credibilità e alla trasparenza delle valutazioni. Quindici bottiglie, tutte coperte e numerate, sono state presentate ad ogni giuria (più di 500), garantendo un anonimato totale e preservando l’oggettività delle valutazioni. Questa pratica, che impedisce qualsiasi influenzamento esterno, è stata fondamentale per garantire un processo di degustazione equo e imparziale. Le giurie, composte da quattro degustatori, erano guidate da un capogiuria il cui compito era non solo coordinare le attività di degustazione, ma anche redigere verbali dettagliati dopo ogni sessione. L’approccio professionale e rigoroso è fondamentale per mantenere elevati standard di qualità e a garantire che ogni vino fosse valutato con la massima attenzione e precisione. Anche perché anche perché le bottiglie vincitrici di medaglie (oro, argento e bronzo) fanno aumentare del 20% il fatturato del proprio produttore.
Partendo da sinistra: io Francesco Piccat “storia di un degustatore”, Simona Geri, esperta degustatrice e Charles Lamboley, presidente delegato del concorso di Mâcon.
Un aspetto particolarmente apprezzabile della metodologia del concorso è stato il focus sull’analisi sensoriale completa. Ogni degustatore aveva a disposizione un foglio di valutazione in cui annotare non solo impressioni gustative, ma anche dettagliate osservazioni sull‘analisi visiva, olfattiva e gusto-olfattiva di ciascun vino. Questo approccio multidimensionale ha permesso una valutazione completa e approfondita di ogni campione, garantendo che ogni sfumatura e caratteristica fossero accuratamente considerate.
In un mondo in cui l’industria del vino può talvolta essere soggetta a influenze esterne e pregiudizi, è stato rinfrescante partecipare a un evento così ben organizzato e condotto con una chiarezza e una serietà così elevate. Con oltre 1600 partecipanti provenienti da tutto il mondo, questa dedizione alla qualità e alla trasparenza ha reso il Concorso dei Grandi Vini di Francia a Mâcon non solo un’esperienza memorabile, ma anche un punto di riferimento per l’eccellenza nel mondo vinicolo.
Francesco Piccat, nato a Saluzzo nel 1991. Vive e lavora a Parigi. È un esperto conoscitore e degustatore dei vini francesi. Ha ottenuto la menzione distinzione al WSET 3.