Secondo alcuni, il toponimo Pommard affonda le sue radici nella civiltà classica ed in particolare da Pomone, la dea romana dei frutti e dei giardini, che i primi abitanti del luogo pare che venerassero. Questo legame con la divinità dei frutteti potrebbe riflettere l’antica pratica della coltivazione della frutta e delle uve nella zona.
Con il passare del tempo diventa POLMAREUM, nel 1004, evolvendosi e trasformandosi in POMAREUM nel XIII e XIV secolo. Questo nome latino, “Pomarium”, significa “frutteto” ed indica chiaramente l’importanza storica della regione come zona di coltivazione di frutta e, successivamente, di uve. Di conseguenza, la viticoltura a Pommard ha una lunga e illustrie storia, tanto che i suoi vigneti sono stati sempre considerati preziosi e ambiti da diverse figure di spicco, come i Duchi di Borgogna o i monaci di Citeaux, ne hanno posseduto terre e vigneti nel corso dei secoli.
È nel solco di questa importante tradizione che si inserisce nel 2014 Benoît Sordet che attualmente dirige il Domaine Coste-Caumartin, società di récoltant-manipulant che possiede dei terreni a Beaune, Saint Romain e naturalmente Pommard. Possiede anche in monopolio, il premier cru di Pommard “Le Clos des Boucherottes”.
Quando si degustano i vini del Domaine Coste-Caumartin, bisogna stare molto attenti ai preconcetti che alcuni hanno sui Pommard. La loro fama vorrebbe che presentassero l’immagine di un vino insistente e virile. In realtà, i vini di Benoît sfumano questo ritratto per offrire un prodotto ricco di sensibilità. Rosso intenso, rubino-violaceo, il suo Pommard 1er Cru Les Fremiers presenta aromi di mora, mirtillo o ribes rosso, nocciolo di ciliegia, prugna matura. Il tutto in una sensazione, al palato, di morbida seta e insospettabile dolcezza.
Passando al loro cru in monopolio, già l’annata 2021 presenta un’evoluzione selvaggia e felina, più in linea con l’idea generale che abbiamo su Pommard.
Passando invece ai loro premier cru di Beaune, uno dei più caratteristici è senza dubbio Les vignes Franches. Già in giovinezza la frutta rossa matura e intensa lascia il posto a cuoio, cioccolato e pepe. È un vino che va lasciato invecchiare un po’ per potersi aprire completamente, ma la sua consistenza rotonda, struttura delicata e assertiva, riesce già a sedurre anche i palati più rigorosi.
Francesco Piccat, nato a Saluzzo nel 1991. Vive e lavora a Parigi. È un esperto conoscitore e degustatore dei vini francesi. Ha ottenuto la menzione distinzione al WSET 3.